Carbonara mon amour. Roscioli bis
Roma. Roscioli ha un nome che mi è sempre suonato invitante. Sarà qualche assonanza con quella bella R che mi fa tanto rosolare. Non ricordo la prima volta che misi piede nell’antro delle meraviglie ma fu a seguito di un assaggio casalingo qualche annetto fa. Ero ritornato ad assaggiare al bancone con la migliore guida che potessi chiedere al dio della panza e mi ero gustato un cacio e pepe da libidine pura assieme ad una toccata di prosciutto da svenimento con una puntata sul territorio bufalesco. Così, quando Daniela ha cinguettato rilanci di amiche e di amici anche a me non mi sono lasciato sfuggire l’occasione. Il triangolo d’oro del centro storico, anzi dercentrostorico, manco lo dovrei dire, potrebbe avere un lato nel facile parcheggio di Prati, uno nelle stradelle a gomito di Trastevere e uno in quest’altro mezzo dedalo dell’Argentina. Scendiamo in cripta seguendo la nostra cicerone Daniela e ci sistemiamo salutando un gruppo di colleghi della tavola. Buono il fagottino di brick, bella la burrata con i pomodorini, esaltante il tartufo con la mortadella in un connubio tra odori e consistenze diverse che a me fa impazzire, da antologia i prosciutti. Il tutto accompagnato da un pane in abito lungo. La presenza di una sommelier ha portato al mio bicchiere anche dell’altro rispetto alla mia classica gasata.
Ovviamente l’attesa era per la pasta. Io carbonara, Francesco cacio e pepe. Ho agganciato i fili di carbonara al solito grido di battaglia “nessun prigioniero”. Buona, buona la carbonara di Roscioli ma non al top. Cavoli come è possibile, ho pensato e in contemporanea ho strappato il piatto di cacio e pepe a Francesco per fare una comparazione con l’assaggio della volta precedente. E mi sono rincuorato: anche il cacio e pepe non era allo stesso livello. Parliamo ovviamente di un’anticchia sotto e comunque nel terreno che crea i benchmark della categoria. Insomma qui si gioca per la Coppa Campioni, mica per quella del Nonno. E i mugolii dell’intero tavolo, compresi i più esotici che avevano preso la pasta con il tonno rosso e un tortellino, hanno confermato le quote siderali su cui si viaggia. Coordinate confermate con i dolci. Io ho fatto fuori uno strudel di mele annurche. Grande Roscioli. La sua fama non potrà che crescere e via dei Giubbonari 21 è sicuramente impresso a lettere di fuoco nella road map di ogni cultore della tavola che si rispetti.
PS. Già sento il brusio, è inattendibile, tifa per la Roma, è amico dell’ostedercentrostorico, gli piace la pasta al chiodo, troppo al chiodo, non ci capisce niente, magna solo. Tutto vero, tranne che tifo per….
PS 2. Il racconto di Daniela SenzaPanna è qui vicino 🙂
Antico Forno Roscioli. Via dei Giubbonari, 21- Roma . Tel. +39.06.6875287 https://www.anticofornoroscioli.com/ristorante.htm
Foto: Francesco Arena
i foodblogger della serata insieme a noi
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