Roberto Saviano. Le dieci cose per cui vale la pena di vivere (la mozzarella!)
Roberto Saviano ha raccontato nella trasmissione Vieni via con me di Fabio Fazio molte storie. La trasmissione ha avuto il merito di descrivere soprattutto i sistemi e i meccanismi di funzionamento della politica, delle mafie, della macchina del fango, della censura insidiosa. E poi, il dono della sintesi grazie agli elenchi che hanno fotografato velocemente sensazioni e avvenimenti. Vincendo la guerra dell’audience, dello share, dell’auditel. Frantumando convinzioni e preconcetti. La forza degli elenchi è stata superiore ad ogni possibile previsione. Tutta l’Italia è diventata un nugolo di elenchi.
Oggi su Repubblica, Roberto Saviano ripercorre questa felice esperienza televisiva (concetti e definizioni che per molti programmi sono in antitesi, anzi sono una bestemmia) che ha dato vita a un libro che sarà presentato domani a Milano alla Feltrinelli. E ricorda come è nata l’idea degli elenchi, dalla scena di Manhattan in cui Woody Allen, sdraiato sul divano pensa ad un elenco delle cose per cui vale la pena di vivere. Un elenco leggero. E Roberto Saviano anticipa a Repubblica la sua personale top ten. E io sono rimasto stupito, perché al primo posto c’è il cibo, c’è la mozzarella di bufala aversana. E mi sono stupito ancora di più perché Roberto Saviano non cita la generica mozzarella, ma la perimetra intorno Casal di Principe. La mozzarella accusata di camorra, di riciclaggio, di rifiuti indicibili che sono sotto le pozze dove si bagnano le bufale, riacquista ai miei occhi il simbolo bianco. Latte e purezza, lì in cima alle dieci cose per cui vale la pena di vivere. Saviano, sono sicuro, sta ricordando il sapore più intenso della sua adolescenza e poi continua con le letture, l’Iliade, la musica, le emozioni di Maradona del 2 a 0 contro l’Inghilterra.
Chiudo gli occhi e scrivo il mio elenco nel giorno che scattidigusto dedica ad Alta Fedeltà. Dieci cose che lasciano gustare il passato (e perdonate il plagio del primo posto).
1) La mozzarella di bufala aversana di Andreozzi che le chiudeva nelle mummarelle di terracotta ricoprendole di panna
2) Le cassatine napoletane altrimenti non era Natale
3) Il prosciutto King’s che era l’intervallo a casa di mio zio, rappresentante alimentare
4) Le uova delle galline che mio nonno allevava sui Camaldoli
5) Le graffe della friggitoria Vomero
6) Il “coroniello” preparato da mia nonna perché faceva bene
7) Lo strudel della mia compagna di classe che allietava i pomeriggi di studio
8) La pizza da uno “sconosciuto” Sorbillo dopo la biblioteca di Lettere
9) Gli spaghetti con la colatura di alici di menaica
10) Le patate del mio campo preparate da Massimo Bottura per la presentazione di scattidigusto a Londra
Quale sarà l’elenco delle 10 cose per cui vale la pena di vivere dei lettori di scattidigusto?
Foto: liberainformazione.org, ilfattoquotidiano.it, stile.it, archivio scattidigusto