Pizza. Il canotto di Carlo Sammarco sbarca a Roma e conquista Eataly
A Eataly Roma, solo per un giorno, è sbarcato Carlo Sammarco con la sua pizza canotto.
Se nella Capitale la prima realtà non necessita di presentazione (nemmeno al più profano dei lettori sfugge l’esistenza della creatura di Oscar Farinetti), la pizza detta a canotto del pizzaiolo napoletano campione della specialità si fa strada nel burrascoso flusso dell’informazione web, coadiuvato anche da Scatti di Gusto che ha lanciato l’hashtag #pizzacanotto appunto.
Il merito è stato riconosciuto anche da una realtà importante come quella del mega store gourmet farinettiano che lo ha accolto fra le sue mura.
Classe 1991, Carlo Sammarco si fa strada nella gremita scena del disco di pasta partenopeo proponendo una pizza caratterizzata da un cornicione molto alto, qui sinonimo di qualità e di lievitazione lunga e controllata, 36 ore nel suo caso.
Sorvolando le polemiche e l’inevitabile mormorio creato dall’innovazione che va oltre lo stereotipato modello tradizionale, c’è da dire che la preparazione in questione era validissima.
Ma andiamo al sodo: Carlo Sammarco usa esclusivamente farina zero e doppio zero del Mulino Caputo: “il mio brand”, dice orgoglioso il pizzaiolo.
L’impasto viene lavorato con una percentuale di acqua al 75% per offrire un alto grado di digeribilità.
Il benchmark della prova è ovviamente la margherita, chiamata sul menu Bufalina DOP ad enfatizzare la presenza di un prodotto caseario protetto e proveniente dal caseificio “Le Grazie”.
L’impasto si presenta elastico ma non risulta gommoso, e pur essendo alveolato mantiene una sua “struttura” senza essere affogato dal condimento o dal sale.
La pizza è infatti abbastanza asciutta e non straborda liquido al suo taglio.
Unica pecca è la cottura che, a causa di un forno troppo ampio inadatto a mantenere una temperatura costante, miete inevitabilmente qualche pizza.
Il bilancio della cena è oltremodo positivo e il prezzo della pizza margherita è di 8 € (si arriva anche ad 11 € per le altre varianti).
Ben al di sopra della soglia a cui si è abituati nella patria partenopea del suddetto alimento, ma in linea con i prezzi della capitale e ancor più con quelli di Eataly.
E voi avete avuto la possibilità di gustare questa nuova interpretazione di un classico sempreverde? Ditecelo nei commenti.