Cozze e birre belghe dall’oste romano
Io ho un paio di posti dove mangiare le moules, cioè le cozze. Sono in Francia, sulla costa a nord, Pas de Calais; e lungo la Côte Fleurie. Moules frites, ovvero cozze e patate, che sono soprattutto un classico del Belgio. Ne ho mangiate una variante in quel di via della Giustiniana, a Roma, da Monsieur Dinò de Bellì, che nel suo continuo curiosare e ricercare ha incrociato Paolo Mazzola che di birre se ne intende per professione. Il duo ha deciso di mettere su una serata belga. Non cibo belga, ma birra, bière blanche per la precisione. E le cozze italo/belghe hanno fatto una gran figura in questi abbinamenti grazie al burro con sentore di aglio e la cottura in carta fata. La birra proposta da Paolo Mazzola era una Isaac del massimo esponente del mondo della birra: Teo Musso con il suo Baladin. L’apertura era stata affidata alla famosa Blanche di Namur che è un gradino più su dell’acqua e ha un profumo fruttato. La tradizione vuole che sia consumata con il limone. Buoni i piccoli panzarotti (mi sarebbero piaciuti di più con un paio di gradi di temperatura in più) con bufala che riposavano su un letto di latte di burrata e capesante (qui altra birra conosciuta, la Panada del birrificio Troll) che nulla hanno potuto nel confronto con le cozze. Divertente l’equilibrio trovato da Dino nel risotto con i porri bruciati controbilanciati dall’arancia (e la birra diventava più corposa, Troublette del Birrificio Caracole) cui l’aggiunta delle vongole poco conferiva. Aspettavo il baccalà laccato allo zenzero su gazpacho profumato e anche questa volta l’attesa non è stata vana. Il baccalà è andato a nozze con la freschezza del gazpacho e con il tono ben più robusto della Blanche des Honnelles dell’Abbaye des Rocs. Una bella lotta con le cozze. Chiusura affidata a uno strudel di arance e rabarbaro accompagnata da un’Ambrosia del Birrificio Toccalmatto. Serata divertente e proposta a un prezzo contenuto (40 €). Una formula che l’Oste di Periferia non abbandona nemmeno quando gioca a fare il “Monzù”. Bravò a lui e a Paolo Mazzola per la costruzione del percorso.
Partecipazione larga di foodblogger e giornalisti che non hanno mancato di fornire le loro impressioni: Daniela, Francesca, Rossella, Alberto, Enrico, Max.
Foto: Francesco Arena