Eventi e inviti. Roma. Disfida del pomodoro. Lettera dall’Abruzzo
È indispensabile che tutti gli esseri e tutti i saggi della terra capiscano che pane e
pomodoro è un paesaggio fondamentale dell’alimentazione umana.
Non fate la guerra, ma pane e pomodoro […] Ovunque e sempre.
Pane. Pomodoro. Olio. Sale.
E dopo l’amore, pane e pomodoro e un po’ di salame.
Manuel Vázquez, Ricette immorali
Pomodoro, pomidoro, pomodori, pomidori: così recita l’incipit del vocabolarario Treccani. Vedete il rosso pomo è sfuggente e sghembo sin dal nome, tradisce la sua vocazione trasversale. Simbolo della cucina italica, declinato in varie salse e forme da Scilla alle alpi, unisce lo stivale in un abbraccio fraterno e nazionalista.
Si… ma come tutti sappiamo non è un’autoctono! La retorica del Km zero e della conservazione delle diversità alimentari, l’avrebbe fermato a Lampedusa, insieme al triste popolo dei gommoni, rigettato in acqua a schioppettate come tanti migranti in questo nuovo secolo barbaro.
Strana la vita: il sapore dell’infanzia, il profumo che ci rende romantici nella lontananza, il colore che per questo diviene sinonimo di allegria, in una parola Heimat! In realtà è il sintomo principale della vocazione contaminata della cucina e dell’alimentazione.
Si perché messer Pomodoro viene dalle americhe, in dono da Colombo alla bella Isabella di Castiglia, il resto è storia: nel mediterraneo ha trovato un habitat peculiare a cui si è adattato perfettamente divenendo il simbolo della dieta mediterranea. E io ringrazio quotidianamente questa contaminazione, questa infettarsi e contaminarsi proprio delle culture e dei saperi, si anche di quello gastronomico, che una nuova (antica) moda vuole conservatore e revanchista. Ringrazio questa capacità di mischiarsi e di infettare il reale, senza la quale il vermiglio frutto non sarebbe mai arrivato da me a Francavilla al Mare sulla verde costa adriatica.
Ricordo come fosse oggi, le lunghe estati dell’infanzia, quando svegliarsi era una gioia e ogni giorno una nuova sfida tra cavalloni, sabbia, campagna e animali esotici (maiali, mucche, galline ecc). ricordo ancora la sensazione di saltare giù dal letto con il sole negli occhi e la gioia nel petto! Il saluto di Lucietta la mia tata abruzzese che mi accoglieva con un piatto di pizza pane appena sfornata, strusciata di pomodoro dell’orto e olio fresco… Una delizia!
Vedete questo è l’imprinting di cui parlava Lorenz.
Mi ha segnato così a fondo che mi basta vedere un pomodoro nell’orto per essere contento. Da quei giorni felici di giornate sono passate, ma l’orto di Francavilla resta una delle cose cui tengo di più. Il mio Heimat privato, e i pomodori ne occupano un posto privilegiato intorno a cui sono nate tutte le altre verdure e ortaggi. Il mio amico Luigi, grande uomo di vino e di cibo, dice sempre che i pomodori di Francavilla sono speciali, unici. Ha ragione: collina di fronte al mare, la brezza iodata che spira continua, il terreno è sabbioso, il sole è a palla e le notti fresche danno refrigerio… L’importante è dosare l’acqua. Bastone e carota, poi la natura fa tutto da se.
Mi piace l’idea di 10, 1000 orti sparsi per lo stivale, di una rete di golosi coltivatori, che si applicano per la propria gioia. Un’idea vincente che troverà il suo apice in incontri come La disfida del pomodoro. Un gioco serissimo per ragionare insieme sui prodotti, sulla cucina, sulla contaminazione. Questa è la società gastronomica come la penso, un insieme di gioco e sostanza, di divertimento e profondità, un’idea di futuro possibile, di una contemporaneità antica e nuovissima!
Non vedo l’ora che sia martedì 28 settembre… Tanto vinco 🙂
Ciao A
2. continua (puntata precedente la leggete qui)
Disfida del pomodoro. 28 settembre 2010. L’Incannucciata. Via della Giustiniana, 5 – 00188 Roma. Tel. 06 45424282 (Per tutti gli accordi “di fornello” si può chiamare Dino De Bellis).
Il menu segue le regole della disfida più famosa d’Italia con un menu rosso tutto al pomodoro.
Araldi delle tre terre per benvenuto e statuto
Oh mio Signore, le palle di riso per le nostre catapulte
Riccio da Parm(igian)a
Spaghetti al dio della guerra
Ettore Fieramosca transitato per Amatrice
Oh mio signore, le palle per le nostre bombarde
Benoît da Cadoum? No, Nathan da Trastevere
Romanello da Capri
Tutto ciò (con qualche altro dettaglio, secondo noi, di eccellenze che scopriremo un po’ alla volta) vale 40 quattrini a cranio.
Si accettano partecipanti alla cena e sfidanti per la prova a crudo.
Lucidate le armature e imbracciate forchette e coltelli. Vediamo se vince l’Abruzzo, la Campania o la Toscana!
PS. Partecipano i Vini sfusi di Alta Qualità di Luigi Cataldi Madonna, spaghettioro di Antico Pastificio Rosetano Verrigni
Ai fornelli Dino De Bellis e Arcangelo Dandini
La foto dell’orto è di Valeria Masci