Addio Beniamino Nespor
Questo 2016
così fragile
così violento…
Prendo a prestito un paio di versi di Prévert perché non so da che parte cominciare a scrivere questo ennesimo ricordo, non so dove andare più a prendere le parole, da dove spremere le lacrime. Questo 2016, che ha già colpito con violenza il nostro immaginario collettivo, infierisce una volta di più sul nostro piccolo mondo del food. Beniamino Nespor ha deciso di lasciarci, l’altro giorno. Giovedì. Ha deciso di non andare più avanti, di arrendersi ai suoi dèmoni – ecco, una frase fatta che mi risparmia di pensare.
Conoscevo, naturalmente, Nespor, ovvero conoscevo la coppia Beniamino Nespor-Eugenio Roncoroni, sempre citati assieme, una specie di binomio da cui non ti interessava cercare di capire chi fosse chi. Erano Al Mercato Ristorante, Al Mercato Burger Bar, Al Mercato Noodle Bar, Al Mercato Taco Bar. Da cliente, da spettatore dei loro showcooking, delle loro lezioni, da appassionato comunque – e la loro cucina, così ricca di suggestioni, di influenze, di esperienze, ti appassionava.
I due si erano incrociati alle medie, si erano re-incontrati, dopo esperienze simili e diverse: lunghi soggiorni in America, per motivi familiari e professionali, esperienze presso grandi chef – per Beniamino, da Claudio Sadler, e Martín Berasategui, oltre a varie altre cucine un po’ in America, un po’ in Oriente. Fino all’approdo al Don Carlos, a Milano, dove lo aveva raggiunto Eugenio (che tra l’altro era passato anche lui da Sadler, nel frattempo). E da dove erano ripartiti per via Sant’Eufemia, ad aprire il loro ristorante, nel 2010. Che ha già raggiunto ottimi livelli anche nel giudizio delle guide: 77 punti e una forchetta per il Gambero; 17° fra I Cento Milano 2017, per la quale è “giunto alla soglia della propria maturità”; Carlo Passera per Identità ne sottolinea lo “stile fusion-speziato che guardava un po’ a Oriente e un po’ all’America, e a volte spiazzava con scelte border line,” al quale ha affiancato un ritorno a una classicità “aggiornata”; 2 forchette e piatto Michelin; un cappello per l’Espresso (“preparazioni di grande gola, spesso incise da contaminazioni etniche!).
Un gran bel nome, Al Mercato. Un nome che è tutto un programma. E una dichiarazione di poetica, anche. Non per niente, ritorna in tutti i locali aperti dai due. Prima – ma non subito: prima c’era stata una specie di rosticceria gourmet – al Burger Bar, che è partito con una versione piramidale ed extra-lussuriosa dell’hamburger, molto “americana”, in un certo senso, arrivata ai vertici delle nostre classifiche.
A seguire, il Noodles Bar: una bella idea, con i cocktail e i piatti che condensavano tutte le loro esperienze in giro per il mondo. E poco dopo il Taco Bar, nuova tappa di un’avventura che probabilmente li avrebbe portati chissà dove. Sono stato in entrambi poco dopo l’apertura: e loro erano lì, si vedeva, felici, a spadellare tagliare imbandire.
Felici. Hanno anche scritto un libro, curato da Gabriele Zanatta, pubblicato nel 2013: Street Food d’autore. Il cibo di strada in chiave gourmand, edito da Gribaudo. L’ho messo qui vicino al computer, il mio micio, Gateau, ci sta giocando, strofinandosi il muso contro un angolo della copertina. Beniamino ed Eugenio, vestiti da chef, seduti per terra, in strada, si sorridono, brandendo ciascuno un hamburger, in una bella foto di Francesca Brambilla e Serena Serrani. E il loro sorriso balena fra le pagine, nelle ricette, nella spiegazione dei loro pickles (alimenti preservati grazie a una soluzione acida), nella The “Non Al Mercato” 40 List (1. quelli che non pagano le tasse; 17. quelli che passano i pomeriggi a guardare la televisione; 25. quelli che non mangiano piccante [al Taco Bar mi son fatto il giro di tutti i peperoncini, N.d.R.]; 39. i vegetariani; 40. i vegani).
Felici. Una parola dolcissima, felicità: ma che a volte nasconde mondi che non conosciamo, in cui ti puoi perdere, da cui puoi non riuscire a ritornare.
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
Tutta Scatti di gusto è vicina alla moglie, al figlio, al padre e alla famiglia tutta, a Eugenio, a Francesca, Giacomo, Ida e tutti quanti Al Mercato.
[La poesia è Questo amore così violento così fragile di Jacques Prévert. Riportiamo qui i link agli articoli che abbiamo dedicato a Nespor e Roncoroni:
Classifica degli hamburger 2014 e 2016
[Immagini: Grazia, Fine Dining Lovers]