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14 Settembre 2011 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 14:54

Sicilia 1 | Una Turca a casa e un Milanese in trasferta a Palermo

Elvan Uysal è una scrittrice e giornalista free-lance turca che vive a Roma, ma con le radici piantate a Istanbul. Ha studiato letteratura inglese ad
Sicilia 1 | Una Turca a casa e un Milanese in trasferta a Palermo

Elvan Uysal è una scrittrice e giornalista free-lance turca che vive a Roma, ma con le radici piantate a Istanbul. Ha studiato letteratura inglese ad Ankara e sta completando una tesi sul cinema a Roma. Ha lavorato per diversi giornali turchi, scrivendo di cinema e lifestyle e come corrispondente da Roma per un’agenzia turca. Ha curato l’edizione turca del canale Alice e ha lavorato per le edizioni italiane e turche di National Geographic Channel and National Geographic Wild. Il suo libro sulla cucina italiana “Mamma mia” è stato pubblicato in Turchia nel 2011 e ha raggiungento in breve il 10° posto nelle classifiche di vendita. Elvan si prepara a raccontare al pubblico turco altre delizie sull’Italia. (V.P.)

 

Tra Londra e la Provenza si decide di partire per la Sicilia! La frase che seduce il marito milanese è “potresti portarti dietro da lavorare se andiamo in vacanza in Sicilia”. Da bravo Milanese, una vacanza in cui si può anche lavorare è più del paradiso. Io, avendo scritto un libro sulla cucina Italiana cucinando con le mamme Italiane di cui 5 siciliane, colgo l’occasione per portare qualche copia del libro e ri-cucinare con alcune delle mie mamme siciliane.

Il Marito Milanese, detto MM, prima di partire becca il film Verso Sud in cui il protagonista, uomo del Nord, andando a lavorare al Sud mette il giubbotto antiproiettile. MM dice: “In effetti, non sarebbe male portarcelo”. Io nel frattempo inizio a vedere a occhi chiusi il film con Audrey Hepburn e Albert Finney. Una coppia di sposi che viaggiano non solo nel Sud della Francia, ma anche nei labirinti del loro rapporto, per finire in un modo assai ambiguo, lasciando il dubbio se sopravviveranno o meno. Oddio!

Dopo un viaggio relatavimente liscio arriviamo a Palermo. Il nostre ospite di casa non solo ci dà la sua casa, ma ci viene pure a prendere. Nell’attesa del suo arrivo, ci accomodiamo sul terrazzo dell’aeroporto e camminando guardando il mare dico a MM: “Lo sai che i Palermitani quando si siedono sulle rive danno le spalle al mare”. Appena entriamo sul terazzo vediamo alcune signore che chiacchierano con le spalle al mare. Filosofeggiamo un po’ su questa usanza, poi iniziamo a discutere dei nuovi regolamenti del governo e sulla lingua dei segni dei sordomuti: ha deciso di non stanziare più fondi e non la conta come una lingua, la rivoluzione francese e la sua importanza sul riconoscimento dei sordomuti etc. Noioso! Siamo d’accordo su tutto. Nel frattempo arriva il nostro ospite di casa.

Appena saliamo in macchina, MM chiede: “Senti… ci sarà un posto sicuro vicino casa per parcheggiare la macchina che noleggiamo?”. Ci mettiamo a litigare perché si mette a fare il nordico con la puzza sotto il naso, mentre il nostro Palermitano più calmo e paziente e meno offeso di me risponde ”sì, come no”. Arriviamo a casetta, scendo dalla macchina e mi gonfio i polmoni con un respiro profondo: “Che bello, un sacco di profumi, non c’è cosa migliore di una strada che profuma di cibo”. Il MM risponde: “Elvan non profuma, puzza proprio. Olio strausato!”. Io sono a casa mia, non solo in Sicilia ma anche a Palermo e in questa casa. Era la mia base la Sicilia mentre lavoravo sul libro.

Faccio da guida a MM. La prima tappa è per un pane e panelle! Mi avevano già fortemente raccomandata: “Arancini no, pane e panelle, uno dei migliori di Palermo”. Si tratta di un piccolissimo posticino, direi per la strada all’angolo di Corso Calatafimi e Piazza Indipendezza. MM divora un panino enorme con la birra e comincia a lamentarsi di meno dell’umidità delle mosche e cose varie. Invece io mi sto trattenendo per una full immersion da Cappello, la pasticceria del pasticcere che ha creato un capolavoro che si chiama Setteveli. Da Cappello il caffe è buono e i dolci … non ne parliamo neanche. Mini setteveli, mini cassata, mini pasticceria a base di pistacchio e cioccolato, mini cannolo…. Alla fine inghiotto il negozio in forma mini. Delirio. Il Signor Cappello è un grande artigiano, serio ma se uno ha il coraggio di parlargli, dal suo aspetto serissimo esce fuori una persona di calore. Bellissimo parlare con lui su come si fa lo zucchero di manna, come usa lo zucchero di carrube per certi dolci. E sa tutto sulla città. Ci consiglia di andare assolutamente da I Pupi a Bagheria.

Lo facciamo subito. Da tradizione familiare non facciamo una piega se affamatissimi andiamo nei posti consigliati e ci arriviamo nel giorno di chiusura per finire a mangiare male per fame e innervosirsi. I Pupi, guarda un po’, sono chiusi.

La sera invece decidiamo seguire i classici. Panino con la Milza all’Antica Focacceria San Francesco. MM mangia Pane e milza con la ricotta (in realtà qui si chiama focaccia maritata), la sottoscritta anellini al forno, caponata. Prendiamo il vino della casa, un catarratto sfuso, più che dignitoso, tutto ad un costo di 15 euro. Buono. C’è chi dice che è meglio quello del Ballerino, ma noi preferiamo l’Antica Focacceria San Francesco, con la sua atmosfera famigliare in un ambiente quasi Art déco.

1. Continua

[Elvan Uysal. Foto: Teresa De Masi, siciliamia.net, Vincenzo Pagano]

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