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Pizzerie
4 Agosto 2018 Aggiornato il 19 Ottobre 2018 alle ore 11:04

La pizza bruciata (?) dell’Antica Pizzeria Da Michele è un affare di stato

Ad Alessandro Condurro e all'Antica Pizzeria Da Michele a Napoli, rectius, Forcella, tutto è permesso. Anche di portare una pizza bruciata al tavolo. Che
La pizza bruciata (?) dell’Antica Pizzeria Da Michele è un affare di stato

Ad Alessandro Condurro e all’Antica Pizzeria Da Michele a Napoli, rectius, Forcella, tutto è permesso.

Anche di portare una pizza bruciata al tavolo. Che viene fotografata da una pizza-blogger impunemente. Come se fosse cotta bene.

Se si dovesse riassumere in poche battute l’ondata di critiche che si è abbattuta sulla ennemilionesima pizza apparsa sui social, questo è il succo.

La Boss delle Pizze, aka Ersilia Cacace, fa quello che fa a giorni alterni: mangia una pizza e posta una foto con un commento: “Dopo tutte le marinare che mi avete mandato, stamattina sono dovuta uscire di corsa”.

Insomma, tanto buone che ne ha mangiate tante e ora deve smaltire le calorie.

Invece, apriti cielo. L’attenzione dei numerosi commentatori è puntata sul fondo della pizza che appare nero. Troppo.

E quindi giù con l’esegesi della pizza damicheliana compiuta da chi quella pizza non l’ha assaggiata o mai è andato alla pizzeria di Forcella, fanno notare i più saggi speculatori di fotografie avvicinando il caso napoletano al caso milanese della pizza di Cracco (rubricato anche come “gli effetti di un canone di locazione da 80 – che dico – 150 anzi 200 mila € al mese”)

Sconsolato, arriva anche il commento che è il sigillo della sequenza di commenti: “Non ho mai commentato ….. c’è a chi è permesso e a chi no …… e la vita che è così”.

Inutile opporsi allo strapotere mediatico di un pizzaiolo come Alessandro Condurro (che in realtà è commercialista e detentore dell’idea di Michele in The World che ha portato la parola della pizza napoletana ai quattro angoli del mondo).

“Amici pizzaioli e semplici mangiatori: ma secondo voi questa pizza è bruciata sotto o no?”, è la domanda che rivolge un noto critico gastronomico, che se ne intende di pizza anche perché socio di una pizzeria a Roma, ai suoi amici su Facebook.

Il dibattito si istituzionalizza e c’è il distinguo se fosse il caso di pubblicare la foto incriminata.

La pizza è piaciuta a chi l’ha mangiata, l’ha fotografata e l’ha postata. Come spiega l’autrice in un post successivo nato dallo stupore per la ridda dei commenti.

“In un’ora mi sono trovata più di 100 commenti sotto ad una foto per me comunissima: io che mangio una pizza.
La maggior parte a scagliarsi contro il bruciato.
La cosa più bella e che fa riflettere è stato leggere i commenti, ed è per questo che la foto resterà sul mio profilo, perché posto sempre quello che mangio.
Una cosa però la penso: fosse stata la pizza di Pinco pallino nessuno avrebbe commentato.
Vi tolgo ogni dubbio: era sporca di forno.
Io mi sono presa la responsabilità di postarla, voi di commentarla ?”

Alessandro Condurro della pizzeria Da Michele, che è intervenuto nei commenti a questo e a quell’altro post, fa il punto della situazione con una sua nota e spiega l’astio dei commentatori con l’errata concezione dell’impresa pizzeria approfondendo una sua chiosa sui pizzaioli che avevano commentato la ormai famigerata pizza bruciata: il 50% di loro non si erano presentati a un colloquio presso la pizzeria, l’altro 50% era stato bocciato per incapacità nella stesura di una pizza. Insomma, i soliti veleni e rancori.

una foto di una pizza bruciata o no è stata oggetto di una giornata di critiche e discussioni. Una foto gioiosa e scherzosa, come nello stile della ragazza simpatica che l’ha fatta, ha scatenato il putiferio. Questo fa capire il livello di degrado Totale a cui siamo giunti, la deriva. Signori, la parabola discendente del circo pizza è cominciata, ed è in caduta libera. Lo dice anche Franco Manna, la sola persona insieme ad Antimo che io guardo dal basso verso l’alto in questo ambiente. Come detto, il problema non è dei pizzaioli che criticano il lavoro altrui, questo è nel DNA del tamarro napoletano e non lo correggi. Tutti noi abbiamo avuto bisogno di un piastrellista, un idraulico, un meccanico. Ebbene, nel momento in cui lo cambiate per rivolgervi ad un altro piastrellista, idraulico o meccanico, qual’è la prima cosa che costui dice? “signò, e chi tenevate prima?…quello vi ha inguaiato!!”. Ecco, questo è il modo di fare dell’artigiano napoletano, ed i pizzaioli non si sottraggono a questa regola. Fa parte del teatro. Il problema sorge nel momento in cui questo lo fa chi fa informazione. E allora mi stupisce vedere giornalisti che postano la foto in questione ed altri giornalisti andarci giù pesante. Cosa dire? Certo meraviglia che mentre noi esistiamo da oltre cento anni e siamo in espansione non solo in Italia, ma nel mondo come impresa e cultura gastronomica napoletana, oggi in questo settore c’è chi crede di fare business con le pizzerie, magari lanciandole con tuoni fulmini e saette, nomi altisonanti. Molte di queste finiscono dopo pochi mesi , tra decreti ingiuntivi per forniture e consulenze non pagate. Ecco, di questo non si parla…si parla di pizze bruciate. Parliamo di territorio, prodotto, innovazione…ma parliamo anche di impresa, di gestione del personale, delle forniture, del magazzino, di management, di brand, così le brutte figure si potrebbero evitare…??? .Quasi quasi torno a fare il commercialista a tempo pieno…o forse no…in fondo, è non mi stancherò mai di ripeterlo, di pizze stiamo parlando.

https://www.scattidigusto.it/2018/08/08/pizza-bruciata-pizzeria-da-michele-alessandro-condurro-risponde-video/

Le domande si moltiplicano e sotto l’ombrello, giacché l’ombrellone è chiuso per sopravvenuta tempesta tropicale, si affastellano.

Ma Michele non era criticato per l’utilizzo di olio non ammesso dai cultori della pizza doc?

Non si fa più fila da Michele?

Allora i pizzaioli che utilizzano farina di riso per lo spolvero sono saggi? E quelli della semola rimacinata?

Ma la pala non è forata per far cadere la farina in eccesso?

Le palline non saranno un po’ troppo fredde?

Non c’è troppo sale nell’impasto?

La pampuglia è sempre vietata?

Non bisogna scrollare l’eccesso di farina e pulire il fondo del forno dalle particelle più pesanti con uno straccio umido come ricordò Enzo Coccia a seguito della madre di tutte le inchieste sulla pizza bruciata?

Ma io posso dire che la pizza di Michele mi piace perché è tra i migliori impasti Old School del mondo, ci puoi fare l’inzuppo, fuoriesce dal piatto e gli puoi chiedere il doppio fiordilatte? O bisogna chiedere prima il permesso a Julia Roberts?

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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