La pizza dà lavoro: mancano 6.000 addetti in Italia, pizzaioli star compresi
Una pizza ci salverà. E non solo perché storicamente la pizza è stato il cibo per affrontare i periodo di crisi. Pronta ad essere il famoso “chiuditivo” napoletano teorizzato da Luciano De Crescenzo o la pizza “oggi a 8”, cioè mangi oggi e paghi tra 8 giorni, rivitalizzata da Gino Sorbillo (fresco vincitore del Campionato della Pizza che sarà protagonista di una festa insieme al vincitore Resto d’Italia Stefano Callegari), ma soprattutto a trasformare i giovani in imprenditori di se stessi subito dopo la scuola.
Enrico Stoppani, presidente della Fipe (Federezione Italiana Pubblici Esercizi) invita i ragazzi a prendere in considerazione questo mestiere e andare oltre le sirene del percorso da chef star.
“Sa qual è il problema? I nostri giovani la percepiscono come una professione a basso valore aggiunto. Anche chi frequenta l’alberghiero opta per la vita di chef nei grandi alberghi. Ma il vantaggio di imparare a fare bene la pizza è quello di trasformarsi da subito in imprenditori di se stessi”.
Invece hanno compreso benissimo il valore della pizza e del pizzaiolo i giovani egiziani che a Milano e a Roma sono sempre più associati alla realizzazione di una pizza buona e hanno sostituito nell’immaginario collettivo la figura del pizzaiolo made in Forcella. Un lavoro su cui puntare? Secondo la Fipe sì, perché la crisi morde e la possibilità di mangiare a prezzo contenuto, soprattutto grazie alla pizza a taglio, farà lievitare l’occupazione. Gli addetti al settore pizza nelle sue diverse connotazioni sono circa 240 mila. E già c’è un ammanco di 6.000 addetti che troverebbero lavoro.
Già ma che tipo di lavoro? Infernale, costretti a stare davanti a un fuoco che durante l’estate ustiona, o da star pronti ad essere acclamati come Gino Sorbillo, Enzo Coccia, Stefano Callegari, Franco Pepe, Simone Padoan o Renato Bosco?
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