Identità Golose 2010. I Signori del Gusto
Milano. Durante Identità Golose ho girellato inseguendo profumi e discorsi. Davanti a me si sono materializzate entità golose che ancora non avevano un volto, ma un percorso da seguire tra banchi o carte dei ristoranti. Lo confesso non avevo mai incrociato il volto disteso di Giovanni Guffanti Fiori, lui il mio mito fatto formaggio è ora davanti a me tra forme e profumi del suo “baretto” che dispensa gioie nature. Grande, farei un sacco e mi porterei via tutto rotolando giù per le scale mobili assieme a quelle rotondità colorate, pepate, arrossate, incrostate. Mi limito a spiluccare dai cestini mentre mi commuovo davanti alle foto delle grotte piemontesi. Abbiamo il tempo di scambiarci due impressioni sull’unico formaggio in cui potrei prendere la sufficienza (cioè, il voto più alto), la mozzarella di bufala che spediscono dall’altra parte del mondo.
Davanti al banco colorato di rosso di Casa Barone ho avuto lo stesso sentimento che provai quando da piccolo cambiavo regione e in auto riconoscevi la targa della tua provincia “NA”. Non ti sentivi più solo e c’era un pezzo del tuo campanile che viaggiava come te. L’ambasciatore del gusto partenopeo ha ricevuto il suo tributo da parte di molti grazie a quel piennolo vesuviano che sta trascinando folle di entusiasti. Dario Meo si è detto subito soddisfatto della performance a Identità Golose. Io ho gustato il pezzo di pane e ho quasi ritrovato l’esplosione di sapore estivo nel mezzo dell’inverno che gustavo seduto al tavolaccio ai Camaldoli dove mio nonno appendeva i pomodori di Somma Vesuviana (cioè dell’orto di mia nonna).
La presenza campana è stata consistente e non solo per la presenza di Alfonso Caputo (Taverna del Capitano) e di Gennaro Esposito (Torre del Saracino). Due pesi massimi della pasta. Per Gennaro Esposito, il Pastificio dei Campi – che ha adottato la confezione a cubo per identificare i prodotti del suo brand – ha realizzato un formato speciale simile alla cosiddetta calamarata orientale, dal taglio obliquo ma liscia che hanno composto una pasta alle seppie con salsa di limone candito. Dovrebbe anche andare in produzione (tra l’altro l’azienda ha presentato le nuove confezioni il Duetto da 250 grammi e l’Egoista da 125 per consentire a coppie e single di comprare i 46 tipi di pasta senza dover lasciare aperte le confezioni).
E una deviazione su Alti Formaggi che era attaccato a Cavit e alla sua nuova etichetta non volevi farla? E via con provolone Valpadana, Quartirolo e Taleggio, già Dop, e il Salva Cremasco che dovrebbe diventarlo. Le curve dei grassi assunti ovviamente schizzano verso l’alto.
La carburazione rimane a livelli ottimali allo stand dell’Emilia Romagna in cui non manca il prosciutto di Parma, il Parmigiano, il Grana Padano, la mortadella e i salumi piacentini. Il calendario è stato ricco e affollato di presentazioni (e di ospiti). Io ho anche gustato i tortellini mentre Massimo Bottura e Marcello Leoni illustravano le variazioni possibili e immaginabili dei tortellini in brodo.
Ho incontrato anche Rosanna Carpenè Malvolti che mi ha accolto allo stand con i cocktail ideati da Andrea Balleri, miglior barman 2009: Carpenè Passion e Skianto. Io ho votato per il Carpené Passion realizzato conlo spumante rosé, mixato con Mandarinetto, Passion Fruit, succo di mirtillo rosso e grani di ribes rosso.
Una segnalazione anche per Selecta che ha puntato tutto sul pesce e ha sfornato tapas a base di seppioline e gamberi rossi che sono stati ottimi intermezzi.
Salto dal pesce alla carne per parlare di Eblex che porta in Italia l’agnello e il manzo dall’isola di Sua Maestà. Agnello “granellato” da cuoco pugliese e carpaccetto che qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Come cambiano le cose. Tra l’altro l’english lamb (che mi dicono essere di collina) ha un gusto leggero.
Salgono le quotazioni del Molino Quaglia, mi dicono, con le farine Petra specializzate nella realizzazione di prodotti specifici, come il pane. Il disegno della crosta che sembra quasi un dolce appare invitante. Mi ha colpito l’idea del packaging del nudo con le variazioni di colore in cottura e la striscia brandizzata. Un prodotto semplice che si veste.
Chiudo questa carrellata con True Rum il cui logo mi è diventato familiare. Per uno che va soprattutto ad acqua minerale gasata trattasi sempre di esperienze a intensità elevatissima. Varietà infinite per una bella operazione di brand molto caratterizzata. Mi è piaciuto il rum? Hic, mi dicono che abbia intonato Quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto, yo ho ho! E una bottiglia di rum per conforto. Ricordi di infanzia quando si viaggiava senza internet ma sulle pagine di un libro 🙂
P.S. La competizione sul campo l’ha vinta questo signore qua che all’area bigliardini della Spumador (cavoli, la spuma e la gazzosa!) ha imposto il suo ritmo. I calcio balilla installati erano di colore bianco e celeste: sarebbero piaciuti sicuramente al mio Oste dercentrostorico, giusto Arcà?
Foto: Francesco Arena