Delivery. Le nuove norme sanitarie valide anche alla riapertura?
Ma esattamente cosa ha fatto il delivery in Campania per meritarsi tutte queste limitazioni?
È la domanda che pizzaioli, ristoratori, pasticcieri si pongono in queste ore.
Dimenticando che alcune di queste regole potrebbero accompagnare anche la “normalità” della fase 2, ovvero la riapertura con il servizio al tavolo, probabilmente anticipata dall’asporto, che molti aspetteranno evitando di aprire lunedì 27 aprile.
Tante, troppe limitazioni che rendono di fatto impossibile il servizio di delivery, di consegna a domicilio di cornetti, dolci, pizze e piatti già pronti.
La nuova ordinanza di Vincenzo De Luca, Presidente della Regione, che da lunedì consente il tanto agognato delivery di cibi pronti e mette alla pari le attività di ristorazione con le altre regioni, ha incendiato un focolaio di polemiche.
Il succo è che la concessione del delivery sia un contentino accordato da De Luca che aveva dichiarato che non avrebbe ceduto alle pressioni.
La guerra di identità che si consumava soprattutto sul filo della considerazione della pizza come ingrediente necessario del carrello della spesa dei napoletani (le pizzerie non avevano chiuso nemmeno sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale), rischia di diventare una guerra tra poveri.
Almeno così si sentono i pizzaioli delle pizzerie che in era ante Coronavirus combinavano consegne a domicilio, asporto e servizio al tavolo e che ora vedono frantumate qualsiasi ipotesi di sostenibilità economica delle loro attività.
Ma cosa non va nella nuova ordinanza?
1. La questione degli orari
Innanzitutto gli orari.
La previsione di apertura delle attività commerciali scaglionate durante la giornata per evitare cheb tutto si metta in moto nello stesso momento generando un pericoloso orario di punta del delivery potrebbe ottenere l’effetto contrario.
I bar e le pasticcerie possono aprire, ma non al pubblico quindi niente asporto, dalle 8 alle 14.
Ristoranti e pizzerie hanno a disposizione l’arco temporale compreso tra le 16 e le 22.
Se in teoria i bar potrebbero consegnare cornetti, graffe e brioche in un logico orario di consumo, le pasticcerie chiuderebbero nel momento in cui il “normale” comportamento di acquisto inizia. Andrebbe salva la guantiera della domenica, ma l’ordinanza prescrive la chiusura festiva nel pomeriggio del 25 aprile, tutta la giornata del 26 aprile e del 1 maggio.
Poco male, basterà ordinare i dolci con anticipo.
Ma la prescrizione oraria del pomeriggio dalle 16 alle 22 per pizzerie e ristoranti rischia il paradosso di creare un terribile orario di punta per le consegne delle pizze che vedrebbe sfrecciare rider a gran velocità per riuscire ad accontentare quanti più clienti possibile.
Insomma scene da La corsa più pazza di Napoli e provincia.
2. Quando riaprirebbero asporto e servizio al tavolo
Basterebbe già solo la previsione di orari ridotti per consigliare di rinviare l’apertura dei locali a migliore data da destinarsi.
In molti aspetteranno il 4 maggio, in cui potrebbe essere concesso a livello nazionale l’asporto, anche se le indicazioni di una riapertura probabile della ristorazione guarda sempre più insistentemente a lunedì 18 maggio.
Ricordiamoci, però, che anche nelle primissime fasi delle misure di emergenza erano stati previsti orari di apertura e chiusura differenziati per le attività di ristorazione. Che potrebbero ritornare anche in fase di ripartenza.
3. Le norme sanitarie
Dal gioco delle tre carte delle date sono esenti le misure di ordine sanitario e pratico contenute nell’allegato all’ordinanza. Che hanno ulteriormente esacerbato gli animi, ma che rappresentano una linea guida importante.
Perché?
Perché potrebbero essere proprio quelle che governeranno la riapertura della ristorazione in Campania fino al 31 luglio, data che, ricordiamo, segna la fine “legale” dello stato di emergenza previsto dal decreto iniziale del Governo nazionale che ha consentito il lockdown.
Quindi guardiamole.
4. Le misure sanitarie previste per tutte le attività commerciali
- In via preliminare l’apertura delle attività deve essere preceduta da un intervento di disinfezione certificato da una ditta autorizzata che deve indicare i prodotti utilizzati e le schede tecniche di questi ultimi
- Il suddetto certificato dovrà essere esposto presso la sede dell’attività al pari di un menu
- Deve essere garantita la disinfezione e la sostituzione dei filtri negli impianti di ventilazione e climatizzazione
- Una volta aperti occorre garantire la sanificazione degli ambienti con frequenza di almeno una volta al giorno e comunque in funzione dei turni di lavoro, garantendo in ogni caso il ricambio d’aria.
- La sanificazione può essere svolta tramite le normali metodologie di pulizia utilizzando prodotti quali:
etanolo a concentrazione pari al 70%
ovvero i prodotti a base di cloro a una concentrazione di 0,1% e 0,5% di cloro attivo (candeggina)
o di altri prodotti disinfettanti ad attività virucida - La disinfezione deve concentrarsi in particolare sulle superfici toccate più di frequente (come ad esempio, porte, maniglie, tavoli, servizi igienici)
- Gli adempimenti di disinfezione e di sanificazione devono essere previsti in un documento nel quale sono descritte le attività, la periodicità, le schede dei prodotti utilizzati
- L’attività di sanificazione deve essere riportata dal titolare dell’attività in un registro da esibire in caso di controlli da parte degli organi preposti al controllo
- L’ammissione del personale alle attività lavorative deve essere preceduta da visita medica che verifichi e certifichi il buono stato di salute del lavoratore
- Il datore di lavoro deve informare i propri lavoratori circa le disposizioni fin qui enunciate consegnando e/o affiggendo all’ingresso e nei luoghi maggiormente visibili dei locali, appositi depliant informativi
- Deve essere rilevata ad ogni apertura la temperatura corporea dei lavoratori che non potranno entrare nei locali se avranno una temperatura uguale o superiore a 37,5°C
- È fatto obbligo di tenere a disposizione, negli ambienti di lavoro, gel o altre sostanze igienizzanti
Fin qui le disposizioni che riguardano tutte le attività commerciali.
5. Le misure sanitarie previste per tutte le attività di ristorazione
Il punto II del protocollo di sicurezza sanitaria della Regione Campania prevede misure specifiche per le attività di ristorazione fra cui, è specificato, bar, pub, ristoranti, pizzerie, gastronomie, gelaterie, pasticcerie.
La premessa è che sono richiamate tutte le normative che disciplinano l’igiene e la sicurezza degli alimenti secondo i piani di autocontrollo previsti dalla HACCP
Ecco le altre disposizioni previste in 3 punti.
- Devono essere sempre garantite le distanze di sicurezza tra i dipendenti
distanziando le postazioni di lavoro
modificando i turni di lavoro per ridurre il numero di persone presenti contemporaneamente negli ambienti dove si prepara il cibo - I lavoratori devono essere formati e sensibilizzati sulle nuove norme e sulla necessità di adottare misure igieniche più stringenti come lavare le mani più spesso del solito e non toccarsi il volto
- Gli utensili e le superfici della cucina devono essere igienizzati con maggiore frequenza
- I datori di lavoro devono fornire appositi dispositivi individuali di protezione cioè
mascherine
guanti
camici monouso
sovra scarpe - per quanto riguarda i fornitori, deve essere limitato l’accesso a persone esterne ed evitato il contatto tra queste e i dipendenti
- Devono essere fissate fasce orarie in cui possono essere eseguite le consegne delle materie prime
- Occorre favorire la trasmissione della documentazione di trasporto per via telematica
6. Le specifiche sanitaria per il delivery
Il punto 3 riguarda le specifiche della consegna a domicilio per le quali
- Deve essere mantenuta una separazione dei locali di preparazione del cibo da quelli destinati al ritiro da parte dei fattorini
- Devono essere utilizzati zaini o contenitori termici per rispettare la temperatura di conservazione in sicurezza del cibo
- Particolare cura dovrà essere portata nel sanificare i mezzi e i contenitori per il trasporto
- Il fattorino dovrà indossare i dispositivi di protezione individuali cioè
mascherina
guanti monouso - Il destinatario della consegna, cioè il cliente, dovrà indossare mascherina e guanti monouso in caso di pagamento in contanti
- Nel caso di pagamento online la consegna potrà essere effettuata lasciando il prodotto all’esterno del domicilio del destinatario che potrà ritirarlo quando il fattorino si sarà allontanato
Il delivery anche in fase di ripartenza saranno mantenute?
Ma soprattutto, le norme che riguardano cucina, banchi pizzerie e laboratori saranno mantenute anche in fase 2 e 3?
Sono queste le domanda cui occorre avere veloce risposta ancor prima di verificare distanze tra tavoli e utilizzo di divisori o di altre misure in sala.