Delivery. Ho scoperto che la pizza canotto può arrivare a casa
La pizza chiusa nel cartone per l’asporto e per la consegna a domicilio è peggiore di quella mangiata al tavolo della pizzeria.
Su questo assunto abbiamo costruito la nostra esistenza di appassionati della pizza relegando il cartone al ruolo di comprimario di eventi da seguire sprofondati sul divano.
Eppure già sapevamo dell’esistenza di pizzerie, considerate minori almeno in termini di notorietà mediatica, capaci di sfornare pizze da consumare a casa in grado di reggere il confronto.
Pizzerie che non hanno tavoli, ma al massimo un banchetto per un pasto veloce.
Poi è arrivata l’emergenza Coronavirus, hanno chiuso le pizzerie – a Napoli anche per le consegne a domicilio – e siamo andati in astinenza per 50 giorni.
Mondo capovolto con Milano capitale della pizza e Napoli al palo. Per fortuna che esistono le pizze componibili e surgelate di nuova generazione altrimenti non ci sarebbe stata interruzione.
Al primo giorno di riapertura delle consegne a domicilio in molti (dicono 60 mila) si sono fiondati sulla pizza e via con gli ordini alla pizzeria più vicina.
Che fosse possibile una buona se non ottima pizza a domicilio lo sapevamo dalle tante iniziative, fiere, eventi e situazioni in cui si utilizzavano forni da “campo”.
Ma abbiamo avuto la conferma della pizza tradizionale dagli specialisti dell’asporto con la pizza tradizionale.
E la conferma, anche se lì nel titolo campeggia la scoperta per farvi leggere l’articolo, che anche la pizza canotto, la contemporanea, può arrivare a casa bene o anche meglio della tradizionale.
Al solito basta fare le cose bene: scegliere il giusto impasto, sapere cosa vuol dire asciugare una pizza ad alta idratazione, utilizzare il giusto imballaggio, non sballottare tutto fino a creare un frappè.
Ed eccola la mia pizza canotto da uno degli specialisti della categoria, quel Vincenzo Capuano che l’anno scorso si è andato a prendere il titolo di vice campione del mondo della pizza contemporanea.
Che si conferma anche in questa versione inscatolata.
Una biga più lunga, un’idratazione all’80%, un packaging accurato che mette gioia già sull’uscio della porta.
Si scarta.
La pizza contemporanea diventa da asporto
Ci si lava le mani 3-4 volte e anche più che bene perché la pizza va mangiata con le mani dopo aver fatto attenzione a decontaminare tutto.
Il rischio nullo non esiste, mi sono ripetuto forse anche per scaramanzia, ma se devo fare attenzione con un nuovo rituale tra alcol e sapone, che almeno la pizza sia buona altrimenti non ne vale la pena.
La passi nel piatto e via di forbici per controllare il cornicione, retaggio dell’era pre Covid-19.
I fritti
E che sia buona anche la fritattina di pasta e i crocché.
Di più la frittatina.
E come potrebbe non essere buona la graffetta da impasto di pizza tanto ben fatta che dopo una veloce rigenerazione nel microonde è pronta a tuffarsi con un baffo di nutella nel caffellatte del mattino dopo?
Pensate un po’, l’asporto è anche contemporaneo.
Lo avreste mai detto?