Mirko Caretta e il successo di bir&fud
Eh già, forse nessuno lo sa, ma il nome bir&fud al famoso locale trasteverino, gliel’ha dato Mirko Caretta incontrando il favore dei soci. La sua bottega, che nascerà nel 2007, appena un po’ dopo, avrà lo stesso nome. Oggi bir&fud bottega è il beershop più fornito della Capitale e uno dei più importanti in Italia, insieme all’ Off License di John Nolan.
Mirko nasce a Roma 35 anni fa, laureato in Sociologia e Comunicazione e si comincia a muovere nel mondo del lavoro sfruttando l’altra sua grande passione (per sua ammissione forse più entusiasmante della birra) la fotografia; fra le foto birrarie famose quelle di Cantillon, durante una cotta pubblica, della Brasserie à Vapeur di Jean Louis Dits e i ritratti di Leonardo Di Vincenzo. Nel 2003-2004 inizia, in occasione dei 100 anni della CGIL, un giro per l’Italia, in 6-7 regioni, per fotografare i lavoratori sul posto di lavoro. Ed è così che si trova nell’agosto 2004, complice una passione incipiente per la birra artigianale, a Piozzo per fotografare Teo Musso e i lavoratori del Baladin, quando il pub aveva ancora il vecchio tendone. Ricorda un’atmosfera tranquilla, dove si respira passione e competenza, con un desiderio di approfondire prodotti particolari, con Teo che stava producendo la gelèe de bière, la mamma che stava trafficando con le ciliegie e Isaac che gironzolava intorno. Ricorda anche che poco comprendeva l’erre moscia di Teo e solo dopo un po’ ebbe il coraggio di dirglielo. Ritornerà a Piozzo nel 2006, in occasione di “Una birra per l’estate”, quando Kuaska presenterà il documentario, frutto di un anno e mezzo di lavoro di Mirko, nel quale ritrae e racconta i birrai artigiani italiani, con le loro storie e le loro passioni, per 11 minuti, con solo l’ultimo minuto a parlar di birra. A fine 2005 in una degustazione conosce Leonardo di Vincenzo e nel 2006 inizia a frequentarlo come fotografo free lance. Il rapporto si consolida con Birromania, insieme a quelli di tutto l’ambiente romano: Manuele Colonna ed i domozimurghi romani di Andrea Turco e Luca Giaguarino.
La passione per la grafica la riversa comunque nel lavoro. E’ infatti il fotografo e creatore di etichette, di brochure e di depliant dedicati, anche per l’Export negli States e Danimarca di Birra del Borgo, ha disegnato l’etichetta della Black Lizard di Malto Vivo, con la famosa lucertola dalla canzone dei Doors “I’m the lizard king… and I can do anything” e disegna etichette anche per altri birrifici. L’Homebrewing e Slow Food sono stati stati altri passaggi importanti perché gli hanno dato una cultura e conoscenza tali da permettergli di aprire, nel 2007, un locale di notevole qualità con birre artigianali e prodotti alimentari. Il bir&fud è sede di un G.A.S., gruppo di acquisto solidale, con prodotti bio a Km 0, in particolare verdure, prodotti di “Agricoltura Nuova”, coltivati a Spinaceto, in Valle di Perna. Anche la pasta è una scelta di cuore: aveva infatti conosciuto Gaetano Faella a 92 anni, con la fotografia (anche per gli altri prodotti c’è conoscenza diretta del produttori).
Quando apre il beershop ha subito l’idea di creare un posto accogliente, che somigliasse ad un soggiorno, con la cucina a vista, poltrone e tanta accoglienza e familiarità. Ed è questa l’aria che si respira nel negozio. Il locale ospita bottiglie di birra per circa 400 etichette diverse, 1200 nell’anno a rotazione, con 25 microbirrifici artigiani italiani, più di 30 – 35 a rotazione. Le scelte sono accurate perché Mirko è un appassionato molto prima che un commerciante. I ricarichi, che all’inizio paragonati a quelli praticati da John Nolan mi sembravano un po’ altini, oggi mi appaiono corretti se non bassi. Molte birre da 75 cl italiane hanno un prezzo inferiore a 7,5 Euro. Nel sottoscala poi, c’è una cosa che tutti i beershop seri dovrebbero avere: una zona dedicata all’invecchiamento. Qui stazionano i cartoni di Pannepot, Rochefort 10, Chimay blu, Westvletern tappo giallo, Orval, Thomas Hardy dal 2005, De Dolle Oerbier dal 2006 , ReAle di Birra del Borgo e tante altre. Mirko organizza, con frequenza almeno bimestrale, interessanti degustazioni e effettua gite “birrarie”, come quelle all’Olmaia, a Birra del Borgo e in Abruzzo da Opperbacco.
Ho provato con lui 2 birre.
Beerbera di Valter Loverier. Senz’altro la birra più originale che ho bevuto nell’ultimo anno, 8°, è prodotta aggiungendo alla birra, in fermentazione, mosto di barbera, fermentata e maturata in legno, senza lieviti aggiunti, (utilizza quelli spontanei del mosto). Ha un naso vinoso, di frutta, ciliegia ed amarena, e un corpo soprattutto, molto particolare.In bocca è ampia, complessa, non ha acidità pungente da citrico, poco carbonatata, con tanti sentori diversi che si alternano. Qualcuno l’ha definita piatta perchè si aspettava un simil lambic, invece a me è piaciuta moltissimo proprio per questa sua complessità che apprezzi di più in assenza di pungenza, di carbonatazione e luppolature eccessive. Una simil oud bruin, ma con una sua morbidezza di fondo. Questa birra mi ha colpito tanto che inviteremo il 18 novembre Valter Loverier all’Incannucciata di Roma, per un evento sulle birre prodotte con aggiunta di mosto d’uva, a presentarla, e potrebbe essere un’anteprima, perché Valter, homebrewer di lungo corso, è nato da poco come birraio artigiano e finora non si è spostato dal suo Piemonte, al quale è visceralmente radicato.
Derniere Volontè de la Brasserie Dieu du Ciel di Montreal. Una contaminazione di una belgian ale, con una pale ale inglese, 6,8°. All’olfatto si presenta con note alcoliche, di fiori, di spezie, pepe soprattutto, e di frutta, pesca e frutta tropicale, insieme a distinti sentori resinosi da luppolo. Anche in bocca inizia con una parte dolce importante e finisce con un gradevole e persistente aroma di luppolo, utilizzato anche in dry hopping. Una birra caratterizzata dai lieviti belgi, con il loro carico di fruttato, e da una luppolatura generosa, che però si fondono senza prevaricarsi.
bir&fud bottega. Via luca valerio, 41/43. Roma. Tel. +39 06.5561677 o Cell. +39 328.2896366