Il cetriolo non c’entra con l’Escherichia coli. Germania sotto accusa
Letame contaminato usato come fertilizzante? O acqua inquinata da materiale di scolo di un allevamento? Di certo non c’entrano la Spagna e i cetrioli bio andalusi nell’epidemia di Escherichia Coli che da qualche giorno tiene col fiato sospeso i consumatori europei. E infiamma i rapporti tra i Paesi importatori ed esportatori di ortaggi.
Mentre la Russia blocca l’import di verdure fresche dall’Europa, la Spagna chiede i danni di immagine all’Unione Europea e in Italia Coldiretti parla di “psicosi dei consumi” e il Codacons invoca lo stop alle importazioni alle frontiere per i cetrioli provenienti dall’Europa, il mistero si fa sempre più fitto sull’epidemia di E. coli che ha già provocato 18 vittime (17 in Germania e 1 in Svezia) e ha contagiato un migliaio di persone in Germania e altre 600 in Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Austria, Svizzera, Olanda e Inghilterra.
Intanto si fa altissima la tensione tra Spagna e Germania, Russia e Ue. L’Europa bolla come “sproporzionate” le misure disposte dalle autorità sanitarie russe che hanno ordinato di distruggere tutti gli ortaggi freschi provenienti dai paesi Ue e accusano l’Europa di ipocrisia: “Questa vicenda”, ha detto in una conferenza stampa Gennady Onishchenko, direttore dell’agenzia per il controllo alimentare Ruspotrebnadzor, “è la prova che la tanto lodata legislazione sanitaria europea, che hanno cercato di far seguire anche in Russia, non funziona”.
Sul piede di guerra anche la Spagna che annuncia un’azione legale per i danni subiti dal ritardo con cui Europa e Germania avrebbero reagito alla scoperta che nessun rapporto vi era tra i cetrioli importati dalla Spagna e lo scoppio dell’epidemia.
E se i cetrioli spagnoli non c’entrano, resta il mistero di una malattia provocata da una variante ancora in parte sconosciuta di E. coli secondo l’OMS ma “altamente tossica e contagiosa” secondo gli scienziati cinesi. Questo ceppo di batterio, simile ad uno già isolato in passato in Africa centrale e parzialmente resistente agli antibiotici, è presente nell’intestino dei ruminanti, è trasmissibile alla sua carne e al latte e ai vegetali che vengono a contatto con l’acqua o con il suolo contaminati dalle feci infette, provoca in alcuni casi diarree emorragiche e sindrome emolitica uremica.
“Caduta l’ipotesi del cetriolo contaminato”, dice Gianni Rezza, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, “resta da chiarire quale sia il veicolo di trasmissione. Bisogna capire se si tratti di un’epidemia a trasmissione interumana o da sorgente unica, come l’intossicazione alimentare”. Per ora si sa che l’agente responsabile è il sierogruppo Stec 0104:H4 (Stx2-positivo, eae-negativo, hly-negativo, ESBL, aat, aggR, aap).
Fonte: repubblica.it, corriere.it, ilfattoalimentare.it
Foto: ilmessaggero.it, repubblica.it