Marketing. Al ristorante arriva Bill Clinton ed è subito glamour
Bukhara (New Delhi), Casa Lucio (Madrid), Le Pont de la Tour (Londra), Il Mulino (New York), Georgia Brown’s (Washington), Gugelhof (Berlino). Che cosa ha in comune un ristorante indiano che si ispira alla tradizione della frontiera del Nord-Est con il locale preferito dalla casa reale spagnola? Che cosa accomuna un ristorante di cucina francese non pervenuto per la critica, con il tempio della gastronomia abruzzese Oltreoceano? E che c’entra un locale che propone piatti del profondo sud nella più paludata delle città americane con un ritrovo per appassionati della cucina alsaziana? Non l’appartenenza alla crème della ristorazione visto che il livello è tutt’altro che omogeneo.
In comune hanno che tutti hanno ricevuto, almeno una volta, la visita di Bill Clinton, il nuovo re Mida della gastronomia mondiale. L’ex presidente degli Stati Uniti, uomo notoriamente d’appetito e di gusti fino a ieri non particolarmente raffinati, per giunta convertito ormai al veganismo per ragioni di salute, è diventato una sorta di guida Michelin vivente capace di richiamare frotte di clienti attirati dal desiderio di sedersi dove già Bill ha poggiato la sua nobile seduta, di assaggiare quel che già Bill ha messo sotto i denti e di guardare la stessa brigata al lavoro.
Capita sempre più spesso, infatti, che i luoghi del mangiare frequentati da Bill, instancabile globe-trotter ormai lontano dalla prima fila della politica, rivendichino oggi come un motivo di orgoglio l’essere stati gratificati da una sua visita e intravedano, in questa frequentazione glamour, un modo per incrementare il fatturato.
Finora con ottimi risultati. E non solo per i locali già accreditati. Ha funzionato anche per uno sconosciuto chiosco di hot dog di Reykjiavik, il Baejarins Beztu Pylsur, diventato uno dei cinque migliori venditori di hot dog in Europa secondo il Guardian, dopo che Bill ha accettato l’invito di assaggiare un panino.
Miracoli dello star system ma anche dell’irrefrenabile affabilità di Bill che, una volta entrato in un ristorante, pare si presenti a tutti i clienti, ai camerieri, ai cuochi e non disdegni di posare per i fotografi. Merito, anche, della prontezza con cui i media divulgano la notizia del suo arrivo in un ristorante come è accaduto a Berlino dove 2000 persone, informate da tv e radio dell’arrivo di Clinton al Gugelhof, si sono accalcate davanti al locale ancor prima che finisse la cena a base di choucroute, per vedere, come racconta David Segal del New York Times, l’uomo che in un discorso del 1994 aveva gridato “Berlino è una città libera!” davanti alla porta di Brandeburgo.
La notizia dell’arrivo di Clinton in un ristorante si propaga in genere alla velocità della luce ma non sempre con la complicità del ristoratore.”Capita continuamente che i clienti chiedano di sedersi al suo stesso tavolo”, ha raccontato al New York Times Avinash Deshmukt, manager dell’hotel ITC Maurya di New Delhy che ospita il ristorante Bukhara, “ma la cosa strana è che noi non abbiamo mai detto che Clinton ha mangiato qui”.
Una volta che la visita di Clinton è diventata di dominio pubblico, ci pensano le guide a pompare l’evento. Accade sempre più spesso, infatti, al viaggiatore di passaggio in una città che decide di affidarsi ad una guida per scegliere il ristorante, di trovarsi di fronte a suggerimenti del tipo: “Vai a Casa Lucio, Bill Clinton ha mangiato lì con il Re di Spagna”. Oppure: “Prova il Le Pont de la Tour, piace a Bill Clinton”.
Pare che non sia lui a scegliere i fortunati ristoranti. Il suggerimento proviene talvolta dal portiere di un albergo e viene raccolto da un membro dello staff. In altri casi la scelta cade su locali “comodi”, come il Bukhara di New Delhi visto che Clinton soggiorna spesso al Maurya e mangiare senza muoversi dall’albergo è una vera tentazione, soprattutto in una città trafficata come New Delhi. A volte la segnalazione arriva da personalità in vista del luogo cui di solito non mancano le informazioni giuste in tema di ristoranti.
Ora lo scettro di “incubatrice” di ristoranti è passato anche alla figlia Chelsea, che pure è vegetariana. Arriverà anche in Italia la genia dei Clinton? A pensarci bene, abbiamo già dato con Julia Roberts.
Foto: Chris Hondros/Getty Images, katopick.blogspot.com, Union University
[Fonte: New York Times]