La birra più alcolica del mondo e altre birre insolite
Sono andato avanti benissimo senza bere birra una trentina d’anni. Era una cosa del tipo no non mi piace (una pizza e una Coca-Cola, grazie!), ma l’hai mai assaggiata?, no, cosa c’entra, se non mi piace non mi piace.
Ho iniziato a bere birra durante un ponte di Sant’Ambrogio a Berlino – ero con la mia amica Giovanna e il suo fidanzato del tempo, Walter – ed è stato appunto Walter che mi ha introdotto ai piaceri della birra, facendomela assaggiare con una serie di liquidi aggiunti – ho ricordi confusi, cose del tipo sciroppino di lampone, creme de cassis, champagnino, e non so cos’altro. Da allora ho iniziato a darmi delle arie, bevendo naturalmente solo birre “strane”, che so, birre trappiste dai nomi pieni di dittonghi impronunciabili, lambic conservate in botti di moplen, ale prodotte in caverne della Selva Nera con forni a legna. Non potevo mica bermi delle semplici Peroni dopo anni di sdegnosi rifiuti…
Ecco perché non posso non pormi delle domande, e cercare delle risposte, di fronte a queste quattro birre “strane”.
1. Snake Venom: la birra più forte del mondo
Più forte di un sorso di vodka – pura. Così alcolica da non avere bollicine. Se ne raccomanda il consumo in dosi di 35 ml – quanto ce ne sta in uno shot.
Si tratta di una nuova birra, la Snake Venom (Veleno di Serpente), una amber/red scozzese prodotta dal birrificio Brewmeister (fa capo a Keith Brewery). È la birra più forte del mondo, a quanto pare: ha titolo alcolometrico, cioè gradazione alcolica, di 67,5% – mentre le birre normali vanno dal 4 al 10%. Vodka e whisky raggiungono in media il 40%, grappa e centerbe arrivano al 70% (ci sono grappe che arrivano all’86%), l’assenzio può arrivare addirittura al 90%.
Come abbiamo detto, non presenta bollicine, diversamente dalla maggior parte delle birre: “Il liquido è troppo denso e perciò non riesce a reggere le bollicine come fa una birra normale,” dichiara un portavoce di Brewmeister.
Nata come sfida all’interno del birrificio, semplicemente per vedere se riuscivano a creare una birra superalcolica, in realtà la Snake Venom fa seguito una serie di esperimenti sulle strong beer, che peraltro avevano già avuto un buon riscontro in alcuni mercati, in particolare in quello cinese.
Il prezzo? Su Amazon.co.uk, £60 per la bottiglia di 330ml. E – per la cronaca – la bottiglia totalizza 2025 calorie.
The Wild Beer of the Sea: la birra di mare
Se una birra troppo alcolica non fa per voi, ma volete comunque qualcosa di diverso, il campo brassicolo offre comunque altri spunti interessanti. Come la “birra di mare” prodotta da The Wild Beer Company, birrificio dell’Inghilterra sud-occidentale che, come dice il nome, punta alle birre “estreme”. E che ha prodotto una birra chiamata The Wild Beer Of The Sea, “La Birra Selvatica Del Mare”, la birra “che porta il mare nel tuo bicchiere.” I maestri birrai per realizzarla hanno utilizzato 30 aragoste vive, telline, alghe (Kombu e Palmaria) ed erbe marine, condite con sale marino di Cornovaglia, zafferano e anice stellato, e lievito.
Una birra che vuole riprodurre il sapore di una bisque di aragosta; si sentono l’anice stellato e la salinità. Costo: £2,59 (ma la disponibilità è limitata).
3. Fried Fried Chicken Chicken: la birra al pollo fritto
Pizza e birra: un binomio classico. A cui corrisponde negli States un altro binomio, simile: pollo fritto e birra.
Binomio che è recentemente diventato una cosa sola: la Veil Brewing di Richmond, Virginia, in collaborazione con Evil Twin Brewing di Brooklyn, New York, ha lanciato sul mercato Fried Fried Chicken Chicken, una “Old Country” Double IPA (8%) preparata mettendo nella miscela manciate e manciate di filetti di pollo Chick-fil-A (che però non superano il 4% della massa totale). Oltre a luppoli Citra, Simcoe, ed Enigma.
La produzione è ridotta. $18.50 per il pacco da 4 lattine.
4. La Full Circle Pale Ale: questa birra è un cesso
Sarà perché l’alcol uccide i germi. O per la diffusione degli estremismi alimentari – dal veganesimo al fruttarianesimo al crudismo al paleodietismo al foraggiamento o raccogliticcio (beh, avete capito) al respirianesimo. All’astensionismo. E quindi, perché no, anche al toilettarianesimo.
Insomma: una serie di birrifici USA stanno sperimentando e producendo birre utilizzando i liquami, dopo averli opportunamente ripuliti. Idea eco-bio-sostenibile molto interessante, senza dubbio – ma che forse non tutti sarebbero disposti a testare.
Nei mesi scorsi, ai pionieri di questa sperimentazione si è aggiunta la Stone Brewery. Aveva iniziato un impianto di riciclaggio dell’Oregon, nel 2015, a rifornire alcuni piccoli produttori casalinghi di galloni di acqua riciclata dai liquami, mentre è più recente la notizia secondo cui San Diego, in California, intende approvvigionare i cittadini per 1/3 con acqua riciclata entro il 2021. E per pubblicizzare l’idea ha indetto un concorso fra 15 birrai per scegliere la miglior birra fatta con queste acque.
E la Stone ha iniziato a produrre, per ora in quantità limitate, toilet-beer, la Full Circle Pale Ale: anche considerando i vantaggi dell’uso di quest’acqua: è sì necessario aggiungere dei sali, ma la qualità dell’acqua è comunque standardizzata, e non ci si deve più rivolgere a fornitori diversi.
Voi la provereste? Che la Birra del Cesso possa far ca*are è una possibilità, certo – ma non sarà necessariamente un cesso di birra.
Io la proverei.
[Fonti e immagini: Thrillist, Food&Wine, Wildbeerco, Huffingtonpost, Lad Bible, i siti dei birrifici]