Bologna. La febbre della pizza sforna Masaniello, pizzeria etica di nome e di fatto
La febbre della pizza e delle nuove aperture di pizzerie a Bologna non si arresta ed ecco Masaniello – Pizzeria Etica, progetto di due fratelli napoletani, Luca e Marco Caiazza, che giocano la carta della pizza napoletana ancora più buona perché utilizza prodotti coltivati sulle terre confiscate alla camorra.
E’ una storia tanto bella quanto semplice, da raccontare nei pochi minuti in cui la pizza viene stesa, farcita e cotta.
“Siamo cresciuti nel cuore di Napoli, esattamente difronte la storica pizzeria da Michele”, mi racconta Luca, “e poiché da Michele c’è tanta fila, mio fratello mi comprava la pizza in un’altra pizzeria ma quando tornava a casa io lo capivo e così l’amore per la pizza e per la mia città è cresciuto insieme a me.”.
Luca inizia la gavetta del pizzaiolo, ovvero girare il mondo facendosi un po’ ambasciatore di cose buone: prima si forma alla pizzeria “Diaz” di Portici e poi vola a Londra per mettere a punto conoscenze sugli impasti dai maestri pizzaioli che lo avevano preceduto.
Infine l’idea di fare diventare la pizza non solo il simbolo di Napoli ma anche simbolo della Napoli che tutto il mondo deve apprezzare e da cui si può ispirare: una pizza buona perché fatta con un impasto con lunga lievitazione (24 ore) e utilizza buoni prodotti provenienti da territori confiscati alle cosche mafiose coinvolgendo persone che sono uscite dall’illegalità e cercano una nuova opportunità.
Così alla serata inaugurale sono arrivati il procuratore antimafia di Napoli Giuseppe Borrelli e il giornalista Sandro Ruotolo per parlare ancora una volta di legalità insieme a Gino Fabbri e Nadia Monti coordinatrice regionale di “Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”.
Appena entrati ci si sente già coinvolti dall’atmosfera tutta napoletana che regna nella pizzeria: un murales sul forno è dedicato a Pino Daniele, un altro sul banco è il Vesuvio e poi l’accoglienza, i sorrisi e le battute in dialetto napoletano.
Due fratelli diversi, uno, Marco, che impersona di più il personaggio di scugnizzo napoletano sempre sorridente e pronto alla battuta; l’altro, Luca, timido dai modi più pacati.
“Abbiamo studiato con cura il menù delle pizze per far in modo che ci fossero tutti gli ingredienti della nostra tradizione gastronomica campana. Anche se questo progetto è innovativo, noi partiamo comunque dalla nostra storia e dalle nostra tradizioni; anche la scelta delle birre è stata studiata ad hoc”, spiegano, “e infatti troverete due birre artigianali made in Napoli: la birra “Cella 0” dell’azienda di Ciro Corona e quella del Birrificio artigianale Flegreo la “Birra La 10”, gluten free omaggio a Maradona”.
La scelta include anche le più classiche bevande “da pizza”: Spumador al chinotto, gazzosa, tonica al limone e la selezione di bevande bio di “Galvanina”.
I veri protagonisti di questa storia sono i prodotti buoni delle terre campane fra cui troviamo i Fagioli Borlotti della cooperativa Fattorie doc, la conserva di Pomodoro del Piennolo, la crema di zucca e la “Galamella” crema di nocciole napoletana che sembra già entrata nella tradizione.
I marchi sono quelli delle cooperative sociali fra le più conosciute: “Libera Terra” e “N.C.O.- Nuova cooperazione organizzata”.
La pizza è buonissima, impasto ad alta digeribilità, salsa equilibrata e fiordilatte filante che ingolosisce tutti i curiosi che si affacciano dalle vetrine per capire cosa sta accadendo in quella che fine a un mese fa era una delle tante anonime pizzerie da asporto della zona.
Oltre alla classica pizza alla napoletana ci sono anche i calzoni, le pizze fritte e i tradizionali panuozzi napoletani. E c’è un’ampia scelta di farciture pensate per vegetariani e vegani.
“Di idee ne abbiamo, vogliamo realizzarle tutte perché ci siamo accorti che le persone non restano indifferenti e il tema della legalità è molto sentito anche qui al Nord; stiamo già collaborando con Roberto Morgantini (storico fondatore di Piazza Grande e deus ex machina di “Cucine popolari” la mensa cittadina dei poveri) per portare a Bologna la “Pizza sospesa” ovvero pagare una pizza e permettere di mangiarla a chi non ha le possibilità, come si fa a Napoli anche per il caffè”.
“Fra non molto, dopo aver fatto il giusto rodaggio e studiato le esigenze della clientela, inizieremo a sfornare anche pizze senza glutine e con impasti speciali con l’utilizzo del grano saraceno e poi abbiamo pensato allo streeet food che va tanto di moda proponendo la tradizionale pizza a portafoglio napoletana”.
La Pizzeria Etica per uno strano gioco del destino ha trovato il suo posto proprio qui in San Donato, un quartiere storico vicino alla zona universitaria che negli ani è stato prima bollato come ghetto dei meridionali e successivamente indicato come quartiere difficile, ad alta concentrazione di immigrazione e microcriminalità e su cui il Comune sta effettuando un minuzioso piano di recupero e di rivitalizzazione.
Una realtà come quella di “Masaniello- pizzeria etica” si inserisce perfettamente in questo contesto, anche perché questo è il quartiere più prossimo alla zona universitaria e con un gran via vai di studenti, dove lo street food ha trovato ampio spazio per celebrarsi.
I ragazzi e tutti saranno contenti anche dei prezzi? Ve li dico: dai 4 € (marinara) a 8 € per le farcite più ricche mentre i panuozzi costano dai 5 agli 8 €.
Quanto ci metterete a passare da queste parti per assaggiare la pizza due volte buona?
Masaniello pizzeria etica. Via San Donato 3/c. Bologna
[Immagini: Manuela Di, Repubblica Bologna]