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21 Gennaio 2025 Aggiornato il 22 Gennaio 2025 alle ore 17:35

Caso Tre coni rifiutati: effetto boomerang per il Gambero Rosso

Non si può rinunciare ai Tre Coni e alla Guida gelaterie del Gambero Rosso e non vale la privacy come con la Michelin e il caso Il Giglio
Caso Tre coni rifiutati: effetto boomerang per il Gambero Rosso

Annalisa Zordan è la curatrice della Guida Gelaterie d’Italia oltre che direttrice (insieme a Valentina Marino) della guida Ristoranti sempre del Gambero Rosso. Chiarisce subito, nell’articolo dedicato alla rinuncia dei Tre Coni da parte della gelateria Dassie Vero Gelato Arigiano di Treviso, che ci ha dormito su, come il Principe di Condè la sera prima della battaglia di Rocroi.

Non conosco Annalisa Zordan, ma conosco qualche reazione dei protagonisti della scena gastronomica italiana che alla presentazione di un premio o di una classifica non gradisce il risultato. E non è piacevole. Come non sono piacevoli le motivazioni che spesso sono addotte per criticare il “sistema” di classifica adottato.

In questo caso, sul palco allestito durante il Sigep per la premiazione, il gelatiere Stefano Dassie ha detto di voler rinunciare ai Tre Coni, il massimo riconoscimento della guida. Motivo, i criteri di giudizio definiti “poco trasparenti”. Silenzio in sala, imbarazzo e – sottolinea Zordan – la contemporanea uscita di un post della gelateria su Instagram che amplifica quello che accade sul palco.

La classe che si afferma

Insomma, una manovra preordinata perché, come spiega la curatrice, non ci sono stati avvertimenti di una simile decisione nonostante il gelatiere affermi il contrario. Siamo allo scontro diretto e per noi che lo guardiamo dall’esterno forse poco trasparente. Al limite incuriosisce che quel futuro del gelato riassunto nelle dichiarazioni e nel comunicato stampa del Gambero Rosso sia “dei nati tra gli anni ’80 e ’90, abili interpreti dei tempi moderni, capaci di individuare i modelli imprenditoriali (o, per meglio dire, artigianali) migliori, di diversificare il business senza timori e di tenere in seria considerazione il proprio work-life balance”.

Annalisa Zordan è della classe 1984, Stefano Dassie, il gelatiere, è del 1986. Stessa generazione ma si direbbe diverso know how. Dassie esprime il suo “dissenso legittimo” anche se lo ha fatto a casa d’altri venendo meno a quelle regole di educazione “istituzionale”. Siamo a una premiazione, mica a una tavola rotonda per un dibattito.

Il caso Il Giglio di Lucca sul Gambero Rosso

Sbaglia modi e tempi. Ma riprende quello che ha fatto Annalisa Zordan con l’affaire del ristorante Il Giglio di Lucca. Che l’estate scorsa rinuncia, rifiuta, restituisce la stella Michelin e lo fa con lo stesso intento di prendersi i suoi “minuti di gloria”. Non sui canali social ma attraverso le pagine del sito del Gambero Rosso. Con un articolo, guarda caso, a firma di Annalisa Zordan che lo linka per dimostrare la correttezza di comportamento del ristorante Il Giglio. Che aveva avvertito la Guida Michelin dell’intenzione mesi prima e non sul palco della premiazione.

Dimentica che il ristorante toscano, prima di diffondere il comunicato urbi et orbi, ha contattato il Gambero Rosso per avere la massima visibilità possibile. E la ottiene con una serie di articoli in successione a pochi giorni di distanza. Prima la comunicazione l’11 ottobre con l’annuncio (a firma di Annalisa Zordan) e la “risposta gelida” della Guida Michelin nello stesso giorno (con una risposta a quanto pare fulminea a un collaboratore esterno). Poi la rivoluzione dei giovani chef (il 14 ottobre). Infine l’annuncio (il 21 ottobre) che i tre chef del ristorante Il Giglio sono premiati come ristoratori dell’anno dalla Guida del Gambero diretta da Annalisa Zordan.

La rinuncia

Coerenza avrebbe voluto – se non la rinuncia dei tre chef al premio del Gambero Rosso – almeno che Annalisa Zordan riconoscesse che il dissenso legittimo comunicato efficacemente è applicazione diretta del postulato introdotto proprio dal Gambero Rosso.

Francesca Brunzo scriveva che la rinuncia della stella era una presa per i fondelli dal punto di vista comunicazione. Visto che per non entrare in Guida Michelin è sufficiente non inviare il modulo della privacy (la conosciuta e “gelida risposta”).

Invece con la guida alle gelaterie non è possibile nemmeno invocare la privacy perché è – giustamente – un servizio al lettore. E quindi la guida continuerà a recensire quella gelateria volente o nolente. E casomai ad assegnare non Tre ma Due coni per evitare qualche ulteriore show alla premiazione. Perché se poi la gelateria si presenta come si fa?

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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