Perché non ci stupiamo di questo risultato dei migliori ristoranti di Roma? Ma perché chef e patron si sono prodigati anche durante i lunghi periodi di chiusura e le difficoltà per creare formule in grado di mantenere il contatto con il pubblico, anche a distanza, salvando l’unicità delle esperienze e degli stili. Complimenti a tutti e al neo stellato Ziantoni in particolare.
\n\n\n\nIl pubblico ha confermato la solidità e la coerenza nei ristoranti di Roma della tradizione. Porti sicuri contro l’ondata di instabilità e incertezza. Nella confortante morbidezza della mantecatura delle fettucine Alfredo, nell’eloquente semplicità delle radici, sapientemente esaltate dagli Osti con la maiuscola, si ritrovano i punti fermi della nostra regione e una vicinanza troppo a lungo negata.
\n\n\n\nUna classifica di numeri uno, questa relativa ai ristoranti di Roma di pesce, decisamente incardinata sulla materia prima. Certezze come Romolo al porto, recentemente impalmato anche da Forbes, e lo stellato Pascucci sul litorale non tolgono prestigio al pesce che si mangia nella capitale. Dagli arrivi giornalieri dal golfo di Gaeta per Chinappi, allo chich&friendly del Sanlorenzo alla recente pescatoria di Livello 1 per pranzi mordi-e-fuggi il mare arriva chiaro e forte anche all’interno del GRA.
\n\n\n\nE’ stato probabilmente l’anno della wagyu nelle sue varie declinazioni (Kobe, Hida), che ha catturato l’interesse e il palato dei clienti alla ricerca dei migliori ristoranti di Roma sezione etnici. Presente come non mai nei menu dei migliori ristoranti giapponesi, da mito riservato a un élite di facoltosi ha rivelato un’anima pop e si è lanciata -con successo – alla conquista della città eterna. Bello vedere Dao in classifica, specialmente ricordando come proprio un ristorante cinese, quello celeberrimo di Sonia, fosse tra le prime vittime della pandemia.
\n\n\n\nNegli ultimi anni ha visto una bellissima rinascita il format delle osterie, spuntate come funghi un po’ in tutta la città. La cucina casareccia, varianti uniche dei piatti classici, ‘sporcati’ alla maniera di nonna o della prozia o rigorosamente secondo tradizione, è una gioia per il palato e fonte di inestinguibili discussioni a tavola e fuori. Che sia in versione chic (Santo Palato), verace (Trecca, Fratelli Mori), romanamente schietta (da Enzo al 29) o delicata (Pennestri) è il racconto dell’anima dei migliori ristoranti di Roma.
\n\n\n\nTanta carne al fuoco, di ogni pezzatura e grado di frollatura, purché trattata con perizia. I voti di pubblico e giuria non si sono fatti influenzare dalla location o dal nome, e il risultato è quanto mai democratico. Sul podio quartieri ‘bene’ come Prati (Beef Bazaar) e Parioli (Mamma Mia) accanto alla periferia (Er Macellaio stakhouse all’Eur) e alla provincia (Dupon Meat House a Monterotondo ed Epos a Monteporzio Catone), purché sul piatto non ci sia solo fumo.
\n\n\n\nA riprova che pizzaioli non ci si improvvisa, i 5 posti della classifica vedono nomi ben noti ed apprezzati nella capitale. La Gatta Mangiona di Giancarlo Casa, Pierdaniele Seu, e Angelo Pezzella, campioni del cornicione alveolato e gonfio, dividono la gloria con la pizza romana, più bassa e croccante, di Proloco Pinciano e 180gr. Pizzeria Romana, probabilmente la rivelazione di questi ultimi anni.
\n\n\n\nLa birra artigianale sta vivendo un momento magico, l’interesse del pubblico è alto come mai, nutrito da gestori competenti e attenti alle novità. Italia brassicola sempre più in primo piano (Ma che siete venuti a fà, Open Baladin), alla pari con i grandi produttori internazionali, rarità e varietà di stili (Barley Wine), accompagnati anche da proposte gastronomiche di qualità (Osteria Birra del Borgo, Treefolk’s Public House).
\n\n\n\nTra grandi classici della mescita e realtà più recenti, hanno premiato le selezioni attente per clienti sempre più competenti. Carta dei vini ben organizzate, aperture verso produzioni estere e di nicchia, naturali di qualità, spazio a progetti innovativi in vigna e in cantina: il wine bar si configura sempre piu come un laboratorio in continuo divenire, in cui ritrovarsi in un aroma, un sentore, un’emozione, sia nel calice che nei piatti d’accompagnamento.
\n\n\n\nNella cinquina premiata da Mangiaebevi, largo alla mixology in tutte le sue sfumature, un settore che ha sofferto forse più di altri per le chiusure serali e il coprifuoco alle 18. Incoronato il progetto più nuovo di Patrick Pistolesi (Drink Kong) su nomi e realtà ormai leggendarie nella cockteleria romana, come Matteo Zed (THe Court), Massimo D’Addezio (Chorus, temporaneamente chiuso) e i ‘ragazzi’ del Jerry Thomas. Bene anche l’agaveria di Robero Artusio e Cristian Bugiada (La Punta).
\n\n\n\nAi noi romani i dolci ci piacciono assai. E forse questa è la categoria in cui è più difficile scegliere. Nomi storici legati soprattutto a dolci della tradizione (i maritozzi di Regoli) si affiancano a nuove bravissime leve già consacrate sulla scena capitolina, come Grué (miglior panettone al cioccolato a Panettone Maximo 2020), artisti del cioccolato (le uova di Pasqua di Bompiani sono sculture), e giocolieri di lievitati alla francese (Le Levain) e della sfoglia più croccante (De Bellis).
\n\n\n\nSe non è specialty non lo vogliamo: vietato chiedere un caffè, al bancone si cerca l’etiope, il brasiliano, la miscela ‘d’origine controllata’ che si prepara con il termometro per l’acqua e il bilancino per la grammatura. Nulla è lasciato al caso nelle cinque eccellenze premiate su tutte, dalla tradizione (Sant’Eustachio) ai nuovi trend (Faro) per il massimo del piacere in tazzina.
\n\n\n\nC’è un motivo se chi fa il gelato viene definito ‘mastro’. Creare l’equilibrio perfetto tra scioglievolezza e consistenze, tra intensità e persistenza è una questione di chimica allo stato puro. Quando si toccano le vette dei cinque prescelti dal pubblico e dalla giuria di Mangiaebevi come la crema di pinoli dei Gracchi in Prati, il trinomio zenzero-miele-noci de La Gourmandise, e via gustando, non si dimenticano, garantito.
\n\n\n\nNapoli sta alla pizza tonda come Roma sta alla pizza al taglio. Altra categoria piena di grandi nomi, da quello dell’ottavo re di Roma Gabriele Bonci alle instancabili pale di Pane e Tempesta, Omar e Fabrizio, nei due punti vendita della città. Ottimi piazzamenti anche per il pizzaiolo più giovane della batteria Francesco Arnesano e il suo Lievito e per Pizza Chef, il regno di Sara (la chef) e Mario (il pizzaiolo) al Tuscolano. Soddisfazioni anche per Sancho, in quel di Fiumicino, una garanzia da oltre 50 anni.
\n\n\n\nCinque nomi che ricorrono spesso, anche fuori dalle loro botteghe, perché nessun ristorante, nessuna tavola diventa grande senza un grande pane. Lievito madre che si tramanda da generazioni, ricette segrete e tecniche moderne, attenzione maniacale per farine e varietà di cereali fanno crescere non solo impasti, pizze e focacce, ma l’affetto e la fiducia del pubblico.
\n\n\n\nDefinizione di certezza: “sicurezza, piena attendibilità”. Nel caso della cinquina premiata da Mangiaebevi nessuna definizione potrebbe essere più calzante. Cinque botteghe che possono soddisfare ogni richiesta, perfettamente calibrate per specialità. I formaggi di malga e francesi da Beppe Giovale (e anche molti vini naturali), la carne da Roberto Liberati, il meglio del Lazio alla Pro Loco di Vincenzo Mancino, e le specialità più rare d’Italia ai Parioli (da Ercoli) e in Prati (da Castroni). Tutte le strade portano davvero a Roma, soprattutto quelle del gusto.
\n\n\n\nAnche per la capitale sono stati assegnati dei premi speciali, per iniziative che esulano dalle classiche categorie inventando qualcosa di nuovo (pur nelle difficoltà del periodo). Ecco chi sono:
\n\n\n\n[In collaborazione con Emanuele Bonati]
\n","description":"I migliori ristoranti di Roma ma anche osterie, gelaterie e coktail bar. Il best of degli indirizzi secondo il premio MangiaeBevi 2021"}]}I migliori ristoranti di Roma. Ma anche le osterie, le pizzerie, le bracerie e tanto altro ancora. Li conoscete con il premio MangiaeBevi. O meglio, conoscerete i primi cinque classificati per ogni categoria.
Il meccanismo è lo stesso che abbiamo visto per l‘edizione Milano.
Una giuria di esperti e giornalisti ha selezionato gli esercizi più meritevoli nelle varie categorie, determinando una rosa di nominativi sottoposti al voto del pubblico online.
Da questa votazione popolare è uscita la classifica finale, che riportiamo più sotto, dopo i nominativi dei preferiti degli esperti.
La composizione della giuria (in ordine alfabetico):
Guido Barendson – La Repubblica; Marina Betto – Luciano Pignataro Blog; Massimiliano Bianconcini – Reporter Gourmet; Jerry Bortolan – Food&Beverage; Salvatore Cosenza – Lieviti Digitali; Luigi Cremona – Guida Touring Club; Sara De Bellis – MangiaeBevi; Antonella De Santis – Gambero Rosso; Francesca Demirgian – RomaToday; Natalia Distefano – Corriere della Sera; Giorgia Galeffi – MangiaeBevi; Chiara Giannotti – Roma – VinoTV; Alessandra Moneti – Ansa; Mariella Morosi – Italia a Tavola; Pamela Panebianco – Agrodolce; Luca Sessa – Identità Golose; Alessandra Tibollo – Cucina Italiana; Anna Tortora – Scatti di Gusto; Paolo Zappitelli – Il Tempo.
Perché non ci stupiamo di questo risultato dei migliori ristoranti di Roma? Ma perché chef e patron si sono prodigati anche durante i lunghi periodi di chiusura e le difficoltà per creare formule in grado di mantenere il contatto con il pubblico, anche a distanza, salvando l’unicità delle esperienze e degli stili. Complimenti a tutti e al neo stellato Ziantoni in particolare.
Il pubblico ha confermato la solidità e la coerenza nei ristoranti di Roma della tradizione. Porti sicuri contro l’ondata di instabilità e incertezza. Nella confortante morbidezza della mantecatura delle fettucine Alfredo, nell’eloquente semplicità delle radici, sapientemente esaltate dagli Osti con la maiuscola, si ritrovano i punti fermi della nostra regione e una vicinanza troppo a lungo negata.
Una classifica di numeri uno, questa relativa ai ristoranti di Roma di pesce, decisamente incardinata sulla materia prima. Certezze come Romolo al porto, recentemente impalmato anche da Forbes, e lo stellato Pascucci sul litorale non tolgono prestigio al pesce che si mangia nella capitale. Dagli arrivi giornalieri dal golfo di Gaeta per Chinappi, allo chich&friendly del Sanlorenzo alla recente pescatoria di Livello 1 per pranzi mordi-e-fuggi il mare arriva chiaro e forte anche all’interno del GRA.
E’ stato probabilmente l’anno della wagyu nelle sue varie declinazioni (Kobe, Hida), che ha catturato l’interesse e il palato dei clienti alla ricerca dei migliori ristoranti di Roma sezione etnici. Presente come non mai nei menu dei migliori ristoranti giapponesi, da mito riservato a un élite di facoltosi ha rivelato un’anima pop e si è lanciata -con successo – alla conquista della città eterna. Bello vedere Dao in classifica, specialmente ricordando come proprio un ristorante cinese, quello celeberrimo di Sonia, fosse tra le prime vittime della pandemia.
Negli ultimi anni ha visto una bellissima rinascita il format delle osterie, spuntate come funghi un po’ in tutta la città. La cucina casareccia, varianti uniche dei piatti classici, ‘sporcati’ alla maniera di nonna o della prozia o rigorosamente secondo tradizione, è una gioia per il palato e fonte di inestinguibili discussioni a tavola e fuori. Che sia in versione chic (Santo Palato), verace (Trecca, Fratelli Mori), romanamente schietta (da Enzo al 29) o delicata (Pennestri) è il racconto dell’anima dei migliori ristoranti di Roma.
Tanta carne al fuoco, di ogni pezzatura e grado di frollatura, purché trattata con perizia. I voti di pubblico e giuria non si sono fatti influenzare dalla location o dal nome, e il risultato è quanto mai democratico. Sul podio quartieri ‘bene’ come Prati (Beef Bazaar) e Parioli (Mamma Mia) accanto alla periferia (Er Macellaio stakhouse all’Eur) e alla provincia (Dupon Meat House a Monterotondo ed Epos a Monteporzio Catone), purché sul piatto non ci sia solo fumo.
A riprova che pizzaioli non ci si improvvisa, i 5 posti della classifica vedono nomi ben noti ed apprezzati nella capitale. La Gatta Mangiona di Giancarlo Casa, Pierdaniele Seu, e Angelo Pezzella, campioni del cornicione alveolato e gonfio, dividono la gloria con la pizza romana, più bassa e croccante, di Proloco Pinciano e 180gr. Pizzeria Romana, probabilmente la rivelazione di questi ultimi anni.
La birra artigianale sta vivendo un momento magico, l’interesse del pubblico è alto come mai, nutrito da gestori competenti e attenti alle novità. Italia brassicola sempre più in primo piano (Ma che siete venuti a fà, Open Baladin), alla pari con i grandi produttori internazionali, rarità e varietà di stili (Barley Wine), accompagnati anche da proposte gastronomiche di qualità (Osteria Birra del Borgo, Treefolk’s Public House).
Tra grandi classici della mescita e realtà più recenti, hanno premiato le selezioni attente per clienti sempre più competenti. Carta dei vini ben organizzate, aperture verso produzioni estere e di nicchia, naturali di qualità, spazio a progetti innovativi in vigna e in cantina: il wine bar si configura sempre piu come un laboratorio in continuo divenire, in cui ritrovarsi in un aroma, un sentore, un’emozione, sia nel calice che nei piatti d’accompagnamento.
Nella cinquina premiata da Mangiaebevi, largo alla mixology in tutte le sue sfumature, un settore che ha sofferto forse più di altri per le chiusure serali e il coprifuoco alle 18. Incoronato il progetto più nuovo di Patrick Pistolesi (Drink Kong) su nomi e realtà ormai leggendarie nella cockteleria romana, come Matteo Zed (THe Court), Massimo D’Addezio (Chorus, temporaneamente chiuso) e i ‘ragazzi’ del Jerry Thomas. Bene anche l’agaveria di Robero Artusio e Cristian Bugiada (La Punta).
Ai noi romani i dolci ci piacciono assai. E forse questa è la categoria in cui è più difficile scegliere. Nomi storici legati soprattutto a dolci della tradizione (i maritozzi di Regoli) si affiancano a nuove bravissime leve già consacrate sulla scena capitolina, come Grué (miglior panettone al cioccolato a Panettone Maximo 2020), artisti del cioccolato (le uova di Pasqua di Bompiani sono sculture), e giocolieri di lievitati alla francese (Le Levain) e della sfoglia più croccante (De Bellis).
Se non è specialty non lo vogliamo: vietato chiedere un caffè, al bancone si cerca l’etiope, il brasiliano, la miscela ‘d’origine controllata’ che si prepara con il termometro per l’acqua e il bilancino per la grammatura. Nulla è lasciato al caso nelle cinque eccellenze premiate su tutte, dalla tradizione (Sant’Eustachio) ai nuovi trend (Faro) per il massimo del piacere in tazzina.
C’è un motivo se chi fa il gelato viene definito ‘mastro’. Creare l’equilibrio perfetto tra scioglievolezza e consistenze, tra intensità e persistenza è una questione di chimica allo stato puro. Quando si toccano le vette dei cinque prescelti dal pubblico e dalla giuria di Mangiaebevi come la crema di pinoli dei Gracchi in Prati, il trinomio zenzero-miele-noci de La Gourmandise, e via gustando, non si dimenticano, garantito.
Napoli sta alla pizza tonda come Roma sta alla pizza al taglio. Altra categoria piena di grandi nomi, da quello dell’ottavo re di Roma Gabriele Bonci alle instancabili pale di Pane e Tempesta, Omar e Fabrizio, nei due punti vendita della città. Ottimi piazzamenti anche per il pizzaiolo più giovane della batteria Francesco Arnesano e il suo Lievito e per Pizza Chef, il regno di Sara (la chef) e Mario (il pizzaiolo) al Tuscolano. Soddisfazioni anche per Sancho, in quel di Fiumicino, una garanzia da oltre 50 anni.
Cinque nomi che ricorrono spesso, anche fuori dalle loro botteghe, perché nessun ristorante, nessuna tavola diventa grande senza un grande pane. Lievito madre che si tramanda da generazioni, ricette segrete e tecniche moderne, attenzione maniacale per farine e varietà di cereali fanno crescere non solo impasti, pizze e focacce, ma l’affetto e la fiducia del pubblico.
Definizione di certezza: “sicurezza, piena attendibilità”. Nel caso della cinquina premiata da Mangiaebevi nessuna definizione potrebbe essere più calzante. Cinque botteghe che possono soddisfare ogni richiesta, perfettamente calibrate per specialità. I formaggi di malga e francesi da Beppe Giovale (e anche molti vini naturali), la carne da Roberto Liberati, il meglio del Lazio alla Pro Loco di Vincenzo Mancino, e le specialità più rare d’Italia ai Parioli (da Ercoli) e in Prati (da Castroni). Tutte le strade portano davvero a Roma, soprattutto quelle del gusto.
Anche per la capitale sono stati assegnati dei premi speciali, per iniziative che esulano dalle classiche categorie inventando qualcosa di nuovo (pur nelle difficoltà del periodo). Ecco chi sono:
[In collaborazione con Emanuele Bonati]