Bi-Carbonara al tartufo, lo strepitoso piatto di Massimo D’Alema
Quando l’ex presidente del Consiglio, onorevole ed eurodeputato Massimo D’Alema si mette ai fornelli, niente è più come te lo aspetti. Nemmeno la carbonara.
Che anzi, diventa Bi-Carbonara.
Ma procedo con ordine. Con il “ci vediamo da Settembrini alle nove”. E il calice di metodo classico rosé offerto da Massimo D’Alema, il presidentissimo in persona, in un ruolo poco istituzionale ma molto sentito, vignaiolo e chef, che apre la serata.
L’hanno voluto Luca Boccoli e Marco Ledda a chiusura della festa di settembre: una cena d’abbinamento tra i vini che D’Alema produce in Umbria nella cantina Le Madeleine e le magie di Luigi Nastri, sous chef per una sera del politico gourmand. E gradito ritorno dopo il periodo parigino.
D’Alema sorprende tutti con una carbonara al tartufo degna di un professionista. Ma il trucco c’è: “la prima volta me l’ha fatta Fulvio Pierangelini” confessa D’Alema, accogliendo con modestia i complimenti dei commensali (non pochi, peraltro).
I quali hanno reclamato il bis a gran voce, finché una pignatta fumante non si è materializzata in sala: “La carbonara! la carbonara!” La Bi-Carbonara, prego, con prosciutto dolce San Daniele al posto del guanciale, “solo scaldato nell’olio“, si raccomanda autorevole D’Alema. E poi giù il tartufo fornito da Giuliano Martinelli di Pietralunga. Signori, è calato il silenzio.
E merita una menzione la tartare di chianina con cui Luigi Nastri ha iniziato questo percorso di abbinamento, dolce, delicata, servita con scaglie di tartufo nero e pensata per il primo dei rossi della serata: Sfide, cabernet franc in purezza, vendemmia 2013, a basso contenuto di solfiti, che ti accoglie con profumi di frutta rossa, sentori balsamici, lievemente cioccolatoso, e dal tannino non invasivo.
Materia prima (la chianina) da applauso, a cura di Nunzi Fabrizio, della omonima macelleria di Otricoli (via Vittorio Emanuele 16, 0744-719127), nonché fornitore ufficiale del presidente e famigliari. La parola d’ordine per tutti è “amici di Linda e Massimo”.
Sua è pure la spettacolare faraona che segue la già citata carbonara: Luigi Nastri l’ha cotta al forno, e servita con contorno di patate fumé, impreziosita da una riduzione delle stesse ossa del volatile e da una polvere di rosmarino essiccato.
Il partner nel bicchiere stavolta è Narnot, nome che non strizza l’occhio alla Francia, ma è sintesi tra i comuni di Narni e Otricoli, in nome di una par condicio applicata su vasta scala per assicurarsi l’appoggio dei due sindaci e dei concittadini. Abbiamo di nuovo cabernet franc in purezza, 14,5% di alcol svolto, naso intenso, al gusto il tannino risulta ancora giovane (vendemmia 2011).
Pinot Nero vendemmia 2011 era destinato nel frattempo a sposare la celebrata bi-carbonara: vitigno in purezza, dai profumi di frutta matura e scorza d’arancia, e una bocca promettente ma non ancora realizzata in pienezza.
Dulcis, ovviamente, in fundo: la pera al cardamomo con cremoso al cioccolato e gelato al caffé ha rinfrescato le papille con una dolcezza non stucchevole, che si sposava perfino con l’albicocca e i fiori bianchi del Nerosé, quel pinot nero metodo classico con cui la serata ebbe inizio, e a cui va il mio umilissimo voto.
Ok. non proprio in ordine come avevo premesso, ma voi un passaggio di Bi-Carbonara al tartufo non ve lo fareste? Si accettano consigli di abbinamento.