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15 Giugno 2012 Aggiornato il 2 Luglio 2014 alle ore 21:43

Non puoi sapere quanto è buona la pizza delle detenute del carcere di Pozzuoli

Attilio Bachetti, Enzo Coccia, Gino Sorbillo hanno tenuto un corso al carcere femminile di Pozzuoli. Diplomate le prime detenute pizzaiole
Non puoi sapere quanto è buona la pizza delle detenute del carcere di Pozzuoli

Cosa mi resta di una giornata trascorsa all’interno della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli (Napoli), dove alcune detenute hanno avuto la possibilità di frequentare un corso di pizza per un mese con il trio dei maestri pizzaioli Coccia-Sorbillo-Bachetti?

Una forte emozione, una profonda ammirazione per queste ragazze che hanno mostrato la loro voglia di riscattarsi, una volta scontata la pena. Durante la conferenza stampa tenutasi all’interno del cortile dell’istituto penitenziario, organi di stampa ed istituzioni hanno potuto toccare con mano, anzi con bocca, l’esperienza accumulata durante questo mese di corso. Hanno fatto tutto loro: impasto con 14 ore di lievitazione (farine dell’Antico Molino Caputo tra gli sponsor dell’evento insieme a Danicoop e a Ferrarelle), prodotti d’eccellenza del territorio campano preparati e disposti a regola d’arte sul banco da lavoro. Pizza margherita e pizze fritte per l’occasione, un impasto unico, di una leggerezza entusiasmante, da far invidia ai migliori pizzaioli in circolazione.

Dopo la conferenza, tutti in cucina ad aprire le danze. Enzo Coccia insieme alle pizzaiole addette alla friggitrice, olio caldo, caldissimo, per montanare e calzoncini ripieni di ricotta, salame e pepe.

Gino Sorbillo assiste le corsiste per la stesura dell’impasto delle margherite: una bella manualità, non c’è che dire, pizze tonde, ben distese e ben condite.

Tutto pronto per andare in forno, Attilio Bachetti aiuta ad infornare: forno di Stefano Ferrara a temperatura ed ecco che si sforna la prima margherita…perfetta, inizia lo show!

Ospiti subito rapiti e conquistati dalle prime pizze che arrivano ai tavoli, incuriositi addentano e già dal primo morso una scintilla si fa strada nelle loro pupille. Sembra di essere al centro di un crocevia delle più gettonate pizzerie napoletane. Peccato solo che la burocrazia sia così rigida da promuovere ben poco questo tipo di iniziative e da non consentire l’apertura al pubblico di una vera e propria pizzeria gestita dalle detenute.

I volti, le sensazioni, la gioia di vivere anche per un solo giorno a contatto con il mondo esterno, questo è quello che rimane di questa splendida e soleggiata giornata.

Alla consegna degli attestati, una di loro, Angela, sorride… “E’ la prima volta che riceviamo un attestato esterno, senza l’intestazione del carcere… è più bello così”.

Si chiude il portone dell’istituto alle mie spalle, resto con la gioia di aver conosciuto delle persone che, seppur colpevoli di reato, hanno qualcosa di speciale. Vado via con la speranza di poterle rivedere un giorno, magari proprio a lavorare in pizzeria.

 

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