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Cibo
23 Novembre 2010 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 15:42

Marketing web 2.0 Pastificio dei Campi. Virtuale reale a Roma

La rete ha cambiato l'approccio della scienza del vendere e su questo ci sono pochi dubbi. Maggiori sono invece quelli relativi alla divisione e
Marketing web 2.0 Pastificio dei Campi. Virtuale reale a Roma

La rete ha cambiato l’approccio della scienza del vendere e su questo ci sono pochi dubbi. Maggiori sono invece quelli relativi alla divisione e riconoscibilità tra elementi dell’informazione ed elementi del consenso. La semplice domanda cui rispondere è: “Un post in un blog costruisce un percorso di informazione o di consenso?”. La risposta non è tanto semplice e diretta. La catalogazione tra identificativi opposti, ossia “marchetta” e “obiettività” è semplicistica e nemmeno calzante. E questo vale sia per le aziende produttrici che per i siti che hanno come obiettivo il raccontare/criticare. Un’azienda che sbarca sul web che fa? Cerca consensi o informa? Smarchetta o fornisce notizie (su se stessa o sul settore in cui opera)?

Ognuno ha ovviamente la sua teoria e si spazia dalla semplice vetrina per offrire un indirizzo google in aggiunta a quello telefonico e reale alla strategia di integrare social network, sito e presenze “dal vivo”. In mezzo, una serie di tentativi, approcci e strategie che ruotano intorno ai concetti di informazione, consenso, partecipazione. Nel settore gastronomico sono molto attivi i pastifici con modalità diverse ma grande attenzione al web, al posizionamento, allo sponsoring. Garofalo, Pastificio dei Campi e Verrigni ne sono altrettanti esempi (e altri outsider si stanno affacciando).

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Pastificio dei Campi colpisce per approccio complessivo, strategia e posizionamento. E anche per il brand nuovo che è partito con una logica web 2.0 e un design attento e curato. E’ la carrozzeria con una linea invidiabile sotto cui si cela un motore potente e moderno realizzato con grano super selezionato e tenendo ben presenti i concetti di sostenibilità e tracciabilità. Insomma non è il fumo senza arrosto che qualcuno ha provato a far balenare di fronte a un prezzo che non è (e non potrebbe essere) da hard discount ma nemmeno da GDO. A questo occorre aggiungere la presenza “fisica” in eventi del settore con una partecipazione che si potrebbe definire spontanea (nessuno mega stand, presenza del titolare, reportage in stile blog) in manifestazioni come Identità Golose, Festa a Vico, Salone del Gusto. Un bel contrappunto con le ormai famose scatole cubiche che si contraddistinguono per i colori molto poco pastaioli (nero e rosso invece che il classico blu gragnanese). Ma la vera scommessa web 2.0 è quella di puntare sul passaparola della rete attivando un blog curato da una persona dedicata. Da Gragnano c’è Mafaldina, da Londra Linguina e a breve saranno aperti altri blog in lingua.

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La presenza in rete del Pastificio dei Campi risale a novembre 2009 e non è di sola facciata. Con 3 post a settimana di media, Mafaldina ha una frequenza da food blogger. E non parla solo del Pastificio dei Campi. Si va dalle paste regionali all’appuntamento al San Domenico oltre che alle ricette a base della pasta di casa. Il tutto integrato nel sito aziendale con le tendine che si aprono sulla storia dell’azienda nata nel 2007, sul grano, sulla qualità come fattore di distinzione al pari del design. Qualche appunto lo potreste rivolgere al colore nero di fondo o alle scritte dell’head che impallano, ma non molto di più (e la prossima integrazione con altri device probabilmente servirà anche a limare le imperfezioni).

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Un modello, questo messo in piedi da Giuseppe Di Martino (qualche generazione a fare pasta), che potrebbe essere preso ad esempio per le aziende che credono nel web e non ritengano di dover entrare in rete solo perché così fan tutti. La possibilità di interazione con il Pastificio dei Campi è elevata. Per testare un nuovo formato che dovrebbe arrivare sul mercato è stata scelta la strada dei blog per creare ricette e individuare il nome. I “Campotti” (o forse Paccherotti o Ottimotti) nascono da questo movimento virtuale ben conosciuto anche ad altre aziende.

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Dal reale al virtuale, il passaggio è semplice quando sono stati costruiti rapporti che non si fondano solo sulla vendita sic et simpliciter di un prodotto. E difatti noi di scattidigusto non ci siamo fatti scappare la possibilità di una “Serata di confronti” dal pusher di pasta a Roma Arcangelo Dandini.

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Semplice il percorso: tutti intorno al tavolo a parlare di grano, qualità, trafile, Italia e Canada, tracciabilità, ricordi, formati, preferenze. Si parte con un impossibile a rifiutarsi “supplì” (tra l’altro inserito in carta da Arcangelo per una serie di confronti con un sito gastronomico) e qualche frittatina di ramolacci, baccalà e lumache in un piatto dal nome rievocativo per arrivare all’argomento che maggiormente accalora la tavola: spaghetti o spaghettoni? Calibro 1.7 o corde da natante?

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Arcangelo prova a dare corpo alla discussione con un grazioso avvitamento di spaghetti al leggero aglio e olio per farci apprezzare il sapore della pasta quasi al naturale. La nostra blogger internazionale Katie Parla ritorna alla lingua madre per i commenti, mentre io mi chiedo il motivo della mini porzione e della cottura avanzata.

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E siamo alle calle che dopo rapida consultazione con il mio co-editor e sodale di magnate finisce diritto nella lista Alta Fedeltà delle paste. Il formato è quello di una calamarata a taglio obliquo che io non ho mai particolarmente amato. Ma qui lo studio condotto con uno chef come Gennaro Esposito (prendete appunti quando scegliete i testimonial che possono essere di aiuto anche tecnico) è molto convincente. Le avevo provate di mare e qui di terra. Praticamente vanno bene sempre.

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Nella serata dei confronti non potevano mancare i rigatoni. Le sottili nervature sono sempre state nell’occhio del ciclone perché spesso mascheratura di problemi della pasta (come il formato corto era indice di una qualità inferiore della materia prima rispetto al lungo formato) ma in questo caso i dubbi svaniscono. E ancor di più con questa matriciana Zen da rilassamento dei sensi.

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Finale a dir poco scoppiettante grazie agli spaghetti con coda alla vaccinara. Un connubio tra Gragnano e Roma che per un istante mi ha fatto sorridere dei matrimoni forzati consumati all’insegna del velenose bene tra Nord e Sud.

La forza dell’Italia è produrre qualità in ogni angolo del Paese ed evitare di giocare al ribasso mettendo in moto la sola leva prezzi. Non vinceremo mai contro i Paesi dell’Est o la Cina perché le capacità di dumping sono inferiori. Un messaggio che arriva preciso dal Pastificio dei Campi e che possiamo estendere anche al marketing web 2.0. Le “markette” sono un’altra cosa. La stessa differenza tra la pasta buona e quella mediocre.

Pastificio dei Campi. Via dei Campi 50. Gragnano (Napoli). Tel. +39 081.8018430

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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