Abbiamo messo i voti a Festa a Vico 2012. Così li segnate per il 2013
Festa a Vico si è allargata quasi straripando nelle agende cartacee e digitali degli chef e degli appassionati di gastronomia. Mi ricorda un po’ il Palio di Siena con i contradaioli che sanno che c’è terra in Piazza del Campo. Si annusa nell’aria il cambiamento. Forse Gennaro dovrebbe tirar su un gonfalone in cima alla Torre per segnalare a tutti che è giorno di Festa. O meglio giorni che dallo stretto lunedì-martedì e arrivi domenicali si è passati a una sostanziosa 5 giorni da sabato a mercoledì. Ritornati alle proprie basi, la domanda rivolta da quelli che non hanno potuto raggiungere la costiera sorrentina è stata: Com’è andata e una cosa da ricordare. Benissimo, anche se indicare un solo accadimento in cinque giorni è impresa ardua. Vado quindi di lista mettendo ordine a conversazioni e impressioni degli ultimi giorni.
Gennaro Esposito. Voto: 10+. La motrice della Festa a Vico sembra avere un serbatoio infinito e, nonostante sia crocevia di mille aspetti organizzativi che si frangono come le onde sulla spiaggia di Seiano, distacca tutti per esuberanza. Tra cene, servizi “normali”, paste e fagioli notturne, spaghettate all’alba, seminari, pizza, Bikini e Axidie riesce lì dove qualcun altro farebbe fatica a svegliarsi il mattino. Sua la frase da incorniciare a ore 2:40 della notte del martedì sulla spiaggia di Seiano (al termine – termine?! – della serata alle Axidie): “E’ un sogno vedere tutti quanti divertirsi così”. Un evento cui prendere parte senza leggere il programma.
David Aiello, Vittoria Aiello. Voto: 9 1/2. Se avete pensato che la Festa a Vico necessita di una fase organizzativa complessa, avete centrato in pieno. Se avete pensato a una struttura ramificata, beh, vi sbagliate. I motori che traducono le idee di Gennaro sono David e sua moglie Vittoria. Due corazzate insensibili ai marosi dell’imprevisto e agili a cambiare rotta per portare a casa il risultato. Si direbbe “proattivi”. Tradotto, se state a giro potreste improvvisarvi chauffer per esigenze di navetta o portatori di acqua minerale. Al loro fianco, Maria Oddone che ha messo su la giornata della domenica e Celeste Volpe esempio di giovanissima dedita all’accoglienza.
Luigi Dell’Amura. voto 9 +. L’uomo dell’ospitalità a 360°. Ha messo a disposizione il suo Hotel Moon Valley che funziona da centrale operativa per l’accomodation, base strategica per la conferenza stampa, per la colazione e per l’aperitivo del martedì. Gettonatissimo per la vicinanza alla marina e per la piscina. E fin qui, come dire, siamo nel “normale” rito vicano. Quest’anno, però, ha calato sul tavolo l’asso della Pizzeria a Metro, l’Università di Vico Equense, dove si è tenuto il nuovissimo seminario dedicato alla pizza. Come dire, Pentagono e Campidoglio li ha forniti lui.
Pizza. voto 8 ½. Dici champagne e pensi allo champagne. Dici pizza e pensi a un casino di cose. Non è solo questione di riserva di nome per l’Stg. E’ piuttosto una strada abbastanza impervia in cui si sprecano i che ci vuole, l’oleografia, il cibo povero (ma non “fetente”) e via discorrendo. Gennaro Esposito ha approcciato il tema con piglio scientifico e per farlo capire a tutti gli operatori che volevano partecipare lo ha intitolato La pizza centimetro per centimetro. La tradizione molecola per molecola. Ha messo su un comitato scientifico che ha iniziato a elaborare schede e a valutare differenze tra gli impasti, si è limitato al disco senza affrontare la questione condimento, ha convocato una pattuglia di pizzaioli napoletani e stranieri, si è assicurato l’appoggio del maggiore produttore di farina per pizze che la Campania possa vantare. Così, la triade Gennaro Esposito-Antimo Caputo-Enzo Coccia (quest’ultimo con messaggio video registrato per impegni negli USA) in 2 ore e 30 minuti netti ha dato un primo assaggio della pizza da Formula 1.
Cena del sabato: voto 8+. Nessun show cooking ma tanta sostanza nei piatti preparati da 10 chef (die-ci, è corto ma ripetetelo) per quaranta operatori dell’informazione che hanno benedetto la nuova iniziativa di Gennaro Esposito (anche lui ai fornelli). Un dieci cilindri competizione che ha allungato la settima marcia a velocità da brivido. Non è facile sedersi a un desco composto da italiani e stranieri così affiatati. Ed è proprio l’aspetto di internazionalizzazione della Festa a Vico che va sottolineato. Anche in questo caso un “numero zero” andato in stampa senza problemi.
Pasta e fagioli: voto 8. Quante ne avrete mangiate di pasta e fagioli a corollario di una serata festosa? Ma questa è speciale perché è arrivata dopo la maratona delle Axidie con una novantina di piatti preparati da altrettanti chef armati per vincere una guerra termo-gastronomica. E’ il simbolo dei piatti basici e tradizionali che vanno a braccetto con l’alta cucina, la sperimentazione e l’innovazione. Il mattacchione che l’ha cucinata e ha aperto le porte dello chalet per servirla a chef, a critici e a criticoni è stato Giacomo Aiello del Ristorante ‘O Saracino. Nelle cui cucine i più tosti si sono fatti la spaghettata delle 6 del mattino.
Massimo Bernardi: voto 7-. Il fondatore di Dissapore a tratti riesce anche a essere simpatico. Ha un po’ la mania della carta carbone che vede dappertutto, ma mica si può essere perfetti. Grande intenditore di maglioncini in abbinamento con i pantaloni, conosce mezzo mondo (da Camilla Baresani a Olivia Vachon, per esempio) e connette tutto e tutti alla velocità di un link. Al nostro tavolo, per fortuna mia, c’era Antonio Paolini che conosce l’altro mezzo mondo (e a dialettica non lo batte nessuno).
Mozzarella di bufala: voto 6 ½. La presenza del Consorzio di Tutela è sintomo di attivismo che mai prima d’ora si era visto e Gennaro Esposito era tra gli chef alla manifestazione Le strade della mozzarella. Quindi maggiori occasioni di conoscenza del prodotto ci sono e meglio è. Ma il dinamismo compulsivo, oltre a generare qualche commento del tipo petrusino ogne menesta (essere dappertutto come il prezzemolo), non riesce a nascondere le trasformazioni come quella che dovrebbe essere approvata sull’utilizzo della pasta filata e congelata da utilizzare entro sei mesi. Probabile destinazione: mozzarella per pizza. E resta la perplessità per alcuni nomi di eccellenza che continuano a restare fuori dal perimetro consortile: Vannulo in primis, ma anche Granato e ora la neonata Tenuta la Cardonia fondata dall’ex socio di Rivabianca.
Spazi: voto 6. La sufficienza è l’unico voto basso per la Festa a Vico che inizia ad accusare i limiti dello spazio fisico. Nonostante l’ottimizzazione, il Bikini e le Axidie cominciano a mostrare la corda per via della grande affluenza di chef e di pubblico. Al complesso balneare segnalato dalle famose palme si sta già pensando ad ampliare l’utilizzo della spiaggia. Alle Axidie, il corridoio della gastronomia potrebbe solo che allargarsi a tutto il paese inglobando lungomare e bar. Un’idea un po’ folle, ma non è detto che non sia praticabile. Certo che trovare altre due location strepitose come le attuali pare faccenda complicata assai.
Quelli che non partecipano: voto 0. Al netto di femori rotti, gatti in calore, prozie da andare a prelevare a Capo Nord, non esistono giustificazioni plausibili per mancare a una festa divertente come quella di Vico. Fa bene allo spirito e fa bene allo stomaco per cui non si comprendono gli assenteisti al pari di quelli che vorrebbero trasferirsi con tutto lo stato di famiglia allargato alla decima generazione. Riesce a fare peggio solo lo chef che dice di venire, massacra il mondo per venire e poi non viene. Ma nessuno se n’è accorto tant’è che lo hanno chiamato anche al microfono per il saluto finale di rito e non vedendolo non si sono meravigliati. Quindi, voto 10 a tutti quelli che partecipano e si divertono 🙂