Acciaroli e le alici di menaica
Il vecchio, U’ viecchiu. Che strano, per anni nella mia mente è stato Antonio Masarone, il pescatore di Acciaroli che assomigliava in maniera incredibile allo Spencer Tracy protagonista del Vecchio e mare cinematografico. Ora non più. E’ sullo sfondo, mentre il cartello di ingresso al paese ti ricorda che lo scrittore è stato qui. Leggenda, per alcuni, storia per altri. Il cronista di guerra ritornato durante la pace nel Cilento si sarebbe ispirato a questi luoghi e a queste persone per il suo romanzo. E’ così senza dubbio. Ne ho parlato tante volte in 32 anni quando ancora Acciaroli era per tutti i (pochi) villeggianti l’unico comune del territorio. Sbagliato, è frazione di Pollica. Ma vallo a spiegare a chi in città ti chiedeva dove andavi a mare. Acciaroli? E dov’è? Altri tempi, eri a nord del Club Mediterranée di Palinuro o a sud dei templi di Paestum se volevi farti capire. Poi il club a Palinuro è andato via e ti rimaneva il nocchiero scivolato in acqua o i festival e i concerti che rilanciavano la presenza di Paestum al pari dello stadio di Cava de’ Tirreni. Arene per ugole (dai biglietti) d’oro.
Poi è venuta l’età d’oro, quella di cui tutti hanno goduto, marcata da una sola persona che ha fatto brillare Acciaroli di luce propria e ha cambiato la geografia dei luoghi. Palinuro è a sud di Acciaroli, Paestum è a nord. Non è stato un percorso di un giorno, ma molti hanno capito che il territorio di Pollica capoluogo aveva due borghi a mare, Acciaroli e Pioppi, e due in collina, Celso e Galdo. Bandiere blu e cinque vele, Slow Food e le città Slow, riconoscimenti e premi, manifestazioni ed edilizia di recupero, depuratore e gigli di mare, raccolta differenziata e porto passaggio obbligato per le rotte delle Eolie, articoli e film. Una stella. Tutto merito di un pescatore che aveva preso la staffetta da un Santiago troppo debole con quella storia del marlin che era in realtà un tonno e si era messo a fare quello che prima nessun altro sindaco aveva fatto: far conoscere il territorio.
Angelo Vassallo era pescatore ed era diventato sindaco un po’ per caso. Casi fortunati, avrebbe detto la storia dell’età dell’oro. Interrotta in maniera drammatica a ricordarci che non tutte le favole hanno un lieto fine. Purtroppo.
Ora io, come tutti i cittadini e tutti quelli che hanno vissuto l’epoca più bella, sono a guardare chi potrebbe essere il pescatore che prende per mano questa comunità ferita e ancora sbigottita per quanto accaduto e che si interroga allo stesso modo e scruta tutti per individuare il diavolo. E anche l’Angelo. Potrebbe diventarlo Stefano Pisani, il vice che Angelo aveva scelto come suo secondo per gioventù e per incroci di veti che avevano reso impossibile la nomina di Carla Ripoli o di Gabriella Mazziotti? Donne che avrebbero dato un ulteriore messaggio a favore di Pollica. Stefano Pisani ha dovuto raccogliere un’eredità difficile in un momento peggiore e deve saldare passato, presente e futuro. Difficile fare l’Angelo soprattutto fino a quando non si vedrà il diavolo in faccia e la torma di zampe e corna di questi ultimi tempi sarà messa a tacere.
Potrebbe diventarlo Antonio, il figlio di Angelo e ora Assessore alla Continuità di quell’epoca su cui tutti hanno paura cada il sipario? Molti lo sperano e il suo tratto da pescatore di alici di menaica ne farebbe l’erede naturale.
E’ la domanda che tutti noi che ci conosciamo da una vita, o quasi, ci poniamo mentre si percorre il corso o i vicoli con le novità della storica Lucciola che alla fine è diventato un bar dei Navigli. “Acciapulco”, commenta qualcuno. Crasi tra Acciaroli e Acapulco. Un po’ lontano dal pescatore cubano. Preferisco il Muretto, il nuovo bar che è stato aperto dall’ex-gestore della Lucciola 100 metri più avanti. E’ più bello. “Certo che se i baristi realizzano locali più belli di noi architetti siamo messi male”, commenta un amico (architetto) sulla spiaggia super affollata della domenica. E tacciamo al pensiero delle curve e delle putrelle che (in stile quasi Centre Pompidou?) allieteranno uno dei centri commerciali di Acciaroli con le solite polemiche di impatti, acque nelle fondazioni, drenaggi e dicerie varie.
Mi riporta su questi lidi una sosta al ristorante Da Claudio, che ha aperto l’anno scorso. Non ero ancora andato dal fratello di Angelo, quello dalla faccia larga e aperta che aveva usato parole forti l’anno scorso. Ne ho studiato i tratti ma mi sembra lontano mille miglia dall’Angelo che si cerca. Ma come vorresti interrogare il cibo? Non è fuori luogo? Guardate alla Dieta Mediterranea e al riconoscimento dell’Unesco che Angelo aveva proposto insieme ad altre nazioni in uno sguardo più ampio degli orticelli che fatalmente già si stanno sviluppando.
I paccheri con gli scampi e le zucchine me la ricordano come le fettuccine al tonno, piatti ordinari ma che sanno di territorio. Preferisco il fritto ancora più atavico nella mia mente. Lo apprezzavi già prima che il pescatore indossasse i panni del sindaco. La materia prima è eccellente, come non potrebbe esserlo, meno l’esecuzione. Bisogna dare tempo per mettere a registro.
Giro e rigiro e guardo i cartelli che annunciano la nuova data della manifestazione uviecchiu, da Cuba al Cilento che si sarebbe dovuta tenere a settembre dell’anno scorso. Io e Angelo avevamo pensato di uscire a pesca per lanciare l’evento. E così avevamo fatto. Insieme a Lello Fiore che tutta l’estate era rimasto silenzioso compagno di pesca. 22 e 23 luglio, segnate le date, ad Acciaroli si terrà la manifestazione rimandata e dedicata al sindaco scomparso. Nel calendario c’è il cibo, come potrebbe non essere con Angelo che era Vice Presidente Cittàslow. Ad aprire la manifestazione ci sarà Carlo Petrini con Stefano Pisani e Marino Niola all’Arena del Mare di Acciaroli. Titolo: Pollica città slow, Cilento terra di miti e benessere. Lo saprà la giovane che si allontana con la borsa sotto il braccio?
Il mito della pesca ad Acciaroli resiste ancora. C’è il Marco Polo che è la più grande cianciola da queste parti, almeno così si dice, ma soprattutto ci sono loro due, i pescatori di alici di menaica. Antonio Vassallo e Enzo Amendola. Sì, perché molti credono che solo a Pisciotta ci sia qualcuno che pratica questo tipo di pesca, ma non è così.
Antonio e Enzo hanno altre attività. Il rosso e il mare, il ristorante al centro di Acciaroli, deve il nome alla capigliatura del figlio di Angelo. Ad Enzo sono sempre piaciute la pesca e l’abbigliamento e la sua Porta Gialla è lì da tanto tempo. “Si va a pesca?”. Il tempo delle alici è quasi finito e dopo le belle prese da 3 quintali che hanno invaso il gozzo con la cabina si rischi di fare solo una gita. Faticosa, perché vanno stesi 700 metri di rete che prenderanno solo le alici più grandi, quelle migliori da mettere sotto sale e governare per un tempo che scoraggerebbe (e scoraggia) chiunque. Ma non le donne di casa Amendola e Vassallo. Sempre ammesso che si trovi il banco disposto a muoversi e ad andare incontro alla luce della luna che rischiara il mare e alla rete che aspetta i pesci.
Il sole cala lentamente mentre si esce in formazione atipica con Lello Fiore, Maria, pasticciera imprestata con successo al tiro delle reti, e il marito silenzioso che indossa i pantaloni arancioni segnaletici. Siamo sicuri che i pesci vedranno Giuseppe da ogni dove. La torre saracena è lì da sempre, rimessa a posto e solida, solidissima. Ha tenuto su un pannello enorme di Angelo con l’acqua del mare in un bicchiere: pulita da bere. Si gira intorno alla madonnina mentre le grandi barche che hanno avuto un po’ di spazio accanto ai pescherecci sono lì a testimoniare un passaggio d’epoca.
Il più piccolo del gruppo smania per vedere le reti ribollire di riflessi. Calma, calma, lo schermo dello scandaglio dice che i pesci ci sono. Mica che saliranno verso la superficie andando a incrociare la rete.
Maria richiama l’attenzione di tutti. Scandaglio o no, c’è ‘u zifaro, l’uccello simile al gabbiano che pesca le alici in profondità. Eccone altri.
Via, si cala la rete. A mano per 700 metri. E poi si aspetta mentre tutto diventa nero come la pece e c’è solo la luna nuova a rischiarare e una lampadina da 40 watt.
Non siamo molto fortunati. Il banco è rimasto fermo e sarebbe stata una bellissima prese se si fosse mosso. Alici grandi e belle che sarebbero finite sotto sale come le altre di questa stagione. Chiudo gli occhi e il sapore di mare delle alici che qualche giorno addietro ho assaggiato all’enoteca di Antonio e Giusy si mescola all’odore che sale dalla rete. “Le alici pescate da papà l’anno scorso”.
Quanti pescatori ci sono ad Acciaroli? Tanti. Quanti pescatori di menaica che ora stanno ritirando la rete a mano che ha atteso un passaggio che non c’è stato? Due. Qualcosa vorrà dire, mi chiedo, mentre provo a fotografare l’alice nel palmo della mano di mio figlio che ha inondato la barca di domande.
Perché gli altri pescano in maniera diversa? Perché è più facile e più redditizio. Che senso avrebbe pescare alla maniera antica in un mondo che deve ricordare di andare Slow se non vuole morire di accelerazioni G negative?
Non ce lo chiediamo più mentre sotto gli ombrelloni dell’Enoteca, di fronte a quel porto che ha attirato turisti e forse altri interessi, mangiamo le alici pescate da Enzo che Antonio ha chiesto a suo zio Claudio di friggere per noi. Anzi qualcosa ce la chiediamo.
Non era questo il tesoro da mettere in salvo per noi e per quelli che verranno dopo di noi? Non c’è niente da fare: ci vorrà sempre un pescatore che ci ricordi come pescare le alici in maniera differente per evitare che si possa pensare che la scorciatoia sia la strada migliore per vivere meglio.