Chi sono i 25 chef più influenti della Cucina Italiana
Non è nemmeno partito ed ha già sollevato un polverone. Non è Expo 2015, che ha le sue grane su internet con la sponsorizzazione di McDonalds e Coca Cola, ma il “Primo Forum della cucina italiana”.
Di cosa si tratta? Della convocazione che il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha fatto presso la sede a Roma oggi, lunedì 2 marzo.
E chi ha convocato? “25 tra i più importanti chef italiani” in un “incontro coordinato da Paolo Marchi, curatore di Identità Golose“.
La formula è più diplomatica di quella utilizzata sul sito di Identità Golose che titola: “25 grandi chef, Identità e il ministro Martina”.
E annuncia i nomi degli chef sottolineando che nell’elenco ci sono “25 grandi chef italiani, capitanati da Paolo Marchi, convocati lunedì 2 marzo a Roma dal ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina per ragionare sulla valorizzazione della cucina italiana nel mondo“.
Succede, quindi, che come McDonald’s e Coca Cola sono sponsor di Expo 2015 (e la cosa non piace troppo alla gastronomia attiva sul web), così Identità Golose avrà un suo spazio “griffato” come si legge sul Corriere.
Nel sito espositivo ci sarà anche la cucina griffata di Identità Golose: sarà uno spazio polifunzionale per esaltare l’esperienza del gusto in ogni sua declinazione, con una cucina di alto profilo. E poi, grazie a chef stellati che ruoteranno durante i 6 mesi, per i visitatori ci sarà un appuntamento culinario da non perdere con le «Cene d’Autore».
Paolo Marchi, dalla sua indubbia posizione di Re della critica gastronomica (non dimentichiamo che c’è anche una Guida IG), fa valere le capacità di organizzazione e di selezione che la sua macchina Identità Golose ha saputo mettere in campo.
D’altronde non è lui a decidere chi salirà sul palcoscenico della manifestazione milanese che è considerata il più importante congresso gastronomico italiano? E non è lui a guidare le scelte di un pubblico di “operatori della comunicazione” in visibilio e “addetti ai lavori” (anche soprannominati peones della cucina) a pendere dalla bocca degli chef più importanti?
Razionale, quindi, che il ministro Martina abbia voluto scegliere come interlocutore principale, se non unico, chi si è seduto al tavolo della Bicocca in occasione della presentazione di Expo 2015 con 42 tavoli “Per nutrire il pianeta”.
Debole è la precisazione di Luciano Pignataro (uno abituato a tenere due piedi in una scarpa al contrario di Paolo Marchi che si è dimesso dal Giornale per seguire a tempo pieno la sua creatura) che liquida l’assenza di Gualtiero Marchesi con un chissenefrega. Sbagliata, tanto per cambiare, è l’affermazione che non sia definitiva la convocazione di solo due pizzaioli, e cioè Franco Pepe e Simone Padoan, e ci sia spazio per le altre voci.
La scelta è stata fatta e se il ministro avesse voluto comunicare un più ampio giro avrebbe diramato un calendario. Se pure lo farà per ragioni di quieto vivere, gli altri saranno seconde, terze o quarte scelte. E, anzi, sarebbe auspicabile che non ce ne fossero in modo che sia chiaro da subito di chi saranno oneri e onori. C’è poco da ragionare al tempo del decisionismo renziano che rottama Marchesi e premia chi ha maggiore esposizione.
Al limite può essere maggiormente condivisibile l’analisi di Valerio M. Visintin che dalle colonne del Corriere avverte sulla singolarità che “un ministero del Governo si è rivolto a un unico marchio commerciale, che coltiva (legittimamente) interessi privati, che dispone di un ventaglio di sponsor personali, che gestisce (male, a mio avviso, ma ancora una volta legittimamente) un portfolio di chef amici”.
Ma svestirei la cucina e il tesoro che esso rappresenta per l’Italia da un’etichetta troppo culturale. Forse se smettiamo di pensare agli artisti e ragioniamo di imprenditori e di segni del successo economico (e tra questi c’è anche quello di essere nella lista di tutte le stelle Michelin) comprenderemo le opzioni che hanno guidato la convocazione.
Resta comunque il dato oggettivo: per il nostro organo istituzionale chiamato a uno sforzo impegnativo di rappresentanza in questo 2015, esistono 25 tra chef e operatori in grado di imprimere una svolta alla cucina italiana. Quindi, non resta che ricordarli. Seguendo l’ordine che non è alfabetico (e non mi chiedete perché).
I 25 chef, sommelier e pizzaioli più forti d’Italia
- Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena, Emilia Romagna, 3 stelle Michelin)
- Carlo Cracco (Cracco, Milano, Lombardia, Expo Ambassador, 2 stelle Michelin)
- Franco Pepe (Pepe in Grani, Caiazzo, Campania, pizzaiolo)
- Antonia Klugmann (L’Argine, Dolegna del Collio, Friuli Venezia Giulia)
- Pietro Zito (Antichi Sapori, Montegrosso, Puglia)
- Claudio Liu (Iyo, Milano, Lombardia, 1 stella Michelin)
- Marco Reitano (La Pergola, Roma, Lazio, chef sommelier, 3 stelle Michelin)
- Ugo Alciati (Guido, Serralunga d’Alba, Piemonte, Expo Ambassador, 1 stella Michelin)
- Davide Scabin (Combal.Zero, Rivoli, Piemonte, 2 stelle Michelin)
- Cesare Battisti (Ratanà, Milano, Lombardia, Expo Ambassador)
- Moreno Cedroni (La Madonnina del Pescatore, Senigallia, Marche, Expo Ambassador, 2 stelle Michelin)
- Pietro Leemann (Joia, Milano, Lombardia, Expo Ambassador, 1 stella Michelin)
- Chicco Cerea (Da Vittorio, Brusaporto, 3 stelle Michelin)
- Raffaele Alajmo (Le Calandre, Rubano, Veneto, 3 stelle Michelin)
- Antonio Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, Lombardia, 3 stelle Michelin)
- Norbert Niederkofler (St.Hubertus, San Cassiano, Trentino Alto Adige, 2 stelle Michelin)
- Niko Romito (Reale Casadonna, Castel di Sangro, Abruzzo, 3 stelle Michelin)
- Gennaro Esposito (La Torre del Saracino, Vico Equense, Campani, 2 stelle Michelin)
- Corrado Assenza (Caffè Sicilia, Noto, Sicilia, pasticciere)
- Pino Cuttaia (La Madia, Licata, Sicilia, 2 stelle Michelin)
- Cristina Bowerman (Glass Hostaria, Roma, Lazio, 1 stella Michelin)
- Simone Padoan (I Tigli, San Bonifacio, Veneto, pizzaiolo)
- Gianfranco Vissani (Casa Vissani, Baschi, Umbria, 2 stelle Michelin)
- Antonello Colonna (Open Colonna, Roma, Lazio, 1 stella Michelin)
- Fulvio Pierangelini (Jardin de Russie, Roma, Lazio, direttore creativo)
Associare a ogni nome della lista una qualità potrebbe essere un utile esercizio per comprendere i motivi della scelta. Alcuni, random, potrebbero essere questi.
Massimo Bottura è al terzo posto della guida 50 Best ed ha un punteggio di 19,75/20 sulla guida dell’Espresso diretta da Enzo Vizzari che lo ritiene prossimo alla perfezione.
Carlo Cracco è il più mediatico e glamour degli chef come dimostra la sua partecipazione a Masterchef e la polemica sulla matriciana;.
Franco Pepe è ospite fisso di Identità Golose e rappresentante della new age imprenditoriale della pizza.
Marco Reitano è sommelier e animatore di Noi di Sala.
Davide Scabin è tra i maggiori rappresentanti del Food Design e della ricerca in cucina insieme a Moreno Cedroni.
Niko Romito ha creato il format Spazio che sarà una delle punte avanzate durante Expo a Milano.
Gennaro Esposito è il creatore di Festa a Vico, contraltare festoso di un congresso gastronomico.
Cristina Bowerman è la chef donna maggiormente rappresentativa all’estero.
Simone Padoan è il rappresentante del nuovo modo di fare pizza al nord.
Fulvio Pierangelini è l’icona dello chef italiano in terra inglese e non solo.
Non vi sembra un parterre sufficientemente rappresentativo?
Certo, ognuno potrebbe inserire il proprio nome o ne avrebbe suggerito altri. Ma 25 nomi sono già tanti per fornire un’indicazione al Ministro e non è detto che ciascuno di essi non sia portatore di tante richieste.
Voi che ne dite? Questo incontro servirà solo ad aumentare le quotazioni di Paolo Marchi o potrà dare una mano alla gastronomia e alla ristorazione italiana?