Relativismo enoico. Il sapore del vino dipende dalla musica?
Il sapore del vino? Dipende dalla musica che ascoltate mentre lo bevete.
La lezione di relativismo enoico giunge dall’Università Heriot Watt di Edinburgo e a scriverla nero su bianco è il British Journal of Psychology riportando i risultati dello studio condotto dal professor Adrian North. Che è arrivato alla seguente conclusione: la musica è in grado di influenzare il sapore di un vino perché attribuiamo al vino le caratteristiche del brano musicale che stiamo ascoltando.
Irriverente conclusione che fa venire in mente il surreale sommelier di Antonio Albanese che al termine di un’enfatica degustazione sentenziava: “E’ bagnoschiuma!”
La ricerca è stata effettuata su 250 studenti universitari, preventivamente divisi in 5 gruppi, ed esposti, durante la degustazione di un Montes Alpha 2006 Cabernet Sauvignon, all’ascolto di brani musicali molto diversi tra loro: i prorompenti Carmina Burana di Carl Orff, il delicato Valzer dei Fiori di Tchaikovski, il frizzante Just Can’t Get Enough di Nouvelle Vague e il rilassante Slow Breakdown di Michael Brook mentre il quinto gruppo ha bevuto senza ascoltare musica.
Con effetti davvero interessanti: lo stesso vino muta radicalmente nella percezione di chi lo beve in funzione del ritmo, della melodia e del genere del brano ascoltato. E così il Montes Alpha appare potente in attacco agli ascoltatori di Orff e dolce e leggero a quelli di Michael Brook.
Risultati che non devono stupire più di tanto, precisa Research Digest, il sito della British Psychological Society, se si tiene conto che “anche le patatine sembrano più fresche se sono più croccanti”, che “gli acquisti di vino francese aumentano quando ‘passa’ musica francese, e salgono quelli di vino tedesco se la musica è tedesca” e che “al ristorante si è disposti a spendere di più se si mangia e beve ascoltando musica classica”.
Quel che resta da stabilire, precisa il sito, è se la variabilità sensoriale riscontrata nell’esperimento condotto dal professor North “sia presente anche tra partecipanti più competenti”.
[link: British Journal of Psychology]