Com’è Pizzaingrammi, pizzeria contemporanea che Punto Nave ha aperto a Pozzuoli
Il nome, il logo e l’allestimento della sala con gli schermi verticali e il flusso continuo di storie della nuova pizzeria Pizzaingrammi riecheggia il social tanto apprezzato dai navigatori del web e dagli influencer.
Siamo a Monterusciello (Monteruscello per molti Napoletani), frazione del comune di Pozzuoli venuta su negli anni ’80 per offrire rifugio agli abitanti spaventati dal bradisismo. E qui, a poca distanza dal litorale flegreo e dall’uscita nord della tangenziale di Napoli, Daniele e Simone Testa, gli inventori del nuovo corso del ristorante di mare Punto Nave, hanno deciso di aprire in quasi contiguità una nuova sede della pizzeria di Quarto.
Una filiale che si candida a diventare sede principale per ampiezza dei locali aiutata anche dal parcheggio e dalla vicinanza con la casa madre Punto Nave.
A far da padrino, il più social dei pizzaioli, Gino Sorbillo che, dopo l’apertura di Tokyo si è materializzato a Monterusciello in attesa di prendere il volo che lo porterà al New York Pizza Festival. Una consulenza in amicizia con i proprietari per sviluppare il menu della pizzeria che ha aperto in sordina ed è pronta a presentarsi al pubblico dei suoi estimatori e a conquistarne di nuovi nel quadrante a nord ovest di Napoli che ha già buoni indirizzi di riferimento.
A guidare i due forni dorati e la brigata della nuova pizzeria c’è Vincenzo Marmo, pizzaiolo “per caso” da una dozzina di anni. Era cameriere in una pizzeria ma una sostituzione occasionale del fornaio assente per imprevisto lo ha consegnato al mondo della pizza. E da lì non si è più staccato.
La sua pizza è all’incrocio tra il disco napoletano e quello nordico, frutto delle frequentazioni con Cristian Zaghini, tra i profeti degli impasti indiretti.
E da Pizzaingrammi troverete un impasto in blend tra farina 00 e tipo 1 che sta perfezionando di giorno in giorno, ci avverte. Un impasto abbastanza particolare con percentuali di idratazione elevate, costruzione in biga e una propensione a dare il meglio di sé nella forma di “focaccia” piuttosto che in quella di pizza canotto che i pizzaioli hanno adottato per distinguere il loro percorso dalla tradizione. Una forma che dimostra come la categoria contemporanea possa spaziare oltre la napoletana con la focaccia. Mentre il canotto può essere solo e soltanto napoletano.
Ne abbiamo conferma immediata con il primo assaggio della pregiata Black Angus, focaccia con burrata pugliese, rucola selvatica, Black Angus affumicato, olio extravergine di oliva Nobilis che punge con le zeste di lime (9 €). La temperatura più bassa di uno dei due forni (a legna) rispetto allo standard hard napoletano e una più lunga permanenza in camera di cottura permette una efficace asciugatura dell’impasto e una alveolatura soddisfacente all’occhio come al morso.
Il benchmark di riferimento, la margherita basic (che tanto basic non è per la presenza di un ingrediente premium come il Fiordilatte di Napoli di Latteria Sorrentina) è la prova del 9: pizza tradizionale e pizza contemporanea sono due percorsi diversi per impasto – farcitura – cottura.
La pizza margherita (4,50 €, prezzo super pop per un ambiente pizzeria studiato, servizio accurato con birre, vino e bollicine di accompagnamento) permette di fare questo raffronto. La scioglievolezza è un po’ corta e il morso tende a strappare lo spicchio più di netto rispetto a quanto sono in grado di fare campioni della specialità come Salvatore Lioniello, Francesco Martucci e Carlo Sammarco (in rigoroso ordine alfabetico).
La dizione pizze contemporanee che appare sul menu in raffronto alle tradizionali, è sempre Vincenzo Marmo a spiegare, riguarda le farciture. Al banco cambia la tecnica di stesura (schiaffo o polpastrelli a uscire nella stesura) e non l’impasto (ma considerate che nei prossimi giorni sarà disponibile anche un impasto integrale).
Anche se la giusta suddivisione dell’ingresso tavoli/asporto potrebbe portare a qualche ulteriore modifica.
La manualità al banco e al forno non fa difetto e la margherita arriva ben equilibrata al tavolo con un’ottima filatura del fiordilatte (taglio a mestiere, prendete nota) un giro di olio di chiusura che esalta il profumo dovuto al pre impasto.
Le contemporanee (che quindi non fanno parte delle liste canoniche partenopee) si discostano anche dalla tradizione degli altri luoghi da cui prendono ispirazione.
Così la cacio e pepe (8 €) è una pizza con crema di cacio e pepe, Fiordilatte di Napoli, pomodorino giallo del Vesuvio, pancetta coppata, olio e basilico. Ce n’è abbastanza per una rivoluzione dello stato pontificio, ma la combinazione è piacevole.
Al pari di quella della Amatriciana (7,50 €) con il sugo e il guanciale di Amatrice, la “solita” e solida base di Fiordilatte di Napoli, pecorino romano Dop, pepe e olio evo.
Resta nell’alveo della tradizione, ma la troverete alla voce contemporanee, la Nerano (8 €) con crema di zucchine nostrane, chips di zucchine, provola affumicata, scaglie di Provolone del Monaco Dop, olio e basilico
Chiudiamo, si fa per dire con un assaggio di focaccia con prosciutto crudo e burrata che riconferma l’impressione iniziale e l’ottima consistenza della versione focaccia che quasi quasi spingerebbe a dare due valutazioni alla pizza di Pizzaingrammi.
Pizzeria a valore social che può contare su una bella selezione di ingredienti (e forse qualche nota da accordare meglio), una buona batteria di fritti (fritattina a 1,80 €) e i dolci di Vincenzo Bellavia e di Casa Infante.
Le previsioni di crescita dei follower reali, quelli che si accomodano al tavolo invece di mettere like, non possono che essere in ascesa tumultuosa.
A voi il piacere di aggiungere note ulteriori di degustazione.
PS. Ovviamente avrete la possibilità di una combo mica da ridere con apertura (o chiusura) con i crudi di pesce di cui Punto Nave va famosa.
Voto: 7,5/10
Pizzaingrammi. Via Libero Bovio, 25. Monterusciello di Pozzuoli (NA).