Campionato della Pizza 2024: Gli Esposito vs Officina della Pizza
Delle 16 migliori pizzerie della Campania entrate nel tabellone degli Ottavi di finale, 2 sono salernitane: Gli Esposito e Officina della Pizza.
Due outsider che si sono fatti valere sul campo degli assaggi delle tre pizze previste dal regolamento del Campionato della Pizza 2024 in Campania. Nella fase di qualificazione, la pizzeria Gli Esposito di Salerno ha vinto il Girone L. La pizzeria Officina della Pizza di Sarno ha conquistato il secondo posto del Girone G.
Con 748 punti conquistati, Gli Esposito sulla carta erano favoriti alla vigilia della sfida diretta con l’Officina della Pizza che di punti ne aveva conquistati 727.
La composizione del tabellone (1° contro 16°, 2° contro 15° eccetera) ha portato allo scontro e alla conseguente eliminazione di una delle 2 pizzerie di Salerno e provincia che ne schierava 10 ai nastri di partenza.
A Marco D’Elia e a Mario Severino l’onore e l’onere di portare ai Quarti di finale il vessillo di Salerno (qui la migliore Margherita e qui la migliore pizza Marinara).
Ecco come è andata la sfida. Ricordando che i tre giurati hanno assaggiato le tre pizze nella stessa serata prima in una pizzeria e poi nell’altra. Per tutte le pizzerie approdate agli Ottavi, 2 pizze sono obbligatorie: Capricciosa e Diavola (o comunque piccante). Cui si aggiunge la terza pizza scelta tra le rappresentative di ciascuna pizzeria. 900 i punti a disposizione per agguantare uno degli 8 posti a disposizione che permettono di arrivare alla Finalissima. E a contendersi il titolo di migliore pizza della Campania. Per ora conoscete altre due pizzerie che hanno passato il turno: Vincenzo Capuano e Concettina ai Tre Santi.
Officina della Pizza
La pizzeria Officina della Pizza di Mario Severino ottiene 748 punti in questo turno e migliora ampiamente il punteggio delle qualificazioni quando aveva fatto segnare sul tabellino di marcia 727 punti. Sono 21 punti in più che portano il pizzaiolo di Sarno a mettere in dispensa un punteggio scolastico di 8,3 contro l’8 precedente. Un’ottima performance.
La capricciosa di Officina della Pizza
La prima pizza all’assaggio è la Capricciosa che ha un ottimo aspetto ma paga pegno per il tono dell’aceto dovuto al carciofo in conserva. Ottima struttura e ottima cottura. Impasto gestito benissimo con un cornicione non eccessivamente spinto per scelta. Topping disposto con attenzione visivamente attraente. Dal profumo si intuiscono tre cose fondamentali: la qualità eccellente della materia prima, che è una capricciosa fatta con cura immane ma anche l’abbondanza di aceto per i carciofi che purtroppo compromette il voto del gusto. Intendiamoci subito: questa capricciosa è un trionfo di qualità dei prodotti, dal prosciutto cotto (squisito) alla soppressata (golosissima), dalle olive (carnose) al pomodoro (mai secondario per Mario); lo stesso carciofo è assai gustoso ma nel complesso trasferisce al naso ed al morso una predominanza dell’aceto (Francesca Brunzo).
Visivamente delude un po’ per i carciofi surdimensionati ma ha ottima struttura e un pomodoro molto buono. Prefermento fatto bene. Cottura a gas egregia. Delude il carciofo condizionato dall’aceto che fa abbassare il voto, mentre è ottimo il prosciutto di Sabatino Cillo (Vincenzo Pagano). Nel complesso una pizza ottima, peccato per l’eccessivo sentore di aceto del carciofo (Vincenzo Consiglio).
La pizza burro e alici di Officina della Pizza
A Sarno non ti aspetteresti una pizza burro e alici che diresti più consona all’ambiente marino della Costiera Amalfitana. E invece Mario Severino firma una pizza da antologia. Avvolgente è il termine adatto a mio parere. Una pizza che gioca su equilibri sensibili eppure riesce egregiamente. Sapido, dolce e acido si incastrano alla perfezione evidenziando di nuovo la cura sia per prodotti di primissima scelta sia per l’armonia del morso. Il profumo è incredibile perché esalta ogni singolo ingrediente. Al morso le alici inizialmente dominano ma in un attimo sanno miscelarsi impeccabilmente con il burro che pian piano si ammorbidisce e con la salsa al prezzemolo e limone che rinfresca, sgrassa, pulisce. L’impasto ancora una volta si conferma saporito, presente ma non invadente. La cottura è perfetta e idem il gioco di temperature dei vari elementi (Francesca Brunzo).
Grande equilibrio per una pizza memorabile. Burro e alici perfetti in abbinamento come anche la salsa di prezzemolo che Mario Severino chiama gel. Il limone pulisce il morso. Leggermente tenace il cornicione (Vincenzo Pagano). Un grande equilibrio tra gli ingredienti per un impasto super leggero (Vincenzo Consiglio).
La Calabrese piccante di Officina della Pizza
Una piccola battuta di arresto per la pizza piccante che Mario Severino decide di stendere quasi a ruota di carro pregiudicando il punteggio finale.
Mario ci racconta subito la sua versione di diavola e orgogliosamente ci sottolinea che è senza salame bensì con la stessa soppressata, già assaggiata sulla capricciosa, arricchita da una spolverata di Grana Padano per incroccantirla e ingolosirla. Peccato per quel “Questa ve la faccio a ruota di carro”. Decisione su cui resta fermo nonostante abbia provato a suggerire di farla con la stesura contemporanea. Perché queste premesse? Perché la stesura scelta fa perdere la struttura alla pizza, portandosi anche una imperfezione di cottura. Peccato! Parliamo ancora una volta di topping stra-attenzionato, di prodotti di qualità, di un pomodoro trattato magistralmente. Insomma, poteva rasentare la perfezione. Divertente la scelta di servire al cliente una serie di oli piccanti per condire con il grado di piccantezza desiderato. (Francesca Brunzo).
La diavola cioè la pizza piccante qui si chiama Calabrese senza salame ma con soppressata ed è accompagnata da grana padano. Buona l’idea di portare a tavola il piccante per far scegliere il cliente il grado di piccante ma è olio di girasole. C’è solo il rischio che un errato dosaggio rovini la pizza. La stesura a quasi ruota di carro convince molto meno della stesura normale. Con danno a struttura e cottura. Molto buoni tutti gli ingredienti (Vincenzo Pagano). Una Calabrese con i gradi di piccantezza a piacimento, con 4 gradi di piccante: idea simpatica (Vincenzo Consiglio).
Pizzeria Gli Esposito
Nella zona della movida salernitana, il pizzaiolo Marco D’Elia era chiamato a difendere l’ottimo punteggio delle qualifiche (748 punti) che, come detto, gli era valso il primo posto del girone. E ci riesce migliorando la prestazione. Gli Esposito chiudono la gara con 774 punti, secondi al momento solo a Vincenzo Capuano autore di una performance monstre. Il voto, trasportato in decimi, vale 8,6 in pagella scolastica. Risultato da primi della classe. E il voto sarebbe stato migliore senza una sbavatura sulla pizza più rappresentativa.
La pizza Capricciosa della pizzeria Gli Esposito
Impasto saporito seppur basso di sale perché molto intenso tanto da non perdere il proprio ruolo nel gusto complessivo; gestito minuziosamente perché omogeneo e continuo nella resa. Cottura impeccabile con effetto di cornicione lievemente crunch e piacevolmente mangiabile anche da solo. Il morso si arricchisce con la sapidità di salame e prosciutto cotto (squisito), l’amaro delle olive, la dolcezza del pomodoro e il gusto intenso dei pioppini (ottima scelta) e la consistenza piena del carciofino. Qualità dei prodotti lodevole e soprattutto mai sprecata grazie ad un topping misurato, studiato che rende armonico ogni morso e che, nonostante la ricchezza di sapore, riesce comunque a valorizzare il latticino senza sovrastarlo (Francesca Brunzo).
Alla vista mette in mostra cornicione regolare e basilico fresco. Al taglio il cornicione fa sentire il suo crunch che ritorna al palato. È soprattutto la bassa sapidità dell’impasto a colpire positivamente perché fa apprezzare quantità e qualità degli ingredienti di farcitura. In primo piano il prosciutto cotto e i funghi pioppini croccanti accompagnati da carciofini che conservano il loro sapore. Leggermente sapida di salame. Cottura ottima (Vincenzo Pagano). Ingredienti ottimi, giusta la scelta dei funghi pioppini, cottura perfetta (Vincenzo Consiglio).
La pizza Carbonara de Gli Esposito
La pizzeria Gli Esposito ha in menu la pizza carbonara “leggerissima”, un disco di piccole dimensioni e peso steso a matterello. Servita come antipasto di condivisione è diventata molto rappresentativa, tanto che la pizzeria è stata costretta a prevederla anche in versione “Leggera”. Cioè con impasto e stesura contemporanei come le altre in carta. Per restare nell’alveo delle pizze tonde al forno, abbiamo scelto questo nuovo ingresso della carta.
Impasto ancora una volta riuscito (sì, era la stessa sera ma non è una banalità riuscire a tenere lo stesso standard per tutta la degustazione) e che accoglie stavolta un topping assai più cremoso. Che, dunque, conferisce maggiore umidità alla base ma anche alla percezione palatale. L’istinto avrebbe voluto qualche secondo in più di asciugatura, eppure a prevalere (per fortuna) è la ragione che non fa perdere la cremosità dell’uovo e l’effetto crispy del guanciale. Pizza equilibratissima! Molto al di sopra delle aspettative. Finalmente una carbonara che bada al sapore più che all’instagrammabilità (Francesca Brunzo).
La pizza carbonara non è bellissima da vedere o, meglio, è poco instagrammabile. Ma ancora una volta, cornicione da primato e se non fosse per una cottura un pelo indietro prenderebbe il massimo dei voti alla voce aspetto interno. In bocca la musica cambia con una crema di carbonara confezionata a partire da uova di pregio cremosa al punto giusto e arricchita dal guanciale croccante del maialino dei Nebrodi. Caratteristiche che si attagliano meglio alla iconica e rappresentativa pizza leggerissima iper sottile ma che in questa versione normale, inserita su richiesta di molti clienti, sa esprimersi bene (Vincenzo Pagano). Buona la crema all’uovo, piacevole la croncantezza del guanciale. Avrei preferito una cottura più attenta (Vincenzo Consiglio).
La pizza ‘Nduja de Gli Esposito
Questa pizza è la conferma del fatto che, per fare topping favolosi, non servono molti ingredienti ma più pensiero. In questo caso, il ragionamento diventa un ingrediente. Si riesce a giocare con la piccantezza senza anestetizzare il palato e non è l’unico punto messo a segno: la scelta della pressata calabra è eccezionale per sapore e sapidità. Inoltre, grazie all’idea di invertire la posizione di nduja (alla base) e del latticino (al di sopra della spalmata di nduja), il pizzicore diventa una sensazione piacevole per qualsiasi palato in quanto capsaicina e caseina riescono a creare l’alternanza giusta di sensazioni. Non mi ripeto sull’impasto ma una nota di merito va alla cottura, in questo caso davvero perfetta (Francesca Brunzo).
Una pizza da antologia con una cottura perfetta, un morso che esalta la validità di un impasto molto ben fatto e un ottimo equilibrio della farcitura. Il fiordilatte gioca bene la partita con la soppressata calabrese tritata e spalmata alla base. Il latticino fila per accorpare la piccantezza che non diventa eccessiva e il basilico fresco pulisce il palato (Vincenzo Pagano). Giusta dose di piccante tale da non “ammazzare” la lingua. Nel complesso una buona pizza (Vincenzo Consiglio).
La pizzeria Gli Esposito vince e va ai Quarti di Finale
Marco D’Elia con la pizzeria Gli Esposito vince la sfida tutta salernitana e passa il turno. Nei Quarti di Finale avrà di fronte Ciro Oliva con la pizzeria Concettina ai Tre Santi di Napoli. Saranno sempre giudicate tre pizze di cui due obbligatorie che ancora non sveliamo ma che non saranno Margherita, Marinara, Capricciosa e Diavola.