Non siamo più fritti: la frittura fa bene!
Avrete sicuramente letto o sentito parlare di questa esaltante novità: il fritto non è più bandito dalla nostra alimentazione!
Mi spiego meglio.
Secondo uno studio condotto dal Dipartimento Nutrizionale della facoltà di Farmacia a Granada, pare che addentare un supplì o una cotoletta non debba più farci sentire in colpa con noi stessi.
Perchè?
Lezione di chimica!
All’università ci fecero studiare la struttura chimica dei trigliceridi e cercarono soprattutto di spiegarci quando si parla di tossicità.
…se ripenso all’università, però, mi vengono anche in mente le serate ignoranti passate a friggere stringhe di scarpe e appunti di biologia.
Pertanto non mi dilungherò in spiegazioni tecniche che potete invece trovare in questo fighissimo articolo di qualche mese fa per scegliere il miglior olio in cui friggere.
Avete mai sentito parlare di acroleina?
In pratica è una molecola tossica per il fegato e cancerogena, il vero dramma della frittura.
Tutto il resto è gioia.
Ci sono diverse indicazioni, al fine di eseguire un fritto a regola d’arte, per esempio mantenere la temperatura dell’olio tra i 160/180°, osservando che l’olio non fumi ed annusandolo.
Già vi vedo con termometro in una mano, naso nella padella e occhio scrutatore…certo.
A quanto pare concedersi uno sfizio croccantoso (crusca leggimi!) è diventato più complicato che trovare un candidato per il centrodestra a Roma.
Per quanto riguarda il discorso ‘calorie’, minore è il rivestimento dell’alimento (ad esempio solo farina) minore sarà l’assorbimento d’olio.
E, aggiungo io, minore sarà il godimento!
Ad ogni modo, sappiate che un fritto ben fatto non è solo una questione di bella figura, ma permette ai cibi di non disperdere le sostanze nutritive e li rende più digeribili.
Poi oh, mio nonno ha visto 2 guerre mondiali mangiando, bevendo ed è arrivato a 100 anni e 3 giorni…insomma, a voi la scelta.
[Link: Tagadà, dott.sa Sara Farnetti. Immagini: Studio Adversa/Carmen Meoli e Alessandro Leone, EdoBlog]