Vini dei Castelli Romani: 3 cantine per riscoprire il Frascati Doc e Docg
Quella del vino dei Castelli Romani e del Frascati in particolare è una saga tormentata, fatta di picchi di eccellenza e baratri di mediocrità, tra boccioni venduti a pochi spiccioli nei supermercati e il ricordo di antichi blasoni.
In epoca romana già si decantavano i vini di queste terre vulcaniche, l’estensione dei territori vitati cresceva così rapidamente che Domiziano dovette mettere un tetto ai nuovi impianti, per paura che non si coltivasse più il grano.
La decadenza e la rinascita
Con la decadenza dell’Impero le Ville patrizie vengono abbandonate, e anche la produzione di vino si ferma. Riprende gradualmente, dapprima nel medioevo con la diffusione di abbazie e monasteri, che apportarono miglioramenti alle tecniche colturali.
Poi nel Rinascimento con il ritorno dell’aristocrazia terriera nelle ville di famiglia dei Castelli Romani si è avuto un nuovo duraturo impulso. Con il secondo dopoguerra, il generale bisogno di rimettere in moto l’economia ha spinto sulla produzione agricola, compresa l’uva.
Grandi quantità di uve venivano quindi raccolte e conferite a neonate cantine sociali per la vinificazione dell’etichetta principe della zona, il Frascati, che però del vino tanto amato conservava giusto il nome.
Ma come per tutte le storie a lieto fine, arrivano i nostri. E per quanto riguarda il Frascati hanno i volti delle nuove generazioni di vignaioli, che negli ultimi vent’anni si sono letteralmente rimboccati le maniche e sono andati in vigna per cambiare le cose. Il suolo e le condizioni climatiche ci sono.
Il territorio del vino Frascati sui Castelli Romani
Pozzolane, tufo, scheletro, sono diffusi in ordine sparso su tutti i Castelli Romani, dai 70 ai 350 metri slm, aperti alle brezze del tirreno e agli sbalzi termici.
Sono oltre 8mila ettari quelli che rientrano nella denominazione del Frascati (Doc e Docg). Bisognava iniziare a crederci sul serio.
Non è facile, però, lo stanno affermando tutti. Il peso di una gestione miope del territorio che si è protratta nel tempo ha nuociuto moltissimo al buon nome della denominazione (il primo disciplinare risale al 1966).
Solo con un’opera di promozione massiccia si abbattono le barriere dei consumatori e soprattutto dei ristoratori. Per la maggior parte le aziende della zona contano produzioni da decine di migliaia di bottiglie.
Qualcuno di più, ma non tante da poter snobbare il canale Ho.re.ca, mentre gli importatori che fanno la differenza (Usa, Cina, Giappone) non sono così appassionati ai bianchi.
Se ne sono accorte anche le cantine sociali, realtà storiche dei Castelli Romani, che studiano linee premium per riconquistare la fiducia del pubblico.
Il consorzio
Ma soprattutto le aziende, che attraverso il Consorzio di Tutela Denominazioni Vini Frascati cercano finalmente di parlare al settore con una voce sola, chiara e forte.
Politiche agricole sostenibili, attenzione alle rese, tenute basse, alle vinificazioni che con l’aiuto della tecnologia si avvicinano sempre più all’essenzialità dell’uva, dei lieviti e del tempo, solforose più vicine ai minimi che ai massimi consentiti.
Sforzi e ingenti investimenti da qualche anno a questa parte stanno portando risultati degnissimi del Frascati con la F maiuscola, come per le cantine che seguono, che producono Frascati Doc e/o Docg, ma ognuna con un originale profilo identitario.
Pronti a cambiare idea con tre cantine?
1. Il vino Frascati potente di Casale Vallechiesa
In principio era il carretto. Ma questa è una realtà comune a molte aziende della denominazione, per lo più conferitori e produttori di vino sfuso, venduto nelle piazze da fusti poggiati sul carretto appunto.
Dai primi anni Novanta, Casale Vallechiesa imbottiglia e oggi conta quasi 100mila bottiglie prodotte nei 13 ha vitati (tra proprietà e conduzione), divise in 10 etichette, tutte a base di vitigni autoctoni.
Malvasia puntinata, greco, bombino, l’unico internazionale coltivato in casa Vallechiesa è il Viognier, che però in queste latitudini è già molto diffuso.
Il vino Frascati Docg
Heredio è il loro Frascati Superiore Docg, blend di malvasia puntinata 70%, greco e bombino in pari quantità per il restante. Criomacerazione di 8/10 ore, poi acciaio e 4 mesi sulle fecce fini, per finire il suo viaggio in bottiglia dove sosta per 6 mesi.
L’annata 2020 si presenta abbastanza ricca e generosa già a livello olfattivo, in cui spiccano note di mela annurca, una certa soavità da fiori freschi e guizzi balsamici per movimentare.
Anche il palato rivela una certa opulenza, note lievi di cipria, stemperate da struttura e acidità che riportano nelle fila del Frascati l’impressione generale.
Lungo e agrumato il finale, che esprime anche note di rosmarino e origano se tenuto qualche minuto nel calice. Al pubblico, in cantina, costa 10 €.
Heredio è anche Frascati Superiore Docg Riserva, produzione limitata a circa 2000 bottiglie, solo quando l’annata lo consente. L’uvaggio è lo stesso del precedente, ma affina per 18 mesi in totale, 4 in tonneau, 8 in acciaio e i restanti 6 in bottiglia.
La vendemmia 2018 mostra un naso importante, minerale, di scorza di cedro e ricordi di idrocarburo. Il sorso è strutturato, e attacca con determinazione.
Frutta esotica, pesca, fiori di acacia e note vanigliate (poche) giocano con una beva morbida, che si fa ricordare con un finale lungo, di mandorla tostata e spezie (28 €).
La malvasia
Da provare anche la malvasia puntinata in purezza Solo Mia, Lazio Igp, sapido, minerale e fiorito, che profuma di scorza di agrume e gelsomino, e un palato sapido e strutturato con qualche sensazione tannica. Costa 10-11 € .
Casale Vallechiesa. Via di Pietra Porzia 19/23. Frascati (Roma). Tel. +393355350132
2. Merumalia, la freschezza del vino Frascati dei Castelli Romani
Vino e molto altro, questo significa il nome che papà Luigi (Fusco) ha voluto per la bellissima tenuta su una collina affacciata sui vigneti, acquisita negli anni Novanta come casa per la famiglia.
I vigneti c’erano già, e la produzione veniva dal vecchio proprietario tutta conferita. Nel 2012 Luigi (che è fisico) va in pensione, costruisce la nuova cantina e inizia a imbottigliare. Oggi sono le figlie di Luigi, Giulia e Flavia, a portare avanti l’azienda, avendo sposato pienamente la filosofia con cui è nata.
Il progetto era già dall’inizio improntato alla sostenibilità, e oltre alla conduzione biologica, l’azienda sta lavorando per rendersi sempre più autosufficiente sotto il profilo energetico.
Merumalia ha 9 ettari vitati, e 1 ettaro coltivato a ulivi (mix di vari cultivar tra leccino, rosciola, pendolino e frantoio) che produce l’olio extravergine utilizzato nel ristorante dell’azienda, che è anche agriturismo.
Rese tenute basse, vendemmie manuali e selezione dei grappoli producono circa 25-30mila bottiglie all’anno, suddivise però tra una decina di referenze.
Il vino Frascati Doc
Qui il Frascati Doc è il Terso, nato da Malvasia del Lazio e una parte di Candia da vigne vecchie, insieme a Greco e Fiano, che vedono solo acciaio e poi bottiglia, per un totale di circa 7 mesi di affinamento.
L’annata 2019 si apre con un bel bouquet minerale e fresco, di agrumi e di erba tagliata. Al palato rivela una media struttura e una beva fresca e piacevole, che si chiude su un finale appena ammandorlato. In cantina costa 9 € .
La Riserva Docg
Con Primo, il Frascati Superiore Docg Riserva siamo senz’altro su un gradino superiore. Qui la Malvasia è solo puntinata, e si accompagna a Greco e Bombino, ma solo dalle migliori selezioni da vasca. Fermenta e riposa in acciaio per 9 mesi e poi in bottiglia per altri 3 minimo.
La vendemmia 2019 offre un naso intenso ed elegante, sottile e minerale, che parte con fiori bianchi ed erbe officinali e poi evolve verso note più calde. Al sorso è strutturato, con spalla acida scalpitante, che manifesta però già una certa eleganza di beva.
Interessante il confronto con l’annata 2017, calda com’era anche qui ai Castelli Romani, tradita subito da un naso molto più opulento e smaltato, dai ricordi di torrone, scorza d’arancia e pompelmo rosa. Anche la bocca risulta già più matura, che fa immaginare un percorso evolutivo più limitato rispetto alla 2019. L’annata in commercio costa 18 € .
Il bombino in purezza
Per continuare a divertirsi, da assaggiare il bombino in purezza 8nese, da vigne di 60 anni. Minerale e sapido, con suggestioni di frutta bianca e fiori delicati, maggiorana e origano, e una bocca citrica, fresca, persistente e lievemente fumé (10,50 € ).
Il vino naturale a Frascati
Infine, l’ultimo esperimento. Uattàn, un naturale a base Malvasia e bombino da filari vecchi. Per ora solo 600 bottiglie, totalmente riutilizzabili. Il naso tradisce una lieve ossidazione, ma complessivamente è pulito, con note di frutta esotica e fieno. Sorso tondo, abbastanza lungo e ammandorlato sul finale (16 €).
Merumalia Wine Resort. Vicolo di Prataporci, 8. Frascati (Roma). Tel. +393402998994
3. Capodarco, il vino Frascati gentile
Agricoltura Capodarco è una realtà abbastanza unica nel suo genere. Da 30 anni a Grottaferrata porta avanti progetti di inclusione sociale attraverso la coltivazione biologica dei terreni, la trasformazione dei prodotti e la vendita.
Attività cioè accessibili a persone con abilità diverse, che attraverso il proprio lavoro riacquistano dignità e autonomia. Come Onlus nasce nel 1978, ma è dal 1998 che diventa azienda agricola a tutti gli effetti, a conduzione biologica certificata.
Tutti i vigneti in conduzione
Agricoltura Capodarco non ha vigneti di proprietà, sono tutti in conduzione: attualmente sui 30 ha totali gestiti, ne sono vitati 11, in zona Morena, tra tuscolana e Anagnina, e verso Lanuvio, più 4 ha sull’Appia Antica.
Oggi tutta la produzione, che si attesta intorno alle 35/40mila bottiglie all’anno è affidata all’enologo Simone Pulcini, appena trentenne ma molto attento alla biosostenibilità in vigna e in cantina.
In tutto Capodarco produce 6 etichette (3 bianchi e 3 rossi) e un Frascati Doc che però esce solo in Bag-in-box.
Philein Frascati Superiore Docg è l’unico vino della denominazione imbottigliato da Capodarco. Viene da un blend di Malvasia di Candia e Trebbiano toscano, da vigne di circa 40 anni.
I grappoli, vendemmiati a mano, passano prima per una fase di macerazione pellicolare prefermentativa per poi fermentare e affinare in acciaio.
Tre mesi almeno sulle fecce fini e poi altri 2, 3 in bottiglia restituiscono un Frascati Superiore dal bouquet elegante e gentile, di fiori freschi e timo, frutta appena matura e note di pompelmo.
La bocca è fresca, il sorso è sorretto da un’acidità equilibrata e va a concludersi con sentori di mandorla e un finale leggermente affumicato. Costa 10 € e si può acquistare sia direttamente a Grottaferrata che nel secondo punto vendita romano di Tenuta della Mistica (zona Torrespaccata).
Una volta a Capodarco, vale la pena assaggiare anche gli igt. Il Biancodarco, da uve Trebbiano e Malvasia, dalle prime vendemmie della stagione si presenta con note di frutta matura, fico d’india e sentori di pasticceria, mentre al sorso colpisce la freschezza. Acidità citrina e finale di limone e lime ne fanno una piacevole beva. E’ senza solfiti aggiunti, e costa 12,50 €.
Il blend di sangiovese e merlot
Tra i rossi, lo Xenia è un blend di Sangiovese e Merlot che macerano per 14 giorni in acciaio, dove il mosto viene sottoposto a delestage continui. Resta in acciaio per altri 18 mesi e poi in bottiglia per successivi 30, conservato in una grotta di tufo a temperatura e umidità costante.
Esce come vino da tavola, l’etichetta – che simboleggia il progetto di inclusività di Agricoltura Capodarco – non riporta nemmeno l’annata. Mirtillo, lavanda, rosmarino tra le note olfattive della 2015, che si ampliano al palato in un bosco di fruttini e foglie. Bella beva, dalla balsamicità sempre in primo piano. In tutto 2000 bottiglie, costa 11,50 €.
Agricoltura Capodarco. Via del Grottino snc. Grottaferrata (Roma). Tel. +39069413492