Milano. Una pizza che costa 28 euro può dichiararsi gourmet spennapolli?
Mettete da parte il ramoscello d’olivo e applicatevi sulla questione “Quanto può costare una pizza?”
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L’argomento ritorna alla luce dalle profondità carsiche del prezzo corretto ogni volta che a pizza viene associato il termine gourmet.
L’aggettivo più tartassato e peggio utilizzato della storia gastronomica del web 2.0 ha dato la stura ad una serie di declinazioni in salsa nostrana che fanno il paio solo con l’abuso della parola chef.
Una pizza gourmet è quindi una pizza con prodotti d’eccellenza o adatta a palati fini e sopraffini. Il resto, croissant (si suppone con margarina) per il popolo.
Su Facebook è divampata la polemica per un post di Adriano Aiello che ha ripreso un articolo di Scatti di Gusto dal significativo titolo Capperi che Pizza e che prezzi elevati nella nuova pizzeria gourmet che apre a Milano per chiedersi se una pizza con il prosciutto crudo può costare 28 euri.
Avendo anche l’aggravante del bicchiere che sorregge il prosciutto in perfetto stile buffet anni ’80.
A quanto leggo, questa pizza bianca (gourmet eh, non scherziamo…) con 6 o 8 fette di crudo di Parma costa 28 euro. Non è uno scherzo. Sì, lo so, chi parla di prezzi è un barbaro fomentatore populista, adoratore di flame dal consenso facile, un ristorante non è solo quello che hai nel piatto, il convivio, la qualità e bla, bla bla… Auguri a tutti.
La colomba di Pasqua ha iniziato a volare radente al suolo.
Allan Bay è intervenuto per sottolineare che la qualità degli ingredienti si paga.
Ma ha contribuito ad impallinare la colomba.
D’altronde si sono levate in volo le aquile e per il pennuto della pace c’è stato poco da fare.
Che un prezzo elevato di una pizza, per quanto possa essere giustificato da impiego di ingredienti di eccellenza, debba essere preso con le pinze è fatto risaputo.
E mi era sembrata cosa buona e giusta far intervenire l’addetto stampa della nuova pizzeria gourmet (disclaimer: uso l’aggettivo perché il marchio è registrato dalla famiglia Acciaio ed è utilizzato per il Circuito Pizzerie Gourmet di cui fa parte anche Lievità), Luisa del Sorbo.
Che è contravvenuta alla prima regola fondamentale dei social. Non quella di giustificare un prezzo elevato di una pizza, ma scrivere un commento di 5.000 battute.
A questo punto è intervenuta la contraerea che aveva riposto i cannoni dopo la battaglia di Londra e il bianco pennuto è venuto giù alla velocità della luce.
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Prendete fiato e leggete perché una pizza può costare 28 euri (aggiunta qualche correzione di battitura al testo originale e inseriti spazi tra paragrafi per facilitare la lettura, ndr).
Io credo si stia creando confusione per nulla. Mi spiego. La particolarità del menù e’ che il
Cliente può scegliere cosa mettere sulla pizza e quindi nel caso del prosciutto la differenza e’ data dalla stagionatura. L’impasto e’ idratato al 70% ed e’ fatto con Farine di tipo 1 e tipo 2 di grano 100% italiano (quindi totalmente tracciato) ed e’ realizzato con poco sale. Risultato? No si beve tutta la notte perché la pizza e’ digeribile e non salata. E il prosciutto e’applicato a crudo appunto per non rovinare il prodotto. Il bicchiere può piacere o meno (questo e’ soggettivo).Va dunque analizzato
1. Siamo a Milano (intendo quindi che i prodotti vengono importati da ogni dove ma non ci sono coltivatori di pomodori del piennolo DOP a Milano)
2. Capperi che Pizza e’ del circuito Pizzerie Gourmet (marchio registrato della famiglia Acciaio).
3. I prezzi se si analizza la cosa in modo astratto diventano criticabili, ma la verità e’ che si può scegliere quale tipologia di pizza mangiare, con quali prodotti (tutti genuini, tracciati e perlopiù DOP, IGP o biologici – addirittura le bibite sono biologiche e non trovate nel locale la COCA COLA ma la kinder cola senza conservanti e caffeina).
Dunque i prezzi variano in base alla tipologia di prodotto richiesto, le margherite sono di 8 Tipologie (e vi consiglio di provare quella con il corbarino, DIVINA), appunto perché si può scegliere quale pomodorini usare o quale mozzarella (fior di latte di Agerola oppure bufala campana, di Alvignano).
Ci sono poi alcune pizze realizzate con prodotti che già solo acquistarli e farli arrivare a Milano costano. Quindi la differenza non la dovete analizzare sul prezzo di una pizza (con tutti prodotti al TOP e che hanno dei loro prezzi di mercato a prescindere dalla pizzeria), bensì in base al vs. gusto e scelte. E’ come lamentarsi perché si va al ristorante e paghiamo un conto alto dopo aver bevuto champagne e mangiato caviale.
4. Senza tener conto in questa analisi di: ambientazione e servizio. Capperi che Pizza Esprime uno stile di vita non da Nababbi ma di chi nella natura ci crede e tutela il proprio organismo ingerendo prodotti buoni e tracciati. Si può scegliere di mangiare altro…ci sono milioni di Pizzerie e luoghi dove ingerire pomodori definiti DOP ma che poi risultano acquosi ed insipidi perché facevano parte della raccolta di inizio o fine stagione e quindi non ancora polposi o senza sapore perché pieni di acqua. Io direi di spostare l’attenzione NON sui prezzi ma appunto sui PRODOTTI! E capire che anche i capperi non sono da supermercato, bensì di Salina. Addirittura gli arancini vengono fatti con RISO DOP, unico in Italia. Facciamo tutti i professori dicendo che bisogna aiutare contadini e produttori!
Con Capperi che Pizza si ha la piena dimostrazione su come un Buon Prodotto anche di piccole quantità ( e quindi più costoso a causa delle leggi del mercato: per come e’ stato prodotto con quali tecniche di selezione, produzione e ciclo di trasformazione, burocrazia per riconoscimenti della tracciabiàita totale oltre che spedizione) fa la differenza.
La famiglia Acciaio si e’ preoccupata di selezionare personalmente questi prodotti, al punto di mettersi in gioco acquistando coltivazioni di pomodori prima della semina incentivando i contadini a curare la terra sul Vesuvio con tecniche sane ed analizzando mese per mese il momento preciso in cui raccogliere.
Ripeto! Si può scegliere di pagare di meno, ma non venite a parlarmi di Gourmet e di prezzi facendomi trattati su un bicchiere invece di chiedervi ma la tipologia di prosciutto? Sarà stagionato? Sarà tracciato? Sarà saporito? Oppure e’ da supermercato confezionato?!
Signori vi invito a visitare la pizzeria e a farvi spiegare ogni prodotto che state mangiando, a leggere il menù dove tutto questo e’ raccontato e definito e scegliere gli ingredienti che volete sulla pizza (perché da Capperi che Pizza potete scegliere come già scritto addirittura che tipo di margherita si vuole e farsi definire al palato il retrogusto finale che si vuole avere).
Ritornate ad assaporare ciò che mettete in bocca, ad informarvi su cosa state ingerendo e Scegliete di Volervi Bene, portando a casa un prodotto da mangiare con la certezza che Non vi farà male! Oppure scegliete un’altra tipologia di pizza, MA VI PREGO abbiate il coraggio di NON scadere nel populismo, ma di utilizzare il cervello e il palato in modo analitico.
Bababoom, apriti cielo.
Dopo le aquile, è il turno dei falchi. Adriano Aiello, fino a questo momento misurato pur nella sottile venatura polemica ha tracimato.
Luisa Del Sorbo ci vuole comunque un grande coraggio o una grande faccia tosta a entrare su una bacheca e permettersi di dire di “utilizzare il cervello e il palato in modo analitico”. Stai facendo la venditrice sulla mia bacheca e stai facendo anche la lezioncina, stai perfino postulando l’idea che a Milano, sotto i 28 euro, non posso mangiare una buona pizza con il crudo. Stai dicendo che tutti gli altri non si fanno del bene. Vogliamo cominciare a fare dei conti. Con 4 euro li sopra ci metti un prosciutto di Dok Dall’Ava (può andare?). Vogliamo mentire e dire che al massimo livello quella pizza costa 6 euro? Ce ne vuoi guadagnare altri 22, ok. Non mi fare la morale su cosa mangio però perché se non ti rendi conto essere inappropriata abbiamo un problema
Ecco, a voi manca solo il link a tutta la discussione e a noi il vostro parere su quanto possa costare al massimo una pizza per dirsi gourmet senza sembrare un’esagerazione.
Pur se si utilizza prosciutto della colomba venuta giù a colpi di post in questi giorni di festa.