Chiara Ferragni a processo a Milano per uova di Pasqua e pandoro
Chiara Ferragni è stata rinviato a giudizio con citazione diretta della Procura di Milano a seguito della vicenda del Pandorogate e delle uova di Pasqua. Il processo motivato dall’accusa di truffa aggravata inizierà il 23 settembre davanti alla terza sezione penale del tribunale di Milano.
La prima dichiarazione di Chiara Ferragni in merito alla citazione diretta è di stupore. “Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza”.
L’accordo pre natalizio tra Ferragni e il Codacons non è bastato ad evitare il processo. L’accordo prevedeva l’impegno dell’imprenditrice di risarcire con 150 euro a testa i circa 300 consumatori danneggiati. E di devolvere 200 mila euro a un’associazione che segue le donne vittime di violenza. E in effetti, l’associazione dei consumatori aveva ritirato la querela di parte facendo venire meno le parti offese nel giudizio. Un accordo transattivo che però ha portato il pm Cristian Barilli e l’aggiunto Eugenio Fusco alla citazione diretta a giudizio.
Le ragioni della difesa
Gli avvocati difensori di Chiara Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, dopo aver appreso del decreto di citazione diretta notificato stamattina, hanno fatto il punto della situazione. “Restiamo fermamente convinti che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che ogni profilo controverso sia già stato affrontato e risolto avanti l’Agcm. L’interlocuzione con i pm non ha avuto l’esito auspicato e la Procura ha preferito demandare al Giudice del dibattimento ogni decisione nonostante sia evidente l’assenza di condotte costituenti reato e la mancanza delle condizioni di procedibilità. L’innocenza della nostra assistita verrà certamente acclarata in giudizio che affronteremo serenamente”.
Nell’atto che ha chiuso le indagini sulla “finta beneficenza” dell’influencer, la procura di Milano aveva parlato di consumatori “danneggiati” con “informazioni fuorvianti”. E un “ingiusto profitto” oltre al beneficio di un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”.
Oltre a Chiara Ferragni, la procura di Milano ha disposto la citazione diretta anche per il suo ex manager Fabio Damato. A giudizio anche Alessandra Balocco e Francesco Cannillo, rappresentante della Dolci Preziosi. Tutti chiamati a dimostrare che non c’è stata truffa aggravata.