Enosake a Roma, dove mangiare giapponese e bere grandi distillati
Marco Wu ci ha abituati ormai ai suoi colpi di testa, ma questa di Enosake qui a Roma proprio non ce l’aspettavamo, non vi sembra un po’ milanese come idea? E invece no.
Partiamo col dire che sono assidua frequentatrice sia di Quartino che di Astemio, i primi due locali di Marco. Ci torno con piacere tutte le volte che sono a Roma e voglio circondarmi delle calde atmosfere che i suoi locali regalano, oltre che naturalmente dalle sue proposte enogastronomiche. Purtroppo non sono riuscita a provare subito Enosake, perché Roma è una città difficile e ti costringe a centellinare il tempo. Alla fine però ce l’ho fatta, non è certo questo il posto che potevo snobbare. Sia chiaro che non scrivo mai per compiacere nessuno, e se ho sempre scritto bene di questi posti è perché meritano ogni parola.
Il nome parla chiaro. Sake come se piovesse con più di 300 etichette, ma anche i migliori distillati giapponesi e una proposta gastronomica da far girare la testa. Nella mia testa Marco disegna i suoi progetti su un tavolino, schiocca le dita e all’improvviso questi prendono forma.
Com’è Enosake a Roma
Fortunatamente Enosake si trova nel quartiere San Giovanni a Roma, a pochi passi dalla mia casa romana e dagli altri due locali di Marco Wu. Da qui si può ammirare la bellissima basilica di San Giovanni grazie al dehors esterno. Il locale è strutturato come il tipico izakaya giapponese, in cui la bevuta è protagonista, accompagnata da un’adeguata proposta gastronomica. Le pareti sono tappezzate di sake tanto da perderne la vista e il grande bancone fa da palcoscenico allo chef che lì prepara le sue specialità giapponesi senza trucchi e senza inganni. Toni caldi, luci soffuse, poltrone morbide e accoglienti, voglia di rimanere lì a lungo.
E potete anche permettervi di rimanere qui tutto il giorno visto che Enosake è aperto da mezzogiorno a mezzanotte, e vede la Roma un po’ frenetica delle ore di punta e quella romantica del tramonto. Poi, quella un po’ infreddolita dal ponentino, che tuttavia non scombina nè capelli nè piani.
Come si beve e si mangia da Enosake a Roma
Tra sake, vini, altri distillati, cocktail e piatti di autentica tradizione giapponese qui potete davvero sedervi comodi perché le serate potrebbero allungarsi. Gyoza in diverse varianti. Ovviamente sushi, carpacci, tartare. Ma anche diverse varietà di ramen, preparati con una cottura antica di oltre 10 ore, o il tiramisù al tè matcha, per rappresentare tutte le tipicità di una cucina troppo spesso ridotta a pochi piatti, e che invece (come per i sakè) merita di essere approfondita in ogni suo aspetto.
I sake
Più di 300 etichette di sake che, come i vini, mantengono lo stesso prezzo sia consumati su posto che da asporto. Ce n’è davvero per tutti i gusti, dalle bollicine (sì, anche il sake ha le sue bollicine), a quelli dolci o sapidi, tutti consigliati dall’espertissima sommelier Jacqueline Margaret Capuzzi. Perché, diciamoci la verità, chi è che è davvero esperto di sake? Lì dentro abbiamo tutti bisogno di una mano, di un buon bicchiere e sicuramente di una buona bottiglia. La carta è in fase ancora di elaborazione e quindi dovrete chiedere, vedere, scoprire e prendervi anche il rischio di assaggiare qualcosa che non vi piace.
Il sake che ho scelto è quello viola tra i due in foto, si chiama Oujiman Otoboke Beaver e costa 55 euro a bottiglia. Quel giorno non era in mescita, ma se volete solo bere un bicchiere partono dagli 8 euro a calice.
I cocktail
Ma in mezzo a questo traffico di distillati c’è sempre posto per una dignitosissima carta dei vini e una cocktail list in puro stile giapponese, che ti strappa un sorriso anche solo a leggerla. Tipo la Kiyomi Colada, un drink tropicale a base di rum, purea di banana e crema di cocco vaporizzata. Lo Jundo (dal giapponese “purezza”), col gin con liquore ai fiori di sambuco, estratto di aloe vera e limone. il Miyajima Fashioned (il mio preferito), a base di whisky, infuso all’ostrica con lo sciroppo salino, bitter al limone e caviale alcolico. L’Okinawa mule, twist sul classico Moscow mule dal sapore esotico, con vodka infusa alle alghe, liquore al melone, ginger beer e lime. Tutti i distillati sono ovviamente giapponesi.
Crudi e tataki
Ma passiamo al cibo che, come sempre, il popolo ha fame. Non ho strafatto questa volta col cibo, ma mi sono concentrata su quelle cose a cui proprio non sono riuscita a resistere. Tipo il carpaccio di capesante di Okkaido (12 €). Solitamente non amo le cose troppo pasticciate (o che così possono sembrare), invece la soia e Maracujà mi hanno zittita in questo caso.
Il mio viaggio in Giappone prosegue con un classicissimo e super gustoso tataky di salmone. A certe cose non bisogna dire no solo perchè le abbiamo già mangiate 100 volte, i confronti fanno sempre bene! In carta a 9 euro.
Nonostante volessi trattenermi, sono riuscita ad assaggiare anche i gunkan con salmone scottato e tempura di gamberoni. Che buoni, me li ricordo ancora. Li lascerei forse semplici, senza alcuna glassatura. In carta a 5 euro l’uno.
I cotti
Avanti popolo, che anche di yakitori c’è sempre bisogno. Realizzati davvero a regola d’arte e senza bisogno di spiegazioni visto che ho messo su una foto parlante. In carta a 12 euro.
È arrivato anche il loro momento deii gyoza. Li ho assaggiati sia di Wagyu Ozaki (in foto) che di maiale e di verdure. Inutile dire che se il Wagyu costa così tanto ci sarà un motivo. Rispettivamente in carta a 15, 6 e 5 euro.
Mi sbilancio, senza alcun timore, nel dire che questo è il posto che a Roma mancava. Se non conoscete il sake, se siete abituati a bere solo quello che vi danno ai ristoranti, caldo e nel bicchierino, dovreste approfondire il tema. C’è un mondo dietro a questi distillati, fatto di storia, cultura e amore. Fatevi stappare una bottiglia fredda, concedetevi un calice e poi ditemi se non c’è qualcosa di straordinario dentro a quei bicchieri.