Dismissioni dei terreni demaniali. Sarà possibile prenderli in affitto
I terreni agricoli demaniali da dismettere potranno essere dati anche in locazione. E’ il contenuto di un emendamento all’art. 66 delle Liberalizzazioni approvato dalla Commissione Industria del Senato.
Con questa modifica è stata data voce alle organizzazioni agricole e ambientaliste che nelle ultime settimane si erano espresse a favore della possibilità di prevedere, accanto all’acquisto, anche l’affitto dei terreni che lo Stato si accinge a dismettere. Secondo calcoli di Coldiretti si tratta di un patrimonio da 6,2 miliardi di euro per un totale di 338 mila ettari coltivabili dalla cui alienazione potrebbero nascere fino a 43 mila nuove imprese agricole.
“Con l’introduzione dell’affitto abbiamo completato la correzione della pericolosa norma contenuta nell’ultima legge di stabilità del precedente Governo” spiega la senatrice Teresa Bertuzzi (Pd), prima firmataria dell’emendamento. “Niente cambio di destinazione d’uso, niente vendita a trattativa privata sopra il limite di 100.000 euro, anche se sarebbe stato preferibile eliminarla totalmente, e infine la locazione e non solo la vendita. In questo modo, possiamo ora parlare in modo credibile di possibilità per i giovani di poter coltivare le terre pubbliche dello Stato”.
Parzialmente soddisfatta l’Aiab: “Permane la possibilità di vendere il patrimonio comune rappresentato dai terreni demaniali e restano tutti i rischi e gli svantaggi connessi all’alienazione”, spiega il presidente Alessandro Triantafyllidis. “Dal rischio di favorire la concentrazione della terra nelle mani delle poche grandi realtà che potranno permettersi l’investimento dell’acquisto al pericolo di avvantaggiare le grandi opportunità di liquidità della criminalità organizzata. Tanto più che non viene stabilito un tetto limite massimo per la vendita dei terreni demaniali”.
Ha subito qualche modifica anche la norma che prevedeva l’obbligo del contratto scritto per la vendita dei prodotti agro-alimentari e l’introduzione del termine ultimo di 30 e 60 giorni per i pagamenti dei prodotti deteriorabili e non deteriorabili. La modifica approvata dal Senato, spiega Triantafyllidis, “rinvia di sette mesi l’obbligo del contratto scritto e fa decorrere di 30 giorni di termine per il pagamento dalla data di ricezione della fattura, anzichè dal giorno di ricezione dei prodotti come prima previsto. Più che modifiche a favore degli agricoltori è evidente che si tratta di cambiamenti proposti e accolti su pressione della lobby della distribuzione e della Gdo”.
[Fonte: aiab.it, partitodemocratico.it Foto: estense.com, exedo.it]