Romolo a Prati chiude. Dopo ottant’anni arriva lo sfratto della Lumsa
Questo è un piccolo coccodrillo. Un coccodrillo per una fine annunciata.
L’ufficiale giudiziario ha chiuso, d’imperio, per sfratto, ‘Romolo alla Mole Adriana’: uno sfratto voluto dalla nuova proprietà delle mura, la cattolica e potente università Lumsa. Una breve, strenua resistenza, poi la resa.
Romolo era una trattoria storica del quartiere Prati, con più di ottant’anni di attività, sempre lì, ai bastioni di Michelangelo, al termine di via Vitelleschi. Sempre piena, a pranzo e a cena, sempre pronta, come una vecchia stazione di posta, ad accogliere il viandante affamato, da ultimo perfino il milione di pellegrini del beato Giovanni Paolo (fosse anche solo per farli andare al bagno).
A nulla sono valse le promesse di politici e politicanti da strapazzo: vi aiuteremo, lotteremo con voi contro la prepotenza delle Lumsa! E, nella peggiore delle ipotesi, troveremo un luogo migliore per voi!
Invece Romolo è stato spazzato via dal suo angolo, come prima la confinante polisportiva (forse una delle più antiche di Roma) e perfino la stazione Borgo dei Carabinieri.
Finisce così la storia di un locale che ha visto accomodarsi ai suoi tavoli turisti e abitanti di quartiere, preti e nomi noti (pittori come Alberto Sughi, scrittori…), sempre accolti dalla bonomia garbata della famiglia Perilli. Ciao Mario e Luigi, ciao Ciccio, ciao Zì, ciao ragazzi… una decina di famiglie gettate in mezzo alla strada per il solo lucro immobiliare di una parte di quella chiesa cattolica che spesso dimentica frate Francesco. Adesso Romolo verrà tirato giù, la Lumsa ha già in tasca miracolose licenze per moltiplicare i metri di cubatura, con la scusa di fare cultura…
Ma non è cultura anche la storia, il cibo? Non è cultura anche la socializzazione intorno a un tavolo, con di fronte un bucatino, una margherita, una media?
Strana città questa, in cui il Comune assegna il titolo di bottega storica a Romolo (attenzione: sono solo 15 attività a potersi fregiare di questa onorificenza!) ma poi non fa nulla per farlo sopravvivere (e son passati solo pochi mesi). Il Sindaco, che nomina il grande Heinz come membro della commissione per la valorizzazione della città, assessori come il difensore del centro Dino Gasperini, o presidenti di Municipio (ovviamente parlo della De Giusti del XVII). Nessuno ha mosso un dito, nessuno ha speso una parola per difendere un luogo, una storia, o semplicemente i posti di lavoro. Nulla di nulla. Però, tutti a dire: caro Romolo, puoi attaccare alla porta la tua targa smaltata da Bottega storica… e preparati a toglierla, che tra poco chiudi.
Confesso che ho amato Romolo in maniera viscerale: è stata la mia trattoria, la mia seconda cucina (se non la prima), il luogo dove potermi sfamare tranquillo e coccolato. Ora ho un grande vuoto. Spero, ma non sono sicuro, che Mario e Luigi possano trovare un porto dove ricostruire la loro barca, così inopinatamente fatta affondare. Sarà bello poterli ritrovare.
Spero, soprattutto, che si faccia vivo quel senso di indignazione, di disapprovazione, che ormai è sempre più raro… chissà che Scatti non possa esserne il promotore.