Chef Ruffi. Gli arrosticini finiscono in padella e fanno arrabbiare il web
Chef Ruffi. E gli arrosticini abruzzesi, piatto iconico e identitario quant’altri mai.
Che, eseguito dallo sbrigativo e pressoché anonimo chef, star del web, viene innovato, rivoltato, stravolto, ricomposto. Che io sappia, non ancora assaggiato e testato.
Prima o poi bisognerà cercare di capire meglio questo Chef Ruffi, diventato in pochi anni un vero e proprio fenomeno mediatico. 275.756 follower su Facebook (Massimo Bottura ne ha 400.000, e 280.000 mi piace; Carlo Cracco, 1.100.000 e 900.000 rispettivamente). Su Instagram, 35.000 (contro 1.600.000 e 810.000).
Non si sa chi sia, se esista veramente, se sia un espediente per vendere la sua famosa “versatile”, o se è un nom de plume dietro al quale si nasconde uno chef “vero”. L’impressione è che non sia del tutto fake, e che il risultato delle sue ricette, per quanto improponibile nella procedura e nell’estetica, non debba essere per forza rivoltante.
Più che di tradizione nell’innovazione, si può parlare di scappottamento della tradizione, di uno scappellamento a destra della supercazzola dell’innovazione.
Resta il fatto che le sue ricette provocano valanghe di commenti, ironici e irridenti da un lato, assolutamente infuriati dall’altro. Interazioni che sono poi il succo di ogni presenza in rete.
Il meccanismo è lo stesso a cui assistiamo di fronte ai piatti di Carlo Cracco. Li si irride per la quantità, per il prezzo, per lo scostarsi dalla tradizione (non voglio ricordare il caso della pizza di Cracco…). Ma, cosa che non sembra accadere per i piatti di Ruffi, li si loda e apprezza per gli stessi motivi.
La versione degli arrosticini di Chef Ruffi
Ma veniamo agli arrosticini abruzzesi. E partiamo dalla ricetta-base, che prevede carne di pecora o castrato a cubetti di 1 cm di lato circa.
Vengono cotti alla brace, sulla rostelliera, detta anche rustillire o furnacella, un piccolo braciere dove è possibile rigirarli comodamente.
Qulche piccola differenza con la versione tradizionale, c’è. Anzitutto, vengono preparati in padella, fritti nell’olio. Nella ricetta entrano anche basilico, rosmarino, e l’onnipresente mix di sale pepe e glutammato. Vengono anche bagnati con un po’ di vino bianco, che, sfumando, aziona l’allarme antincendio. “Così abbiamo visto anche che funziona.”.
Non solo. Sono, almeno nella versione in video, “al sangue”: Ruffi si è ferito con uno dei “legnetti di legno” usati per trafiggere i pezzi di carne.
Già, ma che carne? Lo chef ha usato quella di mucca.
Quindi: carne di mucca, vino, fritti in padella, aggiunta di aromi. Diciamolo, della ricetta originale degli arrosticini abruzzesi nella proposta di chef Ruffi è rimasto poco. Giusto i legnetti di legno.