Cracco fa il vino. Come saranno il rosso e il bianco Vistamare
Carlo Cracco, come se non avesse abbastanza cose da fare, sta diventando un produttore di vino. Anzi, di due vini, un rosso e un bianco che verranno imbottigliati prima della prossima vendemmia.
Tutto avviene nella tenuta Vistamare di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini, il paese dove è nata Rosa Fanti, moglie dello chef ex giudice di MasterChef. Nonché la componente della coppia che ha sostenuto gli esami per diventare imprenditore agricolo.
Proprio sul profilo Instagram di Rosa Fanti erano state caricate, poche settimane fa, le prime immagini della coppia al lavoro nei campi della tenuta romagnola.
L’azienda acquistata da Cracco può contare su 16 ettari di terreno, con un’equa suddivisione tra vigneto –5 ettari–; uliveto –4 ettari–; frutteto –6 ettari– (da dove arriva la frutta servita nei ristoranti di Cracco, mentre una parte viene trasformata in succhi e confetture distribuiti via eCommerce). Oltre a un ettaro di orto.
A sovrintendere la produzione del vino di Cracco è Luca D’Attoma, il tecnico che sembra aver preso il posto di Riccardo Cotarella in cima alle preferenze dei produttori italiani. Il suo portfolio di consulenze spazia ormai dal gruppo Lunelli (tra i marchi: Ferrari, Lunelli, Surgiva) a San Patrignano, fino ai vini di Andrea Bocelli.
Secondo D’Attoma, missione della tenuta Vistamare è creare vini autentici e schietti, capaci di valorizzare il territorio romagnolo, particolarmente vocato. Peraltro potendo contare su viti con una storia, considerata la presenza di piante che hanno dai 50 fino agli 80 anni.
Interessanti le caratteristiche dei due vini in lavorazione nella cantina di Vistamare, chiamata così perché si trova nel punto in cui la collina scende verso il mare. Per il rosso, l’azienda agricola di Cracco sta puntando sul recupero dell’uvaggio, una tecnica che combina uve diverse –in questo caso principalmente Sangiovese con modeste aggiunte di Lambrusco, Cabernet Sauvignon e Trebbiano– vinificate in acciaio.
Il vino che si vuole ottenere è un rosso fresco, facile da bere, conviviale, vero messaggero del territorio romagnolo.
L’altro vino sarà invece bianco, una fresca combinazione di quattro vitigni diversi: Pagadebit, Albana di Romagna, Rebola e Trebbiano della fiamma. In questo caso, alla tecnica dell’uvaggio, sarà aggiunta quella alla base dei fortunati (e modaioli) orange wine, ovvero mosto in macerazione e fermentazione sulle bucce, dentro grandi anfore che ne potenziano il carattere.
Qui l’obiettivo dichiarato di D’Attoma è ricavare un bianco di corpo, con profumi decisi ma non disturbati da aromi fermentativi.
L’idea di poter coltivare o realizzare in proprio gli ingredienti dei suoi piatti, con un controllo effettivo della filiera, era da anni un desiderio di Cracco. E anche il vino è sempre stato una delle sue passioni.
La ricerca è terminata con la scoperta di quella che oggi è diventata la tenuta Vistamare, tra le colline romagnole. Care allo chef anche per ragioni affettive.