I piatti degli chef stella Michelin che farebbero di Vico Equense patrimonio Unesco per la gastronomia
Gennaro Esposito, chef due stelle Michelin del ristorante Torre del Saracino, si è messo in testa un’idea brillante.
Non contento di essere il motore della Festa a Vico che ogni anno raccoglie chef, giornalisti, critici gastronomici e appassionati del buon cibo, ha avviato un’altra macchina. Quella per far diventare Vico Equense punto di riferimento della comunità mondiale avviando un percorso per far riconoscere l’attitudine gastronomica di questo lembo di terra campana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità secondo i canoni Unesco.
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Un percorso da condividere con le eccellenze del territorio e spinto dal giacimento di prodotti di cui Vico Equense si può fregiare, uno tra tutti il Provolone del Monaco, e dalla concentrazione di stelle Michelin che la fanno punta di diamante dell’alta cucina in Campania.
Impresa che necessita di una vigorosa messa a punto della qualità e capacità di tutti gli operatori della cittadina poiché il risultato non può essere raggiunto con le sole forze degli stellati.
Sul territorio insistono 140 esercizi pubblici tra ristoranti, bar e pizzerie, 130 strutture ricettive di cui 20 alberghi con un totale di oltre 2000 posti letto; circa 400 imprese artigiane (caseifici, frantoi, ecc); 700 aziende agricole, 10 strutture balneari; la varietà di prodotti DOP e appunto l’alta concentrazione – in rapporto alla popolazione – di operatori (chef, ristoratori) insigniti dei più alti riconoscimenti internazionali.
Così Gennaro Esposito ha capitanato la squadra di chef stellati per una presentazione dell’idea di Città della Gastronomia all’Università di Pollenzo con una cena in cui gli chef stellati del territorio hanno puntato la fiche per il primo passaggio.
Giuseppe Guida dell’Osteria Nonna Rosa, Domenico Iavarone del Maxi dell’Hotel Capo La Gala, Marco del Sorbo dell’Accanto del Grand Hotel Angiolieri, Danilo Di Vuolo della Caletta dell’Hotel Scrajo Terme e lo chef pasticcere Raffaele Cuomo della Cremeria Gabriele hanno realizzato (l’ottimo) menu che ha interpretato un prodotto della cittadina, provolone del Monaco, olio extravergine di oliva delle colline vicane, il fior di latte accompagnati dai vini dell’Abbazia di Crapolla.
Hanno convinto sulla bontà dell’idea? Direi di sì. È sufficiente che diate un’occhiata ai piatti della cena per convincervene.
Il baccalà e il fior di latte di Marco Del Sorbo. Tre consistenze per un abbinamento da manuale.
Testina di vitello dorata e fritta con fagioli butirri di Domenico Iavarone. Il quinto quarto dà spettacolo alla maniera di uno stellato.
Spaghettini, acqua di limone, olio delle colline vicane e caciocavallo di Giuseppe Guida. Il re della pasta centra un’altra volta il bersaglio dopo aver servito 1.600 piatti al Parco del Valentino.
Semola e pesce azzurro di Danilo di Vuolo. Riscrivete la vostra idea di pesce povero.
Crème brulée al cedro e liquirizia con fonduta di Provolone del Monaco Dop e noci di Gennaro Esposito. Fai sapere a tutti quanto è buono il formaggio con il dolce. Il piatto della serata.
Delizia al limone di Gabriele. L’essenza del limone allo stato perfetto della tradizione più recente ovvero come porzionare una torta al limone inventando un dolce perfetto per il catering. Raffaele e Liberato Cuomo sono una garanzia.
Lo facciamo un applauso di incoraggiamento per questa nuova avventura?