Fuego, la braceria di Santa Maria di Castellabate che mancava in Cilento
Che nome azzeccato quello della braceria Fuego a Santa Maria di Castellabate in Cilento.
Per chi ne ha ricordo trentennale, occupa i locali di Punta dell’Inferno. Era la pizzeria del compianto Tonino Di Donato, animatore insieme a Luciano De Ponte delle notti cilentane con la discoteca d&d.
Il cortile della masseria è rimasto sostanzialmente uguale a quello del locale in cui le pizze erano servite sui taglieri. C’è ancora il forno delle pizze poiché la braceria Fuego è anche pizzeria.
Ma a spiccare è la vetrina refrigerata che mette in bella mostra le lombate di carne selezionate per la carta.
Un benvenuto strepitoso per la tavolata all’aria aperta convocata dopo l’assaggio di due sherpa che hanno suggerito la serata.
Veramente di Fuego.
La vaca retinta
Sashi, manza beneventana, rubia gallega, frisona. Ma noi siano qui per la retinta, la carne dell’Andalusia da bovini allevati allo stato brado nelle valli dell’Estremadura. La presentazione, che assicura carne estremamente tenera, è stata validata dai due sherpa.
Ed ora tocca la conferma della platea allargata. I quasi 4 chili ordinati alla braceria Fuego sembrano pochini sulla bilancia dei 9 mangiatori seriali di carne convocati. E quindi aggiungiamo altri 2 chili.
Nessuna variazione per un assaggio diversificato.
Jorge alla brace manipola i due pezzi con maestria. La qualità della carne, frollatura lunga da 60 giorni all’incirca, è una parte della riuscita della cena. L’altra va iscritta alle capacità “braciatorie” di questo autentico chef della carne di origini venezuelane.
Lavora in scioltezza alla piastra e anzi abbandona a tratti i pezzi, quasi noncurante. Ha termometro e cronometro nelle mani. Già dal massaggio iniziale fa riprendere la carne dalla temperatura della vetrina refrigerata a quella ambiente.
Che è sostenuta tanto da richiedere il secchiello di ghiaccio per il vino Le Volte dell’Ornellaia (34 €). D’altronde come detto Fuego (e Punta dell’Inferno) è nome adattissimo a braceria e luogo. Il più caldo di tutta Santa Maria di Castellabate.
Suda la retinta, sigillata a mestiere senza ansia e portata a temperatura tra l’umidità e il grasso della pirofila.
La cena alla braceria Fuego
Mentre l’attendiamo, un cremoso di patata (15 €) poco performante e una ben più convincente insalata di bosco con verdure croccanti e noci (7 €).
Ma la protagonista indiscussa è lei, la retinta (85 € al chilogrammo). Che conferma un’incredibile tenerezza in questa cottura (generalmente viene impiegata per gli stufati). Sapore di animale “vero” con un grasso che lo sottolinea senza essere invasivo.
Un’ottima prova che ci fa ritenere che Fuego è la braceria di cui si sentiva la mancanza in Cilento.
Chiudiamo con un assaggio di dolci piuttosto ordinari (semifreddo e sfera di cioccolato ripiena di tiramisù) seguiti da una grappa di ordinanza.
O un Gin Tonic composto al tavolo con la monodose di Gin Mare e le spezie da dosare a piacimento.
Il locale di fresca apertura ha imboccato la strada giusta. Un po’ di ordine nella carta e il disimpegno dalla pizza, invadente come presenza prioritaria nella lista, potranno migliorarlo ancora.
Voto: 7,5/10
Fuego SteakHouse. Via Lungomare Pepi, 27. Santa Maria di Castellabate (SA). Tel. +393479760340
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