Attilio alla Pignasecca a Napoli, pizze classiche al Campionato

La pizzeria di Napoli. Ma Napoli – Napoli. Un po’ come quando si chiede con quel filo di ironia le origini reali. La pizzeria Da Attilio alla Pignasecca trasuda napoletanità da ogni poro anche in questo Campionato. Attesa, esterno, interno, pareti, gesti, visioni, percezioni, profumi, modalità. Ma non è folklore da mandolino che suona per il turismo sfrenato. Non si scimmiotta la tradizione abbandonata alla decadenza, né la si serve truccata per i trend. Qui la pizza napoletana è devozione da specie protetta.
Pignasecca. Descrivere il vivace quartiere di Montecalvario sarebbe banale. Animato mattina e sera, certo. Contributo alla causa, le file costanti davanti all’ingresso della bottega di Attilio, sempre in prima linea a preservare il sapere che ha raccolto dallo scorso millennio.
Attilio alla Pignasecca, pizzeria di Napoli dal 1938

Pizzeria con cucina dal 1938, sempre gestita dalla famiglia Bachetti, è una vittoria nel campionato della longevità: dal nonno di Attilio, passando per il papà, fino a lui e ora a Mario. Bello vedere il figlio di Attilio, la quarta generazione, oltre a contaminare la superficie del sacro impasto di famiglia con la verve della sua giovinezza, a spiegare con attenzione e garbo le proposte della casa.
Un po’ d’attesa è d’uopo visto il marasma di avventori autoctoni e provenienti da tutto il mondo. La moglie di Attilio alla cassa dirige il flusso delle richieste (ci si iscrive sulla lista all’ingresso e si attende la chiamata).
Quando si entra in questo tempio cambia anche l’aria e, come in poche pizzerie storiche, si sente un profumo diverso. Il banco di lavoro sulla destra e il forno a legna fanno da anticamera alle due salette che ospitano una manciata di coperti. Tavoli e sedie di legno, tovaglietta di carta con un disegno stilizzato di una margherita gigante, menù sia cartaceo che col QR-code. Il locale è intriso di gingilli, presepi, pulcinella ma alle pareti fanno da parati una caterva di disegni che i clienti lasciano sui tovaglioli prima di andare via.
Colpisce un vecchio menu del gennaio del 1944 che campeggia nella prima sala. Già allora si puntava sulle pizze firmate come la pizza alla Attilio, alla Paoletta e alla San Domenico che primeggiavano nella lista alla Margherita. Altri tempi e altri prezzi, ma la popolarità dell’offerta è rimasta la stessa.
I prezzi della pizzeria Da Attilio alla Pignasecca

Le Senza Tempo si mescolano alle Specialità che prevedono le varie tipologie della famosa pizza a stella (modernismi di un tempo che fu) a otto punte ripiene di ricotta fresca di Vico Equense (Appennini 10 €). Le due pizze obbligatorie per il Campionato, la Margherita e la Capricciosa costano da Attilio rispettivamente 6,50 € e 8 €. Poi c’è la Diavola a 8 € e la new entry della Pizza del Mese, suggestione di Mario, al costo di 12 €.
Insomma una pizzeria di Napoli con prezzi abbordabilissimi e locale giustamente frequentato da tanti turisti stranieri desiderosi di provare la pizza napoletana nella sua forma più pura. Accanto a noi, mamma e figlia francesi che avevano come unici commenti “Super” e “Bravò”. E ricordiamo che per Time Out, Attilio è la migliore pizzeria del mondo.
Negli anni il locale è stato un po’ rivisto in funzione di una migliore accoglienza che può contare sulla capacità del personale di sala.
L’impasto, immutabile, è quello classico, semplice, diretto, fatto con farina del Mulino Caputo. Quel morso da centro storico tenace ma non troppo, col cornicione educato e il profumo “di pizza”. Il sogno di tutti i veraci.

Ci attende la solita triade per assegnare i voti nel Campionato della Pizza 2025: Margherita, Capricciosa e la terza nelle mani di Attilio. E l’attesa qui si chiama Bacetti (2 €). Sono sottili lembi di impasto arrotolati su sé stessi con rucola e ricotta. Un bocconcino che entra nel palmo di una mano, sfiziosamente amaro dalla tendenza dolce accennata, che dura un “battito” di Margherita.
1. La pizza margherita

Pomodoro San Marzano, fiordilatte di Vico Equense e mix di Parmigiano Reggiano 24 mesi e pecorino romano DOP (6,50 €)

Puro classicismo. Visione galante d’altri tempi e altri mondi. Pomodoro La Torrente e fiordilatte Cilatte, col suo taglio Napoli. Una circonferenza precisa, fine di pasta priva di imperfezioni, dalla cottura bruna sulla cornice, bionda alla base. Un morso molto più emozionale che tecnico, dove solo l’impasto ruba la scena proprio su quest’ultimo aspetto.
Disarmante, a tratti proustiano nel potere della memoria, che sovrasta per gusto e aromaticità un topping decisamente più timido dove vince una leggera tendenza sapida costante e un latticino che poco incide, “rimandato a settembre” perché è rimasto a pezzettoni senza filare.

Cottura da manuale.
2. La pizza Capricciosa

Pomodoro San Marzano, fiordilatte di Vico Equense, funghi champignon, prosciutto cotto, olive nere di Gaeta e mix di Parmigiano Reggiano 24 mesi e pecorino romano (8 €)

Nel Campionato dell’anno scorso, la pizza Capricciosa di Attilio alla Pignasecca non fu performante e Concettina ai Tre Santi ebbe la meglio negli Ottavi di Finale. Quest’anno, anche se l’impasto è super ed è il punto di forza di tutte le pizze di Attilio, la Capricciosa non sembra sfondare. Probabilmente – considerata la grande quantità di capricciose assaggiate dal 2024 ad oggi – è proprio il tipo di pizza che si presta meglio ad essere meglio rivisitata che confezionata alla vecchia maniera. Con abbondanti champignon distribuiti minuziosamente, salame a listarelle (da aggiungere nella lista ingredienti della carta perché non citato) e una dozzina di olive nere. All’uscita un “ricordo” di cotto che non copre tutte le aeree di competenza. Un grande assente, il carciofino.

L’identità della base, leggera e saporita, alla fine batte nuovamente un topping scarso di vibrazioni con il pomodoro leggermente sapido che contrasta l’amaro persistente delle olive e la tendenza dolce dei restanti ingredienti. Il forte carico della componente liquida del latticino, ahinoi, compromette l’esito del morso.
3. La pizza a Bottone di Attilio al Campionato

Pomodoro San Marzano, aglio Campano, origano, pecorino romano DOP e basilico (5 €).

La pizza della serata a mani basse. La marinara a Bottone (con pepe e formaggio grattugiato) invade i nostri setti nasali con dei profumi più che piacevoli ed i nostri palati con sapori decisi e gustosi.
Non cercatela nel menù, è una poesia non scritta.

Una marinara arricchita dalla sapidità del pecorino. Un effluvio di note aromatiche, eterna fedeltà all’essenza più profonda. Il pomodoro abbraccia. La “lava” di olio incalza. Le spezie adornano. Il formaggio esalta. L’impasto si scioglie. La cottura è l’ingrediente in più. Un morso indimenticabile elettiva fusione di tempra e vigore di sapori immortali. Una realizzazione che convince sia il cuore che la testa per tecnica e vanità. Una vera e propria prova di forza.
Le pizze che non fanno punteggio al Campionato per Attilio alla Pignasecca

La pizza del mese: Popeye
Crema di spinaci, fiordilatte, fonduta di parmigiano, uvetta, pinoli tostati, spinacino crudo, pepe del Sichuan (12 €).
A questo giro una tonda total green intensamente vegetariana: in cottura crema di spinaci e fiordilatte; all’uscita, fonduta di parmigiano, uvetta dolce e i pinoli croccanti, pepe del Sichuan e spinacino fresco. La Popeye ricorda l’infanzia dell’autore con quella tendenza dolce costante con qualche pausa tra freschezza e sapidità.
Pizza Appennini

8 punte ripiene di ricotta fresca di Vico Equense, zucchine saltate in padella con pancetta, fiordilatte di Vico Equense, funghi porcini beneventani e mix di Parmigiano Reggiano 24 e pecorino romano dop (10 €)
La Stella a 8 punte di Attilio non può saltare l’appello a corollario della prova del Campionato della Pizza. Qui nella versione Appennini, dove lo stile è diventato iconico. La ricotta fresca che gioca col cornicione (cotto una meraviglia) e dona una certa piacevolezza finale. Un mix tra autunno e primavera diviso tra umami e tendenza dolce.
La pizza Diavola di Attilio anche se non al Campionato

Pomodoro San Marzano, fiordilatte di Vico Equense, salame Napoli piccante, olive nere di Gaeta e mix di Parmigiano Reggiano 24 mesi e pecorino romano (8 €)
Finale diabolico con una Diavola il piccante, presente, poco persistente e per niente asfissiante, si mimetizza tra il salame e le olive nere. Quest’ultime ci stanno benissimo.
Giù il cappello per una pizzeria ferma col tempo, mai nel tempo, con le opere del galantuomo Bachetti mai evanescenti.
Da Attilio. Via Pignasecca 17. Napoli. Telefono: +390815520479. Facebook. Instagram.
La pizzeria Da Attilio si è classificata al 14° posto nella classifica 2024 ed è entrata nella selezione del Campionato della Pizza 2025 che mette in classifica le migliori pizzerie in Campania.
PS. La posizione della pizzeria nella Classifica del Campionato 2025 si conoscerà al termine delle gare e dell’accesso alla Finalissima.