Ligera, la birra del Birrificio Lambrate ti fa sentire re per una notte
Monarca per una notte, ovvero Giampaolo Sangiorgi del Birrificio Lambrate di Milano, a Roma. Un evento e soprattutto l’occasione per assaggiare in compagnia del deus ex machina del birrificio quel capolavoro che risponde al nome di Ligera e mettere in fila altre creazioni. Palcoscenico, il “solito” Birrifugio che si divide con altri locali il palcoscenico brassicolo capitolino.
Eccole in ordine di apparizione:
- Ortiga alla pompa: birra ad alta fermentazione in stile English Golden Ale. Dal colore aranciato-ramato scarico, si presenta leggermente velata una volta versata nella sua classica pinta. Al naso, un delicato caramello accompagna le note erbacee, resinose e speziate-agrumate dei luppoli. Il corpo è leggero, in bocca è pulita con un piacevole finale amaro che la rende senza dubbio dangerous drinkable.
- Ligera: birra ad alta fermentazione in stile American Pale Ale. Dal colore aranciato-ramato. Al naso presenta una delicata nota di miele di castagno subito sormontata dall’agrumato di mandarino e arancia amara, legata ai luppoli americani utilizzati, solo un leggero erbaceo nel finale. In bocca, sono evidenti le note agrumate che accompagnano un corpo moderato e una netta secchezza nel finale, che richiama un altro sorso.
- Gaina: birra ad alta fermentazione in stile India Pale Ale dal colore ramato intenso, al naso le evidenti note esuberanti di fragoline di bosco, pesca sciroppata e mango sono arricchite da un elegante finale speziato e terroso. Il corpo molto pieno e ricercato quasi un po’ chewy è contrastato da un amaro importante che persiste fino all’ultimo sorso. Come tutte le IPA fatte bene, birra d’impatto; e come le poche IPA fatte perfettamente, non stucca.
- Imperial Ghisa: birra a bassa fermentazione in stile Smoked Baltic Porter. Impenetrabile. Dal colore nero intenso. Al naso, questa versione estremizzata della Ghisa, regala note di tostatura, fondo di caffè, affumicatura, cacao amaro, toffee e un etilico vinoso accompagna sentori di frutta rossa sotto spirito. In bocca, è piena e si ritrova ciò che si è sentito al naso. Birra da meditazione, che scalda, ma con un impatto etilico meno violento del previsto.
Dalle varie incursioni del Monarca tra un piatto e l’altro, dalla schiettezza dei suoi racconti, dal suo essere a proprio agio facendo l’entertainer al bancone e in mezzo ai tavoli, quello che traspare è la passione che mette nel suo lavoro e come la trasmette ai suoi soci/collaboratori/dipendenti, chi è stato al suo locale non può che sentirsi a casa propria, ed è la sensazione che ho avuto anche io andando da loro l’anno scorso. Le birre sono eccezionali, ma il successo del Lambrate non sono le birre, è l’atmosfera e l’aria che respiri dentro, poi se sei capellone e metallaro non puoi stare male, non vorresti mai andartene.
[Immagine: Emanuela Marottoli]