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Vino
5 Maggio 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:09

Vini naturali. Il Morej, fatto come “quando la barbera era nera”

Durante il mio recente viaggio in Piemonte ho visitato alcuni piccoli produttori di vino naturale. Uno di questi è Enrico Druetto, farmacista di
Vini naturali. Il Morej, fatto come “quando la barbera era nera”

Durante il mio recente viaggio in Piemonte ho visitato alcuni piccoli produttori di vino naturale. Uno di questi è Enrico Druetto, farmacista di professione, produttore di vino per passione.

Druetto ha iniziato la sua attività di viticoltore nel 2001 in un piccolo terreno preso in affitto dall’amico Ezio e dopo anni di esperimenti ha imbottigliato il suo primo vino nel 2007 (oggi la sua produzione raggiunge le 1.300 bottiglie l’anno).

Il vino di Druetto si chiama Morej, dal nome del primo vigneto coltivato ed è una miscela di non meno di 14 varietà. “L’ampelografo Stefano Raimondi ne ha identificate diverse. Il 95% è barbera ma c’è anche un 5% di altre uve (nell’annata 2007 il barbera era il 98%). La varietà crea un vino complesso e dinamico che però non rientra in nessuna Doc o Docg.

Raimondi ha ipotizzato che alcune delle uve presenti nel vigneto siano state acquistate da immigranti provenienti dalla Sardegna e dal Sud Italia che, in ossequio ad una tipica pratica contadina, hanno piantato diverse varietà nello stesso posto nella speranza di assicurarsi un raccolto prolungato.

Il vino è quindi un pezzo di storia e una testimonianza della viticultura tradizionale. Ma è anche dalla sua famiglia che Enrico ha tratto ispirazione. Alla domanda: “Che cosa ti ha spinto a fare il vino?”, ha risposto senza esitazione: “Mia nonna. Ho passato molto tempo con i miei nonni e ciò ha influenzato molto il modo in cui faccio il vino. E’ un omaggio a quello stile di vita”.

Morej è sicuramente un vino non in linea con le moderne pratiche di viticoltura. “Credo di andare contro la tendenza del mercato di fare vini più leggeri. Questo non è un vino leggero. E’ semplice e schietto. Mi ricorda il buon vino del contadino. Non è filtrato né chiarificato. Non ci sono lieviti e la fermentazione inizia e procede naturalmente”. Dopo la fermentazione il vino resta per un tempo limitato nelle barrique.

Il risultato di queste pratiche tradizionali è un vino rosso rubino scuro impenetrabile alla luce, quasi ad evocare il titolo del libro di Paolo Ferrero ‘Quando la barbera era nera’. Il bouquet presenta aromi terziari che vanno dal cacao al tabacco fino al cuoio e alla liquirizia. Ma c’è anche prugna secca in confettura. Con la sua forte acidità e il 15% di ABV, il Morej possiede un elevato potenziale di invecchiamento.

In questo momento il grosso delle vendite di Enrico è assorbito da amici, conoscenti e fiere ma le sue bottiglie sono anche nella lista dei vini del ristorante di Marco Casalini a Odalengo.

(English Text)

Foto: parlafood

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